sabato 12 ottobre 2024

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio

 


Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, Milano, Cavallotti editori, 1950

Trad. di Berto Minozzi



Già dal primo capitolo si nota la capacità di analisi psicologica dell’autrice e il fine umorismo. Un ricco e giovane signore ha preso in affitto una villa in provincia e i coniugi Bennett pensano al futuro matrimonio delle loro figliole. La moglie vorrebbe destinarlo per marito a una delle sue figlie.

Il cap. II brilla per fine umorismo nel lieve screzio tra marito e moglie, dove il marito si diverte a prendere in giro la consorte, tra lo stupore delle figlie. Siamo tra Laurence Sterne e Charles Dickens.

Nel cap. III, alla festa da ballo compare oltre a Bingley il suo amico Darcy, ricco il doppio di lui, e naturalmente catalizza l’interesse generale, sennonché è tremendamente antipatico.

Una caratteristica dei romanzi della Austen è che si tratta di ritratti psicologici immersi nel colore dell’epoca e risolti in dialoghi tra quattro mura. Si tratta della vita quotidiana dell’alta borghesia inglese ai primi dell’Ottocento, soprattutto del mondo femminile, i cui interessi, com’è ovvio, si limitano a combinare e fare un buon matrimonio. La vicenda si svolge sempre al chiuso o per lo meno in luoghi circoscritti e abbondano i personaggi e le comparse. La varietà umana parimenti non manca, perché oltre ai gentiluomini compassati, eleganti, e più o meno cortesi, troviamo tipi comici come ad esempio il signor Collins.

I personaggi rispecchiano l’attitudine all’analisi psicologica propria dell’autrice e dunque Elisabetta studia con attenzione il signor Darcy, senza però avvedersi del fatto che quest’ultimo è invaghito di lei. Nella relazione ostile tra Darcy e Wickam ella fa mille congetture durante un ballo in casa Bingley. Lo sfondo infatti dei dialoghi come delle schermaglie amorose è quasi sempre un interno.

Nel cap. XX la scena della dichiarazione d’amore a Elisabetta da parte di Collins è veramente comica. La Austen delinea la rappresentazione del rifiuto in tutte le sfumature della sua raffinata conoscenza del cuore umano. Tutte le vicende del romanzo, d’amore naturalmente, sono presentate nella loro problematicità psicologica con una profondità degna di una grande scrittrice. L’amore per una giovane donna nella società dell’epoca e il matrimonio sono presentati nel loro duplice aspetto di sentimento e di interesse. Così si ondeggia tra convenienze sociali e aspirazioni del cuore, in attesa di una vittoria degli affetti sinceri non sempre scontata. Vengono in mente, alla lettura, gli sceneggiati televisivi inglesi, ambientati nei primi dell’Ottocento, e che sicuramente hanno a modello i romanzi della Austen.

Nel cap. XXXIV l’antipatico ma nobile Darcy chiede improvvisamente con uno strano discorso un po’ impertinente la mano di Elisabetta, la quale oppone il suo rifiuto. Anche qui la Austen eccelle nel dialogo, ponendo in rilievo i diversi stati d’animo delle due parti e le loro emozioni.

Nel capitolo seguente le rivelazioni su Wickam, contenute in una lettera di Darcy che lo stesso consegna ad Elisabetta, introducono elementi tali di novità da cominciare a ribaltare ogni precedente prospettiva.

Nel cap. XLII l’analisi sottile della psicologia del padre di Elisabetta, il signor Bennett, è frutto di una profonda capacità di considerare l’animo umano e di valutarne tutti i pregi come le intrinseche contraddizioni. Il romanzo dimostra in effetti un’abilità introspettiva assolutamente straordinaria. Così come esprime una visione disincantata e realistica della vita nella rappresentazione del rapporto coniugale tutt’altro che romantico tra il signor Bennett e la consorte, che, avendo il difetto di essere una sciocca, viene quasi tollerata con ironia e talvolta dissimulato scherno dal marito.

Nel cap. XLIII un casuale incontro durante un viaggio di piacere rivela ad Elisabetta il vero Darcy. Ella non è ancora del tutto disposta a riconoscere l’amabilità del giovane, ma il suo cuore comincia lentamente ad accoglierlo.

Al cap. XLVIII il personaggio del signor Bennett, di ritorno da Londra nel fallito tentativo di ritrovare una figlia (Lidia) fuggita con l’avventuriero Wickam, è veramente umoristico, direi alla fine del capitolo quasi comico nell’arguzia mordace e nella consapevolezza disincantata dell’ocaggine di sua figlia Caterina.

