Nella città di Bassora, anticamente, viveva un uomo molto ingenuo.
Un giorno, mentre passava accanto alla piazza del mercato, un tale gli si avvicinò e gli mostrò un magnifico pappagallo. Però non lo voleva vendere, dicendo che era troppo prezioso. L’ingenuo allora s’incuriosì e domandò quale mai virtù avesse così straordinaria da non poter essere venduto.
“ In realtà “ rispose il mercante “ lo potrei vendere, ma a caro prezzo. Devi sapere, buon uomo, che questo uccello ha la capacità eccezionale di svelare ogni adulterio.”
“ E come è possibile ? “
“ E’ semplice. Quando s’accorge che la moglie del suo padrone tradisce il marito, si mette a gridare : “ Cervo ! Cervo ! “ In questo modo il marito è avvertito e può prendere provvedimenti. “
L’ingenuo, che voleva provare la fedeltà della moglie, lo comprò all’istante e se lo portò a casa. Era uscito con un sacchetto di monete d’oro, che erano tutti i suoi risparmi, e lo aveva speso per quell’acquisto.
La moglie, quando lo vide col pappagallo, si meravigliò e s’arrabbiò addirittura non appena seppe quanto gli era costato.
Ciò non fece che aumentare i sospetti del marito nei suoi confronti. L’uomo era afflitto da una gelosia morbosa, perché si rendeva conto di non essere furbo come gli altri.
E così, ogni mattina, interrogava il pappagallo e quello, stimolato e non sapendo dire altro, si metteva a gracchiare : “ Cervo ! Cervo ! “ Il marito furibondo riempiva di botte la moglie, anche se non si capacitava di come potesse tradirlo, stando tutta la notte a letto con lui.
Questo fatto si verificò per una settimana, dopodiché la moglie si stancò d’essere malmenata ingiustamente e pensò alla vendetta.
C’era nella bottega del marito, che faceva il calzolaio, un bel garzone, giovane di vent’anni, che apprendeva il mestiere. La donna, che non aveva oltrepassato la trentina, ed era florida tanto da far girare la testa a ogni musulmano che incontrasse per la strada, nonostante portasse il velo da buona credente, mise gli occhi addosso al ragazzo.
Quello, che era, al contrario del suo datore di lavoro, un vero volpone, s’accorse subito della disponibilità della donna, ed essendo in un’età molto propensa a certi sollazzi, non appena si trovò solo con lei fece quanto il marito temeva.
Dopo aver sfogato gli ardori, i due pensarono al problema del pappagallo. Il giovanotto ebbe un’idea : riportare al venditore il pappagallo parlante e farselo sostituire con un altro non ammaestrato.
Quando i due amanti proposero lo scambio al mercante imbroglione, costui accettò prontamente, dato che ci guadagnava una nuova possibilità d’ingannare qualche altro merlo, e così diede loro un pappagallo, identico al primo, ma del tutto ignaro del linguaggio umano.
La donna ripose l’acquisto sul trespolo, e quando il marito tornò dal lavoro e interrogò l’uccello, passandogli davanti, non ebbe la tanto paventata risposta. Contento, anzi fuori di sé dalla gioia, iniziò ad assaporare con piacere la vita coniugale.
Ogni mattina interrogava il pappagallo e quello se ne stava muto. Lieto il calzolaio se ne andava in bottega e poi si recava da un gioielliere, dove per circa un mese acquistò doni di gran prezzo per la moglie rinsavita.
Quella, intanto, se ne stava a letto quasi tutto il giorno con l’amante novello ( il quale s’era finto malato e non si recava a lavorare ), che, a dir la verità, non fu l’unico.
Visto che la sua onestà le aveva fatto guadagnare solo botte da orbi e invece l’essere adultera le forniva il piacere degli amanti e la gratitudine del marito, ella diventò la donna più allegra della città.
Quanto al marito ingenuo, pienamente soddisfatto, divenne il più gran cornuto di Bassora.
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