mercoledì 5 febbraio 2020

Epilogo


L'ampia sala era avvolta nella penombra, nel caldo pomeriggio estivo. E le luci tenui della finestra s'immergevano nell'ombra come fasci di raggi attraverso l'acqua nel fondo di uno stagno. E i fantasmi sorgevano. E la donna sorse e dall'oscurità lo prese per mano e lo condusse per la basilica immensa ove risuonavano i canti delle acque chiaroscurali. Fanciulle suonavano mandore e flauti e il suono fluttuava come un'onda lieve nell'ombra.
Fuori nel sole era tutto un frinire di cicale e un vento caldo lo effondeva sino all'eco del mare. E lui sognava i dolci suoni, le dolci parole, le arcane parole della donna, come morbide note d'arpa, come increspature argentate sull'acqua. E vedeva i suoi capelli fluitanti e i neri occhi lucenti e profondi labirinti.
Io sono l'amore e non c'è niente altro. “ Pensava e la contemplava, l'amata, la creatura.
Presso la riva del mare ella gli appariva nell'onda irradiata, spumosa, nell'aria intorno, nella vegetazione sulle circostanti colline, negli alberi oscillanti che s'ergevano verso di lei come per abbrancarla.
Allora ella si sollevò come un'onda di musica, come una danza, come un ampio velo iridato, come le mille luci delle vetrate d'un duomo. Allora ella lo circondò e poi si pose accanto a lui. E la luce si posò sui giardini e sulle pianure dorate e senza confini e sulle selve ombrose e chiomate come pagode.
E la magia operava, e il mondo si rivelava e l'estasi compenetrava ogni cosa. E le cose si dissolvevano e rinascevano e il miracolo era compiuto.

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