Anacleto Verrecchia La catastrofe di Nietzsche a Torino Milano, Boringhieri, 2003
Pag. 97 : episodio dell’abbraccio al cavallo, in Delitto e castigo di Dostoevskij è descritta la medesima scena ( parte I, cap. V ). L’autore russo era uno degli scrittori preferiti da Nietzsche negli ultimi tempi. Vedi Delitto e castigo a pag. 205 ( ed. Newton-Compton), è evidente, come del resto sottolinea Verrecchia, l’affinità tra il temperamento di Dostoevskij e quello di Nietzsche o meglio tra Raskòlnikov e Nietzsche, se così si può dire.
Vedi la nota a pag. 168 n. 56 de La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica di Mario Praz ( ed. Sansoni ), dove sia Dostoevskij che Nietzsche sono definiti sadici. In effetti il termine è appropriato se inteso soprattutto nel senso di sovvertitore della morale o antimorale, il maestro in questa materia è sicuramente De Sade.
P. 730, I vol. opere di Nietzsche, ed. Newton-Compton, Umano, troppo umano, Aforisma 95, “Amore”. Si parla di “sessualità sublimata”. In molte intuizioni Nietzsche anticipa Freud. Si potrebbe quasi stabilire una sorta di triade generativa : Dostoevskij, Nietzsche, Freud.
Anche i biglietti della “follia” sembrano rivelare l’influsso della lettura di Delitto e castigo del Dostoevskij. Laddove Nietzsche scrive a Strindberg firmandosi “Il Crocefisso” parrebbe inconsciamente rammentare il passo del II cap. del romanzo in cui Marmelàdov esclama : “ Crocefiggermi bisogna, inchiodarmi sulla croce, non compiangermi ! Crocefiggilo, giudice, crocefiggilo, e, dopo averlo crocefisso, compiangi quest’uomo ! E allora io stesso verrò da te per esser posto in croce, poiché non sono assetato di letizia, bensì di dolore e di lacrime ! …” ( P. 34 )
P. 288 : Nietzsche si firma in una sua lettera anche Fromentin. Nella Volontà di potenza si leggono osservazioni in margine alla lettura di numerosi scrittori francesi ( ad es. Renan ). Fromentin forse viene ricordato per Un été dans le Sahara nel pensiero 49 de La volontà di potenza o altrove. Fromentin descrive il tipo del dandy arabo ( “dandismo patrizio” a proposito dei “capi delle potenti tribù”, vedi pag. 47 di Dandies, Baudelaire e amici di Roger Kempf, 1977, ed. Bompiani ).
Edipo re, quarto stasimo, 1186 e seg. Edipo è un povero diavolo, preso a paradigma della generale condizione degli esseri umani. Si noti il verbo greco apoclìnai corrispondente al tramonto, Untergang, di Zarathustra. Inoltre dàimona, sorte, significa principalmente dio, potenza, volere divino. E’ impressionante notare come Nietzsche abbia potuto interpretare la propria fine alla luce di questi versi. Immagino che ci sia un nesso tra questa strofe e le concezioni dell’ultimo Nietzsche. Egli che si fa dio, realizza in un certo senso il proprio destino. Insomma diventa pazzo ma avverte di essere preda del male.
Nonostante si sostenga che D’Annunzio sia stato un interprete “superficiale” del Nietzsche ( come se ce ne potesse essere uno “profondo” ! ) mi sembra che il poeta abbia colto il succo della sua antifilosofia nei versi de “L’otre” in Alcyone, 265 :
“ Tutto ritorna, e la saggezza è vana.
La saggezza non val legno ficulno
né zàccaro caprino. Io voglio, alunno
di Libero, finir di fine insana. “
In effetti soltanto un poeta può intendere il pensatore tedesco, il cui unico difetto fu quello di aver scritto troppa prosa polemica, mentre avrebbe dovuto comporre più versi o prose di romanzi.
Per quanto concerne l’opera di un poeta si prendano in considerazione queste affermazioni di Hume : “ If refined sense and exalted sense be not so useful as common sense, their rarity, their novelty, and the nobleness of their objects make some compensation, and render them the admiration of mankind : As gold, though less serviceable than iron, acquires, from its scarcity, a value, which is much superior. “ ( pag. 116, Ricerca sui principi della morale, VI, part I. ) Chi pensa che tutti i grandi uomini della Storia siano stati sani, si sbaglia di grosso, e chi giudica secondo il metro del senso comune deve ammettere che la propria prospettiva va dal basso verso l’alto.
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