In seguito il signor Bennett è costretto ad accettare l’avvenuto matrimonio tra sua figlia Lidia e Wickam. Riceve i due sposi in casa sua e, mentre la moglie si felicita con loro presa dall’entusiasmo, egli mostra tutta la propria scontentezza, anche se non può manifestarla a parole. In questo frangente Elisabetta apprende la strana notizia di un coinvolgimento diretto di Darcy nel matrimonio, anche se quest’ultimo ha sempre dimostrato avversione nei confronti di Wickam. Elisabetta apprende dalla lettera della zia Gardiner che il coinvolgimento di Darcy nel matrimonio di Wickam è probabilmente dovuto all’affetto che Darcy nutre per lei. Elisabetta subito stenta a crederci, ma progressivamente i suoi pensieri si avvicinano sempre più a Darcy.

La sorella Jane riceve la proposta di matrimonio da parte del signor Bingley e anche in questo episodio, qua e là, trapela la fine ironia dell’autrice, nella constatazione che la famiglia Bennett, segnata a dito come la più disgraziata del vicinato a causa del matrimonio di Lidia con Wickam, ora sia considerata la più fortunata e felice a causa della futura unione tra Jane e il ricchissimo Bingley.

In occasione del fidanzamento di Bingley e Jane si presenta anche Darcy che rivela ad Elisabetta il suo amore. Elisabetta comprende l’errore del suo pregiudizio e lo ricambia sinceramente. Così invece di uno si festeggiano due fidanzamenti. Il romanzo è basato su questi mutamenti di prospettiva e su una fine analisi psicologica che rivela un’autrice matura e geniale. In effetti la Austen brilla proprio per questa sua capacità di sondare il mistero del cuore umano senza dare nulla per scontato, almeno per la prima metà della sua opera. Poi, come è naturale trattandosi di un romanzo, la vicenda prende una certa direzione e volge al lieto fine. E il romanzo termina come una bella fiaba, dove Biancaneve o Cenerentola incontrano l’amore di un principe azzurro e ricorre la formula consueta “e vissero felici e contenti”.


domenica 22 settembre 2024

Sul margine del sentiero

 


Sul margine del sentiero vi ho scorto

nell’ombra degli alti larici,

nel bosco d’amore.

Il vento volteggiava le prime foglie

d’autunno

e una dolce carezza vibrava nell’aria.

La luce meridiana declinava

nell’eco d’un solitario corvo,

i pensieri erravano lontani come un sogno.

E allora non so se ho scorto

il vostro mistero.






domenica 8 settembre 2024

Charles Dickens, Oliver Twist

 


Charles Dickens, Le avventure di Oliviero Twist, Firenze, Luigi Battistelli, s. d. (traduzione di Silvio Spaventa Filippi)



Narrazione all’insegna dell’ironia. Il povero orfano si trova inserito in una sorta di lager. Nel cap. IV viene ceduto a un imprenditore di pompe funebri e passa da un lager a un altro. La condizione tragica di Oliver è circondata da un repertorio di personaggi grotteschi e disumani che la fantasia di Dickens rende comici. Nella descrizione delle prime sofferenze di Oliviero e della sua capacità di reagire nel dolore di un’esistenza misera e dura si manifesta tutta la profonda umanità di Dickens e la sua vasta conoscenza della psiche umana. Nelle tristi condizioni dell’orfano e nella descrizione dell’entrata in Londra, Dickens si mostra, come Balzac, un attento descrittore e di conseguenza critico della realtà del suo tempo, della miserevole condizione del proletariato urbano e della spietatezza della società capitalistica.

All’inizio del cap. IX le osservazioni psicologiche sulla capacità evocativa della mente umana tra il sonno e la veglia rivelano una profonda conoscenza dell’essere umano.

L’ironia di Dickens si esercita contro le ingiustizie della società del suo tempo con la rappresentazione paradossale e grottesca delle sue vittime, come nella descrizione dei detenuti nella prigione annessa all’ufficio di polizia, nel cap. XIII.

Le prime avventure fuori dell’ospizio, il soggiorno presso i ragazzi delinquenti, capeggiati dal vecchio ebreo Fagin, l’ospitalità offerta dal buon Brownlow, il rapimento di Oliviero a opera della giovane Nancy e del perfido Sikes sono narrati con brio umoristico e grande realismo e si rivelano davvero avvincenti.

