Ralph Waldo Emerson, Uomini rappresentativi (
1850 ), Firenze, Rinascimento del libro, 1927
Nella concezione della vita umana come divina è
presente un'intuizione comune anche a Nietzsche. Così anche il
procedimento aforistico probabilmente ha influenzato Nietzsche ( vedi
ad es. Umano troppo umano e La gaia scienza ).
P. 93-94, interessante il collegamento tra la filosofia
greca di Platone e quella indiana dei Veda e del
Bhagavad-Gita. Al contrario di Nietzsche, Emerson è un grande
estimatore di Platone e del Platonismo.
In genere il capitolo su Platone è un elogio del
personaggio e della sua filosofia, nonché di Socrate, il suo grande
maestro, ma l'affermazione che trovo più interessante è che egli
non espone un sistema filosofico. Recentemente Giovanni Reale ha
cercato sulla base della Metafisica di Aristotele di
ricostruire la dottrina esoterica di Platone, il suo sistema, ma, a
mio parere, si tratta di una ricostruzione arbitraria. E d'altra
parte la vera grande filosofia a detta di Giorgio Colli è sempre
asistematica.
P. 186, nell'analisi del pensiero di Swedenborg è
importante la consapevolezza di Emerson che la tradizione
ebraico-cristiana ha fatto il suo tempo. Essa lascia in eredità al
pensiero occidentale un tesoro che l'etica moderna recepisce e
interpreta secondo le esigenze di una realtà umana nuova. Lo spirito
umano non può cristallizzarsi in forme rigide e fisse per sempre, ma
è in continua evoluzione verso la dimensione spirituale divina.
P. 203, “Montaigne o lo scettico“. Lo scetticismo
per Emerson non è fine a se stesso ma è prova di una fede più
grande che supera quella comunemente accettata. Lo scettico è un
cercatore di verità che non si accontenta della prima risposta alla
sua domanda. Non è un pessimista né un nichilista, perché in ogni
caso è convinto che la verità esiste anche se l'uomo per il momento
non è in grado di coglierla.
P. 247, “Un uomo di pensiero deve sentire il pensiero
che è creatore dell'universo; in virtù del quale le masse della
natura scorrono e ondeggiano.” L'uomo di pensiero sente l'intima
verità di Cartesio, “Cogito ergo sum”, sente perciò che
l'essenza dell'Universo è il pensiero.
P. 258, nel capitolo su Shakespeare è interessante
l'affermazione che l'opera del poeta inglese è basata su una
moltitudine di manoscritti precedenti, dovuti all'apporto di
innumerevoli autori anonimi. Shakespeare non ha inventato le trame
dei suoi drammi e spesso molti versi non sono suoi. Il suo merito è
di averli riscritti in uno stile superiore.
P. 293, “Napoleone o l'uomo d'azione”. Come dice il
titolo il genio di Bonaparte viene identificato nelle sue qualità di
self-made man, cioè di perfetto esemplare del borghese
intraprendente del XIX sec. Il segreto del suo successo fu proprio il
fatto che egli si identificò con la classe borghese emergente e
questa con lui. Le sue qualità di uomo d'azione sono quelle
dell'uomo d'affari che mira allo scopo e a questo sacrifica tutto il
resto, guidato da una mente fredda e calcolatrice. Ma l'altra faccia
della medaglia è l'egoismo assoluto di quest'uomo che lo ha portato
a immolare tutto e tutti al suo desiderio di gloria e di potenza. Il
risultato è stato la completa rovina della Francia e il suo esilio,
la sconfitta di chi crede solo in se stesso e non ripone altra
speranza che nell'azione umana.
P. 347, “Goethe o lo scrittore”. Le affermazioni di
Emerson circa l'ufficio e il valore dell'uomo di lettere potrebbero
essere condivise dallo stesso Nietzsche in quanto contrappongono la
figura del poeta e in genere dell'intellettuale nell'antichità a
quella che esso mostra nell'età moderna, dove la sua colpa consiste
nel fatto di non aver consapevolezza della sua missione.
P. 350, Goethe è definito “spirito libero e
dominatore”, osservazione quanto mai appropriata.
P. 376, dopo aver esaltato il poeta e scrittore tedesco
in quanto cercatore di verità il libro termina con questa
affermazione, molto suggestiva e profonda :
“Il segreto del genio sta nel non permettere che
esista per noi finzione o falsità; nel realizzare tutto ciò che
conosciamo; nell'esigere che vi sia buona fede, realtà, e un fine,
nelle manifestazioni più raffinate della vita moderna, nelle arti,
nelle scienze, nei libri, negli uomini; e prima di tutto, e in fondo
a tutto, e tra tutto, e senza fine, nell'onorare la verità,
praticandola.”
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