lunedì 27 dicembre 2021

La giovane luna

 


La luna si librava, fanciulla insana,

fra le nebbie notturne, appena cinta

da un velo d'argento, come desta

da profondo sonno d'oriente

nelle cortine del suo letto di nubi.

Nell'oscuro ignoto tentava la fuga

e volgeva il volto pieno di stupore

alle colline illuminate di case.

Sposa abbandonata cercava riparo

nelle silenti selve, ove soltanto udiva

il lamento d'un rapace tra le insidie degli occhi.

Tenera incalzata dall'incubo fugge

fanciulla esangue e un'orma di pallore

lascia nell'aria, forma effimera

che seduce col suo alone nel bosco

fosco di cespi e di rubizze bacche

agitati dalla sua arcuata danza.

Così aleggiava lieve la luna

come su un solo piede curvando

il dorso, offrendo ai raggi l'ampio

fianco pregno di rugiade ebbre.

E l'ebbrezza dei sensi l'accompagnava,

mentre essa danzava languida nel cielo.

Un coro di luci intorno ai fianchi

suoi opimi, della carne carchi

nel ritorno dei mesi molli di brame.

Odalisca si confessava all'acque del lago

mèmore di vorticosi lacci, calda

del suo alone dorato come vellutato

frutto, calda di sorrisi e ricordi,

d'immemori istanti di vani impulsi,

come anelito di mari canuti.

E lei riviveva, alle acque stellate

specchiandosi, di promesse non tenute,

insidioso specchio dei desideri,

quali parole incomprese ma dette.

Così si librava per la volta del cielo

mèmore dell'umano errare, antica

giostra dei giorni, sognata chimera,

canto solitario nella notte brumosa,

incantesimo di perduti abbracci amati,

rimpianti ora nel pallido volto.

Pallida custode di segrete lussurie

nel cielo degli istinti effigie, idolo

dietro l'altare fra nebbie d'incensi

danzatrice dei sette veli al suono

ossesso dei crotali e flauti e lire,

mostri l'ampio fianco d'avorio

oscillante alla magia di melodiosa danza.

E poi ti incanti su un letto di nebbie,

una coltre bianca dove ti corichi

pigramente adagiata morbida e lucida

di rugiada notturna, la nera chioma

effusa sul dorso madido di splendore

ambrato, dolce miele stillante. “

Suonava così la voce del cantore,

amante della luna, fedele sempre

all'amata, nella profonda notte assiduo

visionario, in catene schiavo d'amore.

E lei ne gioiva, alta nell'alto,

coronata dell'alone vago di stelle;

s'aprivano i suoi occhi, grandi grani

d'agata, colmi di silente desiderio.






Nessun commento:

Posta un commento