Occhi
opachi del tramonto immersi
nel
sogno vesperale, quale d'acque
il
verbo trasmuta il gorgo, dispersi
echeggiano
i flutti; la voce tacque
da
immemorabile tempo e l'onda
si
prosterna sulle sterili arene;
ora
forse il sogno plasma e seconda
fuga
di liocorni a ninfe serene,
ma
il Nulla avanza sull'ali di fuoco
d'una
Fenice d'oro e cede roco
il
murmure infecondo e vi si specchia
dal
calice elevato e dai cantori
la
stanca melodia sinuosa e vecchia,
per
rinnovati soli e nuovi albori.
Nessun commento:
Posta un commento