sabato 5 luglio 2014

L'amore lontano

Il vento sulle onde soffia del lago
e vago si sperde
tra i rami delle rive
risonanti di echi notturni,
sovra il buio delle acque,
dove il canto trascende solitario,
e freme la terra destandosi
a quel canto all'alba fra i monti
oscuri, vivace sorgente
di un mattutino alato,
e dal suo nido si diparte.
La vallata invade un respiro
e per le selve
e via via su per le cime
su tra gli ondosi abeti bruni,
e sopra le erte rocce
del giorno bionde già ai nati strali.
Soffia il vento
tra i rami dei larici,
alti nella profonda selva
e i fiori si destano
dal velo di rugiada e balzano
scoiattoli, fulvi tra le fronde.
Come alita ebra sull'erbe e fra i rami
una musica sulle onde del lago fluisce
e la melodia s'insinua lieve
fra canori echi nella foresta sonora,
di branca in branca
sino alle ardite rupi
rapita, ove un rapace
tacito sovrasta.
Una misteriosa e soave e ineffabile
e malinconica musica
si propaga per la valle presaga.
E d'ignote armonie empie
le conche dei torrenti vuote
fra gli scogli avidi e bramosi
di note nuove
delle nubi celesti.
Dolce attesa sorge
e cresce dei tronchi nel cuore.
Una dolce attesa screpola le scorze
e le foglie agita in un brivido,
tremano nell'ansimo di vita,
tra il popolo centenario nuova linfa
serpeggia e il loro mormorare
sale più forte, simile a spontaneo
canto, lunghe frondute braccia s'incrociano
e in un pegno si toccano d'amore.
Respira la foresta e il vento avvolge
e attraversa i vividi rami e luminoso
dell'aroma s'impregna del bosco
e al canoro enfiare
d'inesausta tuba
segue la luce,
di cometa come coda
nel vasto si stende
delle stelle silenzioso spazio.
Trema la foresta innanzi al mistero
di vita, meravigliata e muta,
e là nel cielo un grande lume,
rosso braciere,
annunciatore è di speranza,
quale radioso viso di fanciulla
sulle acque si specchia
lievemente scosse dalla brezza,
e gli occhi vivono
della vita immortale,
azzurri nel cielo sereno,
e del mezzogiorno il silenzio
è la sua grazia.
Lucente l'onda si diffonde
lentamente iridata,
e i raggi in un manto fiorito
così posano sulle crespe onde del lago
e sui morbidi prati
alle rive. E rivive
anche in me l'immortale
sorte dell'uomo mortale
e a contemplare mi volgo
l'altra riva del grembo
scintillante.
Un bagliore, riflesso del candido spiro
del giorno, ora mi volge
un saluto d'intesa, cenno
d'amato consenso,
e come bianco cigno
sull'acque fluita radianti
con i dardi del sole.
Da quali regni muovi remoti
alla mia desolata sponda
o bramato sogno ? Gli occhi,
di lacrime velati, appena ti scorgono
e il timore, che la mano
mia vana un'ombra abbracci,
mi opprime.
Ma io attendo qui, su questa
riva, e il volto fermo al tuo fulgore,
che brilla sopra l'acque trepide
e invincibile corona
l'eterno sorriso.







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