domenica 29 aprile 2012

Coena Malkionis, 1





Incontrò Robert Malk che stava giocando a palla nel giardino antistante la villa. Era col maggiordomo tutto trafelato, ed indossava una maglietta rossa. Rosso in viso al pari dell’indumento, s’affannava a correre di qua e di là per far passare il pallone sopra la rete. Gli altri giocatori erano impegnati a lanciare occhiate alle ragazze che si trastullavano nella piscina, e che naturalmente meritavano quelle attenzioni.
A Henry cadde lo sguardo su una magnifica bionda, ma il ricordo della Valchiria gli fece accapponare la pelle. Quella bellezza germanica era per lui quasi il simbolo della tirannia.
Finita la partita proprio in quel momento, Robert s’asciugò la faccia con un ampio asciugamano premurosamente offerto dal maggiordomo. Quindi, dopo aver accolto Henry nel modo più caloroso possibile, introdusse gli ospiti nell’atrio donde entrarono nella vasta sala da pranzo, addobbata a festa.
Le ragazze, rivestitesi, si posero ognuna accanto al compagno stabilito dalla volontà del padrone di casa, e presero piacevolmente a chiacchierare del più e del meno. Con dieci minuti di ritardo, arrivò Hyacintha. Anche lei era stata invitata, e sino all’ultimo minuto aveva indugiato. L’accompagnava la collega Martha Warriors.
Accanto ad Henry si collocò la bionda avvenente, che aveva visto in giardino, e lo mirò cogli occhi azzurri, d’un azzurro glaciale. Ad Henry per poco non venne un colpo. Era lei, la Valchiria ! Incolpò la sua lieve miopia, per non averla riconosciuta.
“ Anche lei qui, Miss Iuno ! “ disse.
“ Si, caro Henry, come vedi il tuo capoufficio frequenta le stesse compagnie ! “
“ La cosa mi fa molto piacere, ma, ad essere sincero, non me l’aspettavo ! “
“ La vita è piena di sorprese “ rispose lei, lanciandogli un’occhiata ustionante.
Nel frattempo i convitati si erano immersi in discorsi banali o intellettuali a seconda degli interlocutori, mentre una musichetta espandeva le sue note nella sala, solleticando gli spiriti.
L’avvocato Malk non era ancora entrato.
La stanza era arredata in velluto rosso, dal soffitto pendevano pesanti lampadari aureolati di sfere di vetro dal colore blu. Una luce azzurrina s’effondeva sopra la tavola, la cui tovaglia scarlatta appariva come una gigantesca fetta di barbabietola.
Le posate d’argento coronavano piatti di porcellana cinese, i calici di cristallo di Boemia s’allungavano quali steli di giglio e contrastavano con la  robustezza dei vassoi degli antipasti, che sembravano urne di bronzo. Una spirale d’ottone, che terminava in una tromba, reggeva i salatini misti ad olive nere e verdi e a fettine di salame cosparse di senape.
Finalmente giunse, al suono di una musichetta, il padrone di casa, vestito d’un completo rosso fuoco e con un enorme sigaro in bocca.
“ Sedete pure, e, mi raccomando, niente complimenti ! “ disse, disponendosi sullo scanno di quercia che designava il posto d’onore, e attaccandosi al collo il tovagliolo scarlatto. Dopodiché guardava il resto della sala come avrebbe fatto un gallo dall’alto dello steccato, con quel bargiglio che gli pendeva dalla gola, o meglio come un tacchino nell’atto di fare la ruota.
Intanto venivano le prime portate cospicue. Ad un cameriere, mentre disponeva un vassoio d’argento sulla tavola, cadde una lunga caraffa argentea, che doveva contenere chissà quale misteriosa essenza, e si versò tutto il liquido sul pavimento. L’inserviente si precipitò a raccogliere la preziosa brocca, ma un urlo dell’avvocato lo bloccò prima che riuscisse a condurre a termine l’operazione. Il cameriere venne defenestrato, e, sopraggiunti gli sguatteri, si eliminò residuo e contenitore facendoli sparire nel bidone della spazzatura.
Nel frattempo le ganasce cominciarono a funzionare a pieno ritmo.