Il cap. XVII inizia con un ritorno all’ospizio dei trovatelli e con il personaggio di Bumble che insieme alla signora Mann mostra il solito atteggiamento implacabilmente crudele nei confronti degli orfani e in specie del povero Dino, ridotto ormai a pelle e ossa, amico di Oliviero Twist. La spietatezza dei due adulti raggiunge effetti grotteschi, frutto della caricatura dei loro caratteri e componente essenziale dell’umorismo dell’autore.

Nel cap. XXII di nuovo nelle mani dei ladri, Oliviero viene costretto con minacce a partecipare a una rapina in casa di una nobile anziana. Qui Dickens rivela la sua abilità di scrittore realista, la conoscenza profonda delle abitudini e del gergo dei delinquenti del suo tempo e della loro psicologia. Il furto va in fumo e Oliviero viene ferito.

Intanto nel cap. XXIII abbiamo l’incontro tra il mazziere Bumble e la direttrice dell’ospizio signora Corney, una vera commedia che satireggia la rapace borghesia del tempo, che rivaleggia in cinismo e avidità con la banda dei ladri se non la supera addirittura. Dickens si mostra umorista impareggiabile e giudice severo del suo tempo.

Il cap. XXIV nella scena dell’anziana moribonda rivela una profondità psicologica e un’efficacia rappresentativa degna di Dostoevskij. La storia dei miserabili nel romanzo e in questo caso delle due vecchie e della terza morente che svela qualcosa sull’identità di Oliviero Twist chiarisce la notizia, riportata da Pietro Citati ne Il male assoluto, secondo la quale lo scrittore russo sarebbe stato un grande ammiratore di Dickens. In effetti questo capitolo si affianca più di altri all’arte del russo, ad esempio agli episodi di miseria in Delitto e castigo (la morte di Katjerìna Ivànovna, alla parte quinta, cap. V).

Nel cap. XXVII la scena della dichiarazione d’amore di Bumble alla signora Corney è assolutamente spassosa. Dickens ha creato due figure grottesche che rappresentano a meraviglia l’ipocrisia e l’avidità.

Nel cap. XXVIII altra scena umoristica. Vengono rappresentati i famigli della casa derubata in cerca del ladro. Oliver, ferito, per disavventura incappa proprio nella porta della dimora meta del furto e viene ricevuto con terrore dai servi e dalle servette il cui atteggiamento, intonato a rara sapienza psicologica, viene descritto in maniera assolutamente esilarante.

Nei seguenti capitoli assistiamo alla generosa ospitalità offerta dalla padrona di casa, signora Maylie, e dalla sua protetta Rosa al giovane Oliviero. Egli viene accolto come un parente stretto, curato, educato e portato addirittura in villeggiatura. Durante la villeggiatura accade che Rosa si ammali (e poi guarirà) e subentrano scene un po’ troppo sentimentali ed edulcorate, nello stile del romanzo proprio dell’età romantica (Dickens in questo assomiglia a Manzoni) che fanno sorridere per la loro ingenuità. Nel cap. XXXIV appare il figlio della signora Maylie, Enrico, che, inutile dirlo, è innamorato di Rosa e, tutto commosso, apprende la sua guarigione.

Ma verso la fine del capitolo appaiono di nuovo i fantasmi della persecuzione : due loschi figuri di cui uno viene riconosciuto da Oliver ed è Fagin, l’ebreo. Gli appaiono come in sogno durante un dormiveglia e sono degne di nota le osservazioni psicologiche dell’autore su questo particolare stato dell’essere umano.

Il cap. XXXV vede la dichiarazione d’amore di Enrico Maylie a Rosa, fanciulla di nascita illegittima. Stupisce il lettore odierno a tanti scrupoli e circonlocuzioni e rimorsi presunti di coscienza. Rosa non accetta di sposare Enrico perché teme di disonorarlo dinanzi all’alta società di cui egli fa parte. Ma Enrico non cede definitivamente. Oggi le cose andrebbero ben diversamente e qualsiasi ragazzotta farebbe a gara per sposare un milionario, magari anche brutto.

Partito Enrico per tentare la fortuna nella carriera politica, nel cap. XXXVII assistiamo a una scena veramente spassosa tra i due sposini novelli Bumble e la ex vedova signora Corney. I due litigano aspramente e Bumble, soggiogato dalla prepotenza della moglie, mostra di essere pienamente un vile.

