Sei tornata onda del mare
della memoria a urtare
lieve e terribile alla riva
desolata che s'apre vinta
da te
e ti getti su lei, su me
disperata, dissolvendoti
e rinascendo sempre
come il respiro del giorno
quando sorge dalle acque
tremule e gelide
della notte.
Sei tornata dall'ombre nere
dell'esilio, dai sogni remoti
d'infanzia, conscia
della tua condanna.
Non porti più notizia
dei miraggi dell'orizzonte,
ma difficile è vincere
le speranze.
Ora consolami prima che la chioma
canuta mi privi dello specchio,
dimmi ancora parole in un brivido,
sussurrami una musica mai udita,
una nostalgia, un riparo
dove piangere i giorni perduti
e le aurore che più non vedranno
questi occhi.
Ora consolami con il tuo ultimo
amore, l'ultimo che mi accompagni
sino alla fine, quando lontano
mi porterai con te,
nell'immenso fluttuare canoro
di luce.
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