Roberto Calasso, L’ardore, Milano, Adelphi, 2010
P. 158, cap. VII, Atman. Dopo la presentazione e la descrizione della mitologia vedica ecco che il discorso si fa propriamente filosofico :
Tortuosi, delicati, ambigui i rapporti fra il Sé, atman, e l’Io, aham. E non potrebbe essere diversamente. Tutto risale all’inizio, quando c’era soltanto il Sé, sotto forma di “persona”, purusa : “ Guardandosi intorno, non vide altro che Sé. E come prima cosa disse : “Io sono”. Così nacque il nome “Io” “. E’ la scena primitiva della coscienza. Che rivela innanzitutto la priorità di un pronome riflessivo – atman, Sé. Pensarsi precede il pensare. E quel pensarsi ha forma di persona, purusa : possiede una fisionomia, un profilo. Che si designa subito con un altro pronome : Io, aham. In quel momento appare una nuova entità, che ha nome Io e si sovrappone punto per punto al Sé da cui è nata. Da allora – e fino a quando scintillerà la conoscenza, il sapere, veda - , l’Io sarà indistinguibile dal Sé. Sembrano gemelli identici. Hanno lo stesso profilo, lo stesso senso di onnipotenza e di centralità. Dopo tutto, nel momento in cui l’Io apparve, non c’era ancora altro al mondo. Così il primo a cadere nell’inganno dell’Io fu il Sé. Dopo che le creature furono create, in conseguenza delle sue molteplici metamorfosi erotiche, il Sé guardò il mondo e si rese conto di averlo creato. E disse : “Veramente Io (aham) sono la creazione”, già dimenticando che quell’Io era solo la prima delle sue creature.
Quello che è importante è che qui viene ribadito il primato della coscienza. La coscienza precede il pensiero, perché vi sia un pensiero è necessario un io consapevole di se stesso.
La filosofia occidentale, a partire da Descartes e proseguendo con Kant, si è fermata all’Io e così non ha scoperto il Sé, ma l’Io è l’ostacolo più temibile e può impedire per sempre l’accesso al Sé. Tuttavia il Sé, l’atman, è Colui che ci attende dopo la morte, l’altra esistenza, l’altro corpo.
P. 343 (a proposito degli avatar di Faggin). Calasso riporta una citazione da un’opera dell’antropologo Mauss :
Al museo del Trocadéro si possono vedere certe maschere del nord-ovest americano sulle quali sono scolpiti dei totem. Alcune hanno un doppio sportello. Si apre il primo e dietro il totem pubblico dello “sciamano-capo” appare un’altra maschera più piccola che rappresenta il suo totem privato, e poi all’ultimo sportello rivela agli iniziati di più alto rango la sua vera natura, il suo volto, lo spirito umano e divino e totemico, lo spirito che incarna. Poiché, sia ben chiaro, in quel momento si suppone che il capo sia in stato di possessione, di ékstasis, di estasi, e non soltanto di homoìosis. Vi è trasporto e confusione al tempo stesso.
P. 418, dopo la dettagliata esposizione dei vari rituali vedici è interessante l’osservazione di Calasso che il rapporto tra il mondo umano e l’invisibile nelle odierne associazioni religiose non esiste più. Le religioni odierne tali non sono appunto perché il legame tra mondo umano e mondo divino non viene più preso in considerazione, ma la Chiesa, l’Islam e le altre fedi si occupano prevalentemente della loro organizzazione, ricorrendo anche all’uso dei media, e della morale pubblica. Tutte le religioni odierne hanno messo da parte, quasi fosse irrilevante, il trascendente, mentre si limitano a norme di comportamento.
P. 426, il sacrificio è il meccanismo secondo il quale si regola la fisiologia animale e in genere di ogni vivente, esso è lo scambio tra esterno ed interno. E’ la stessa comunicazione di percezioni, come anche il respiro di chi è vivo. La scienza che è basata sul metodo descrittivo dei fenomeni (che tali sono appunto in quanto appaiono) non perviene alla consapevolezza del senso del sacrificio. “La conoscenza di un tracciato neurale, per quanto perfetta, non si tradurrà mai nella percezione di uno stato della coscienza.”
P. 450, paragona il contenuto del Veda alla meccanica quantistica, che non corrisponde in alcun modo alla vita odierna, mentre la fisica newtoniana è diventata il modello del senso comune. Queste affermazioni sembrano confermare l’argomentazione di Faggin, secondo la quale la vita umana è una parvenza illusoria dietro la quale agiscono forze spirituali sconosciute.