Nel cap. XXXVIII entra in scena un certo Monks che incontra Bumble e concerta un appuntamento con i due coniugi per avere informazioni sulla morte di una vecchia infermiera. Costei, apparsa in punto di morte nel cap. XXIV, sarebbe stata l’infermiera alle cui cure prima di morire venne affidata la giovane madre malata di Oliver Twist. Essa si era impossessata di un medaglione contenente due ciocche dei capelli di Oliver neonato e un anello matrimoniale d’oro. Questi oggetti cadono nelle mani di Monks.

Nel cap. XXXIX incontriamo di nuovo Sikes, Fagin e i giovani ladri. A casa di Fagin si presenta un misterioso straniero che chiede di Oliver. Al colloquio segreto tra Fagin e costui, che si rivela essere Monks, assiste non veduta la giovane Nancy. Essa si reca di nascosto alla casa dove è ospite Oliver e riesce a parlare alla gentile Rosa. Le confida tutto il colloquio cui ha assistito e in particolare una sconcertante notizia : Monks è il fratello maggiore di Oliver e vuole la sua morte, acceso da un odio spaventoso. Dopo questa rivelazione Nancy si sottrae alle proposte di redenzione e di aiuto di Rosa e torna al suo destino.

Nel cap. XLI Rosa decide di contattare, dopo essere stata informata della sua presenza a Londra, il signor Brownlow, il primo benefattore di Oliviero. L’incontro avviene con grande gioia di tutti. Rosa e il signor Brownlow, dopo un colloquio, decidono di informare il dottor Losberne, medico amico e collaboratore, di quanto detto da Nancy.

Nel cap. XLII incontriamo due personaggi che avevamo visto ancora ragazzi come oppositori nella casa dell’imprenditore di pompe funebri che aveva per la prima volta accolto Oliver. Si tratta di due caricature nello stile di Dickens, sempre attento a sottolineare in chiave umoristica molti aspetti del reale. Sono Noè Claypole e Carlotta, ora cresciuti e incattiviti, che diventano complici di Fagin. Noè Claypole viene inviato sulle tracce di Nancy sospettata di tradimento. Essa ha un nuovo colloquio con Rosa e un vecchio signore dove denuncia e rende nota l’identità dei ladri e dell’ebreo1.

Nel cap. XLVII viene denunciata dalla spia Noè a Fagin e a Sikes, che decidono di punirla.

Infatti Sikes, tornato a casa, vi trova la donna e, nonostante le sue implorazioni, senza pietà alcuna la uccide ferocemente colpendola prima col calcio della pistola e poi finendola a randellate. Si dà quindi alla fuga, ma nel capitolo seguente è preda del terrore ed inizia ad errare in posti sconosciuti. In una locanda, dove si rifocilla, viene notata la macchia di sangue che porta sul cappello. Egli fugge inorridito e giunto presso una stazione di posta viene a sapere che l’omicidio è diventato una notizia di cronaca. Fugge ancora nella notte e comincia ad essere perseguitato dall’immagine ossessionante della sua vittima.

Lungo la strada entra in una capanna e da lì scorge un incendio. Preda d’una folle eccitazione aiuta i contadini a spegnerlo e poi, risoluto, ritorna a Londra, dove ha intenzione di nascondersi. Tenta anche di uccidere il cane, che lo accompagna sempre fedele, per evitare di dare nell’occhio, dato che si è sparsa la voce che l’assassino ricercato è proprietario d’un cane, ma questo terrorizzato scappa via. L’episodio è quanto mai suggestivo e reso con grande conoscenza della psiche umana.

Nel cap. XLIX troviamo il signor Brownlow, protettore di Oliver, che riesce a mettere le mani su Monks e lo costringe a sentire la vera storia della sua famiglia e a confessare i suoi misfatti.

Brownlow sa già tutto perché lo ha fatto pedinare e spiare da parecchi giorni. Così conosce anche Fagin ed è in cerca dell’assassino Sikes. Come poi le sue spie abbiano potuto giungere a conoscenza di tutti i colloquii e dei piani dei furfanti, questo è una prerogativa dei romanzi d’appendice.

Nel cap. L assistiamo alla fine di Sikes che, rifugiatosi in una baracca dove si trovano altri suoi compagni, viene trovato però dalla folla inferocita degli inseguitori e dalla polizia e muore in una scena tragica e nello stesso tempo grottesca insieme al suo cane, che, povera bestia, Dickens ha voluto far morire sfracellato (immeritatamente secondo me, anche se non sono animalista), mentre Sikes finisce strozzato da una corda con la quale aveva cercato di mettersi in salvo.

