giovedì 5 aprile 2012

Ai templi di Agrigento




“ Ah ! faut-il éternellement souffrir, ou fuir éternellement le beau ?
Ch. Baudelaire, Le spleen de Paris, III.



Dimore degli dei,
porte del cielo,
altari eretti
a volti sereni
di una vita immortale,
perenne sogno di giovinezza
per noi infelici
tra la vita e la morte,
inebriati di silenzio
tra i lauri e i cipressi,
ricevete ancora in sacrificio
il mio saluto.
O gloria degli uomini,
sempiterni benevoli
concedete soggiorno ai buoni,
voi a chi ebbe la forza
di durare tre volte nei due regni
lungi da ingiustizia,
date l’isola dei beati
laggiù nell’alito del mare.
E l’Eco giunga alle porte
di Persefone : apra gli avelli
e le memorie tornino qui,
a rivivere come un tempo
nella luce del Padre,
quando la valle splendeva
d’acque e di marmi
e al cielo salivano i canti
e il fuoco dall’are.
Come tra voi ritorno
sento la vita affluire
alle radici ed inebriare il petto
di sacro amore,
voi cui non fu vergogna
il fiore della bellezza dolce
e il suono dell’armi bramato
e dell’eroe vittoria.
O Idea dell’uomo
sacra ed eterna,
vivesti qui nella valle
tra i templi candidi e dipinti
dei colori del cielo,
annuncio ai mortali
della futura sorte
d’Eracle, al cielo, al cielo
tornato dio, quali foste
anche voi, o caduti,
perché v’alziate, perché guardiate
in alto, al sole, al luminoso
azzurro, alla luce eterea,
all’incessante amorevole
sorriso del Padre.

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