Camillo Boito in Narratori settentrionali dell’Ottocento Torino, UTET, 1970
Un corpo (1870), pag. 663, ritratto della donna fatale :
“ Il suo volto ricordava la testa di quella cara Euterpe, che sta nel museo di Berlino : il naso non si staccava dalla fronte se non per una dolcissima sinuosità; gli occhi lunghi, rialzati un po’ verso il mezzo della faccia, parevano tracciati con l’arco di un compasso; le labbra ferme scendevano un tantino alle estremità, unendosi per due infossature quasi impercettibili alle narici; il mento disegnava con le guance la curva rovesciata di una perfetta parabola. L’Euterpe ha i capelli increspati, e s’indovina che sono biondi; quelli di Carlotta erano biondi e increspati, e componevano, per annodarsi dietro, come nella figura antica, due larghe trecce in giro alla fronte e sopra le orecchie. Nel viso di Carlotta non era peraltro niente di quella freddezza un po’ sdegnosa e solenne, ch’è quasi sempre il carattere de’ volti greci; anzi nella perfezione attica della forma portava i segni di una gaiezza facile, aperta, buona : e gli occhi azzurrini compievano il ritratto dell’anima ingenua.
Quanto al colore, lo splendor di Tiziano e la finezza del Van Dyck non sarebbero bastati. In quel candido si notavano de’ passaggi ammirabili quasi dall’azzurro al cinabro : sotto la pelle liscia, fresca, trasparente scorreva la vita fervida. ”
Tutto il racconto è improntato sul tema della bellezza fisica, dell’estetica e dell’arte, della vita intesa da un punto di vista rigorosamente materialista alla luce di convinzioni positivistiche.
Pag. 689 : altra descrizione “estetica“ : “ I capelli bruni staccavano sul largo guanciale contornando il viso pallidissimo, che il beato da Fiesole doveva avere disegnato sospirando : e, su quel disegno, Donatello le belle guance smunte e il bel mento e la fronte pura e le labbra sottili ed il naso appena aquilino aveva modellato certo in terso alabastro. “ La seguente espressione riecheggia una espressione di Flaubert in Salammbo ( 1862 ). L’autore francese nel presentare l’eroina cartaginese aveva scritto : “ Ses prunelles semblaient regarder tout au loin au-delà des espaces terrestres “ ( G. Flaubert, Salammbo, Paris, Gallimard, 1970, pag. 57 ) e Boito dice : “ Gli occhi, con uno sguardo dritto orizzontale, fissavano qualche cosa al di là del muro della sala, qualche cosa al di là forse della terra. “
Senso ( 1883 ) : presentazione della donna fatale ( la contessa Livia ). Dice la contessa Livia ( pag. 736 ) : “ Sono altera di sentirmi affatto diversa dalle altre donne; il mio sguardo non teme nessuno spettacolo; c’è nella mia debolezza una forza audace; somiglio alle Romane antiche, a quelle che giravano il pollice verso terra, a quelle di cui tocca il Parini in una ode … “
Pag. 739 : ritratto del dongiovanni Remigio : “ … un misto di Adone e di Alcide. Bianco e roseo, con i capelli biondi ricciuti, il mento privo di barba, le orecchie tanto minute che sembravano quelle di una fanciulla, gli occhi grandi e inquieti di colore celeste : in tutto il volto una espressione ora dolce, ora violenta, ma di una violenza o dolcezza mitigata dai segni di un’ironia continua, quasi crudele. “ A proposito della piccolezza delle orecchie vedi la vita di Byron di Maurois ( A. Maurois, Don Giovanni o la vita di Byron, Milano, Dall’Oglio, 1953 ) al cap. XIII, pag. 109, viaggio del poeta in Grecia. Il pascià di Giànina, Alì, signore dell’Albania, affermò di aver riconosciuto i nobili natali di Byron dalle sue orecchie piccole, dai capelli ricci e dalla bianchezza delle mani ( pag. 113 ).
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