Nel cap. LI si rivela la vera identità di Oliver, di Monks e di Rosa, il fratellastro e la zia di Oliver, perché Monks è il figlio della prima e legittima moglie del padre di Oliver e Rosa la sorella minore di sua madre. La madre di Oliver doveva andare in sposa al padre di Oliver, se non che costui essendo già sposato l’aveva lasciata con una scusa ed era morto a Roma. Aveva però lasciato un testamento in favore di lei e di suo figlio. Lascio i particolari al lettore di questo romanzo che li troverà tipici dei romanzi dell’epoca e nondimeno atti a destare l’attenzione e la curiosità.

Segue alla rivelazione la dichiarazione d’amore di Enrico Maylie a Rosa, che dopo un vano discutere accetta la sua proposta di matrimonio. Ma il romanzo non finisce qui.

Il cap. LII è incentrato sulla condanna all’impiccagione di Fagin. Il vecchio ebreo attraversa nei suoi pensieri tutti i tortuosi meandri dell’angoscia e dell’oppressione della paura. Quasi fuori di sé riceve anche la visita di Oliver e del signor Brownlow, che gli chiedono dove abbia nascosto i documenti datigli da Monks e che riguardano Oliver. Fagin pur in preda a una sorta di follia fornisce le giuste indicazioni, ma cerca di fuggire approfittando della presenza del ragazzo. Viene però tirato indietro dai carcerieri. La mattina seguente viene giustiziato. Il capitolo mostra la grande conoscenza dell’animo umano dell’autore, che analizza tutti i pensieri e le fantasie del personaggio e riesce a far penetrare la mente del lettore nella sua psiche.

L’ultimo capitolo ci mostra la sorte di alcuni personaggi e dei principali oltre che del protagonista. Inutile dire che i buoni sono premiati con la felicità sulla terra e i malvagi con la morte e l’umiliazione. Ma lo scopo dell’arte di Dickens è oltre a quello di divertire anche quello di educare.

1Su questa figura ci sarebbe molto da dire, per la sua ricorrenza nella letteratura dell’Ottocento (vedi Balzac, ad esempio), ma non è questo il momento. L’argomento infatti richiederebbe una lunga trattazione a parte.


domenica 4 agosto 2024

Purificazioni


 

e un tempo io fui un ragazzo e una ragazza

e un arbusto e un uccello e del mare un pesce muto.

Empedocle



Nuotavo veloce presso gli scogli

fra i pesci minuti e lucenti

e il sole dardeggiava sopra di me

come a illustrare la via sonora,

fra il riso dell’onde innumerevoli.

E inquieto fra mille pensieri fiottanti

fluivo corrente nell’iride del mare

ai venti agitati fra spume nei guizzi.

Correva la mente tra i cori echeggianti

di canti gioiosi nell’acque glauche,

auree quali corone alle salmastre chiome

come alghe su rocce, e canti, canti

risonavano ancora da solari lavacri.

Come nella prima età del mondo

ogni cosa intendevo al primo sguardo,

di saggezza specchio, senza raziocinare.

E venne il presagio della nuova età

e fiorì la luce sulle criniere del mare

ed ignota s’aprì nella mente una porta.


Come un innocente figlio della terra

conobbi la vera profondità del mare

e la vidi allora nel grembo delle acque.

La vasta coscienza dell’essere fluttuava

nelle onde del saggio canuto e il canto

potevo ora udire delle sirene.

Fuggi lontano dall’inganno dei sogni,

dei desideri fuggi la trama, la rete

come di ragno. Libero accogli

la sorte dei padri. Brillavano i pesci

sulle alghe più verdi, il fondo

scorgevo nel luminoso meriggio. Allora

compresi l’eterno infinito respiro.

venerdì 28 giugno 2024

Visioni

 

Sotto le ali dell’airone

sogna il rivo d’oro,

tra i giunchi celesti

i volti ridono delle ore;

nella candida casa

assolata e silente,

nel respiro calmo del mare,

agli alti ulivi

sospira il Tempo.


lunedì 24 giugno 2024

Oblìo


Nel profondo della foresta risuona dei pastori

un flauto lontano,

come un’onda di suoni luminosi pervade

la memoria di ombre,

aleggia il vento, un coro s’avvicina

traspare fra i rami,

sommesso volteggia nel richiamo cauto.

Una nube si specchia

sul mare calmo di mèmori accordi.

lunedì 17 giugno 2024

La vita

 

La vita è un romanzo triste.

Lontana come un’ombra

mi parlasti nel tramonto stanco.

Non eri più. Nulla per me.

Come sul fondo d’uno stagno

si dilegua il fluire della luce,

così mutavi; il canto si smarriva

nella tua remota dimora.