I camerieri elargirono dell’ottimo Chablis, mentre uno dei commensali cominciava a dire : “ Il tempo fugge, e il vino te lo fa dimenticare. Mi ricordo come fosse ieri che avevo ancora tutti i capelli e i denti più bianchi d’un cavallo, ed ora, sissignori, ora, quando mi guardo allo specchio, non mi riconosco più. “
“ Sarà che il vino t’ha fatto dimenticare anche la faccia che hai “ rispose un altro. “ Io faccio jogging tutte le mattine e non ho certo perduto i denti. Se tu invece di bere come una spugna facessi anche un po’ di sport, avresti la memoria più fresca. Guarda me, dal mattino alla sera non rimango in ozio un solo momento. Se mi fossi esercitato sin da piccolo a quest’ora sarei un campione, ma non mi lamento di certo perché seguo una dieta speciale, sono vegetariano … ”
“ Ma che fissazioni assurde ! “ continuò un altro convitato. “ Per me tutto è vano, e nonostante le belle ragazze che ci circondano, il tempo stringe. Il tempo, caro mio, è denaro. Non fai in tempo a voltarti da una parte che i soldi ti scappano dall’altra. E l’inflazione ! Il dollaro non vale più niente. Eh, siamo solo dei palloncini pieni di vento. Ci guadagnano di più le zanzare a cavarmi il sangue, che io con questa azienda che mi succhia come una sanguisuga. E gli operai ! Sempre in sciopero. Ci fossero ancora gli schiavi negri, sarebbe meglio. “
Il vicino di tavola ribatté : “ Non sono affatto d’accordo con questi discorsi da reazionario. Mi sembra che lei, caro signore, consideri il denaro come la sola cosa importante di questo benedetto mondo. La mentalità capitalistica ci rovinerà, perché ricercando solo l’utile e il nostro tornaconto perderemo di vista la poesia della vita. Lo dico sempre a mio figlio : impara, impara, studia con profitto, prendi bei voti e avrai una vera cultura. La cultura, caro signore, la Cul-tu-ra ! Non c’è nulla di peggio dell’ignoranza. Ma s’immagina, lei, un avvocato, un medico, un senatore, che non sappia chi era Shakespeare o Dante, Goethe o Keats, Omero o Virgilio e tutti quei signori che hanno fatto fortuna coi bestsellers ? E prenda in mano una storia della letteratura, sono tutti lì, lo sa ? Il Gotha letterario, una specie di Lions Club. Sissignore, famosi e ricchi, come quel celebre avvocato di Kansas City, come si chiama ? Ah, si ! Tyll Cheeciroo. “
A questo punto arrivò il dessert, dopo che la mensa ebbe sopportato un intenso traffico di piatti e di vassoi.
Martha Warriors, rivolgendosi all’avvocato Malk e sollevando il bicchiere colmo di champagne, fece un brindisi : “ All’illustre principe del foro e futuro sindaco della città, con i migliori auguri d’una fan. “ Robert Malk ammiccò in direzione dell’adulatrice, che era anche piuttosto carina, pregustando il godimento di nuovi possessi. Si, quella ragazza era destinata a una splendida carriera.
Intanto ci si alzò da tavola e ci si accomodò in un vasto soggiorno arredato da bei divani e poltrone, in cui si poteva sprofondare. Né mancò di circolare il whisky, servito da cameriere graziose abbigliate da conigliette, che solleticavano il fiuto dei convitati, dondolando ritmicamente il codino bianco.
Le altre ospiti se ne stavano un po’ annoiate a sorseggiare il drink, sbirciando con un pizzico d’invidia, quando ce n’era motivo, il disegno dei tétons du derrière delle colleghe, che il sesso forte ( si fa per dire ) si soffermava a valutare, rimuginandone le linee quasi fosse un’opera d’arte.
La cricca che faceva capo a Martha Warriors sussurrava ridacchiando vari commenti sugli uomini, commenti spesso maligni, ma che s’infrangevano come spuma intorno agli scogli quando l’attenzione cadeva su Henry Bottom. Qualcuna avrebbe desiderato vederlo in costume da bagno, solo Miss Iuno si asteneva dalla conversazione piccante con aria un po’ seccata. Effettivamente Henry, anche per quelle donne che non lo ammettevano ( perché ipocrite ) ma poi ci facevano cascare l’occhio lungo, aveva un gran bel paio di gambe.


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