L'ampia
sala era avvolta nella penombra, nel caldo pomeriggio estivo. E le
luci tenui della finestra s'immergevano nell'ombra come fasci di
raggi attraverso l'acqua nel fondo di uno stagno. E i fantasmi
sorgevano. E la donna sorse e dall'oscurità lo prese per mano e lo
condusse per la basilica immensa ove risuonavano i canti delle acque
chiaroscurali. Fanciulle suonavano mandore e flauti e il suono
fluttuava come un'onda lieve nell'ombra.
Fuori
nel sole era tutto un frinire di cicale e un vento caldo lo effondeva
sino all'eco del mare. E lui sognava i dolci suoni, le dolci parole,
le arcane parole della donna, come morbide note d'arpa, come
increspature argentate sull'acqua. E vedeva i suoi capelli fluitanti
e i neri occhi lucenti e profondi labirinti.
“ Io
sono l'amore e non c'è niente altro. “ Pensava e la contemplava,
l'amata, la creatura.
Presso
la riva del mare ella gli appariva nell'onda irradiata, spumosa,
nell'aria intorno, nella vegetazione sulle circostanti colline, negli
alberi oscillanti che s'ergevano verso di lei come per abbrancarla.
Allora
ella si sollevò come un'onda di musica, come una danza, come un
ampio velo iridato, come le mille luci delle vetrate d'un duomo.
Allora ella lo circondò e poi si pose accanto a lui. E la luce si
posò sui giardini e sulle pianure dorate e senza confini e sulle
selve ombrose e chiomate come pagode.
E
la magia operava, e il mondo si rivelava e l'estasi compenetrava ogni
cosa. E le cose si dissolvevano e rinascevano e il miracolo era
compiuto.
Nessun commento:
Posta un commento