domenica 1 marzo 2020

Ralph Waldo Emerson, Uomini rappresentativi


Ralph Waldo Emerson, Uomini rappresentativi ( 1850 ), Firenze, Rinascimento del libro, 1927


Nella concezione della vita umana come divina è presente un'intuizione comune anche a Nietzsche. Così anche il procedimento aforistico probabilmente ha influenzato Nietzsche ( vedi ad es. Umano troppo umano e La gaia scienza ).
P. 93-94, interessante il collegamento tra la filosofia greca di Platone e quella indiana dei Veda e del Bhagavad-Gita. Al contrario di Nietzsche, Emerson è un grande estimatore di Platone e del Platonismo.
In genere il capitolo su Platone è un elogio del personaggio e della sua filosofia, nonché di Socrate, il suo grande maestro, ma l'affermazione che trovo più interessante è che egli non espone un sistema filosofico. Recentemente Giovanni Reale ha cercato sulla base della Metafisica di Aristotele di ricostruire la dottrina esoterica di Platone, il suo sistema, ma, a mio parere, si tratta di una ricostruzione arbitraria. E d'altra parte la vera grande filosofia a detta di Giorgio Colli è sempre asistematica.
P. 186, nell'analisi del pensiero di Swedenborg è importante la consapevolezza di Emerson che la tradizione ebraico-cristiana ha fatto il suo tempo. Essa lascia in eredità al pensiero occidentale un tesoro che l'etica moderna recepisce e interpreta secondo le esigenze di una realtà umana nuova. Lo spirito umano non può cristallizzarsi in forme rigide e fisse per sempre, ma è in continua evoluzione verso la dimensione spirituale divina.
P. 203, “Montaigne o lo scettico“. Lo scetticismo per Emerson non è fine a se stesso ma è prova di una fede più grande che supera quella comunemente accettata. Lo scettico è un cercatore di verità che non si accontenta della prima risposta alla sua domanda. Non è un pessimista né un nichilista, perché in ogni caso è convinto che la verità esiste anche se l'uomo per il momento non è in grado di coglierla.
P. 247, “Un uomo di pensiero deve sentire il pensiero che è creatore dell'universo; in virtù del quale le masse della natura scorrono e ondeggiano.” L'uomo di pensiero sente l'intima verità di Cartesio, “Cogito ergo sum”, sente perciò che l'essenza dell'Universo è il pensiero.
P. 258, nel capitolo su Shakespeare è interessante l'affermazione che l'opera del poeta inglese è basata su una moltitudine di manoscritti precedenti, dovuti all'apporto di innumerevoli autori anonimi. Shakespeare non ha inventato le trame dei suoi drammi e spesso molti versi non sono suoi. Il suo merito è di averli riscritti in uno stile superiore.
P. 293, “Napoleone o l'uomo d'azione”. Come dice il titolo il genio di Bonaparte viene identificato nelle sue qualità di self-made man, cioè di perfetto esemplare del borghese intraprendente del XIX sec. Il segreto del suo successo fu proprio il fatto che egli si identificò con la classe borghese emergente e questa con lui. Le sue qualità di uomo d'azione sono quelle dell'uomo d'affari che mira allo scopo e a questo sacrifica tutto il resto, guidato da una mente fredda e calcolatrice. Ma l'altra faccia della medaglia è l'egoismo assoluto di quest'uomo che lo ha portato a immolare tutto e tutti al suo desiderio di gloria e di potenza. Il risultato è stato la completa rovina della Francia e il suo esilio, la sconfitta di chi crede solo in se stesso e non ripone altra speranza che nell'azione umana.
P. 347, “Goethe o lo scrittore”. Le affermazioni di Emerson circa l'ufficio e il valore dell'uomo di lettere potrebbero essere condivise dallo stesso Nietzsche in quanto contrappongono la figura del poeta e in genere dell'intellettuale nell'antichità a quella che esso mostra nell'età moderna, dove la sua colpa consiste nel fatto di non aver consapevolezza della sua missione.
P. 350, Goethe è definito “spirito libero e dominatore”, osservazione quanto mai appropriata.
P. 376, dopo aver esaltato il poeta e scrittore tedesco in quanto cercatore di verità il libro termina con questa affermazione, molto suggestiva e profonda :
Il segreto del genio sta nel non permettere che esista per noi finzione o falsità; nel realizzare tutto ciò che conosciamo; nell'esigere che vi sia buona fede, realtà, e un fine, nelle manifestazioni più raffinate della vita moderna, nelle arti, nelle scienze, nei libri, negli uomini; e prima di tutto, e in fondo a tutto, e tra tutto, e senza fine, nell'onorare la verità, praticandola.”

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