Macrobio,
Commento
al sogno di Scipione,
Milano, Bompiani, 2007
P.
238 (2. 3). Attacca la setta degli Epicurei, che non accetta la
tradizione platonica riguardo all'immortalità dell'anima ( mito di
Er nella Repubblica
).
P. 244, cap. 17 : “… ita a prudentibus arcana sua
voluit per fabulosa tractari.” ( la natura esige dai saggi che si
occupino dei suoi segreti attraverso narrazioni simboliche ).
P.
256, I, 4, 4 : il luogo delle anime beate è la galassia. Cfr. Johann
Jakob Bachofen, La
dottrina dell'immortalità della teologia orfica
e G. de Santillana, Herta von Dechend, Il
mulino di Amleto
( vedi schede di lettura su questo blog ).
Cap. 6, lunga trattazione sul valore dei numeri, secondo
la tradizione pitagorica ( cfr. Platone e Plotino sulla monade ).
P.
284 ( 46 e 47 ) vedi : “mundanae animae origo septem finibus
continetur ...” ecc. Concezione orfica. Origine dell'Anima del
Mondo. Vedi p. 84 della Teologia
orfica
di Bachofen. Lo schema del cielo dove sono i sette pianeti
corrisponde alla struttura dell'anima.
P. 48 vedi considerazioni sulla luna e sul sole e
Bachofen p. 84.
P. 293 – 294 : interessanti considerazioni sul valore
del n. 7 nella vita umana.
P. 318, I, 9, 10 : dottrina orfica della sede delle
anime, fuori dal corpo, prima o dopo la reincarnazione e la morte :
“Animis enim necdum desiderio corporis inretitis siderea pars mundi
praestat habitaculum et inde labuntur in corpora. Ideo his illo est
reditio, qui merentur. “
P. 326, I, 17 : l'inferno è il corpo, la nascita è di
fatto una morte per l'anima, la morte del corpo è una rinascita
dell'anima nel mondo superiore del cielo fra gli dei.
P.
328, I, 11, 7 : abitanti della luna, credenza negli extraterrestri
già propria degli antichi ( vedi la Storia
vera
di Luciano ).
P.
330, caduta dell'anima nel corpo. Corpo eterico : “In singulis enim
sphaeris quae caelo subiectae sunt aetheria
obvolutione
vestitur.” La teoria del corpo eterico propria dei teosofi
suggestionati dalla filosofia indiana riceve qui una testimonianza in
più ( cfr. Arthur E. Powell, Il
doppio eterico e altri fenomeni,
Milano, Alaya, 1994 ).
P. 332, I, 12. Le porte del cielo ( solstizio nel
Capricorno e nel Cancro, anche se attualmente i segni sono diversi
per la precessione degli equinozi ). Discesa per queste porte e
salita delle anime, dal cielo e al cielo, secondo la tradizione
orfico-pitagorica ( vedi commento p. 607, molto interessante ).
P. 333-334, discesa dell'anima nel corpo. Oblio da parte
dell'anima incarnata della propria natura divina.
P. 336 (10) la conoscenza come reminiscenza, quanto meno
l'anima ha dimenticato della sua vita tra gli dei tanto più conosce.
P.
336 (12) simbologia degli Orfici ( che sono alla base del pitagorismo
platonico ) : Dioniso come mente che si divide nella molteplicità
della materia per poi ritornare all'unità originaria.
P. 340, concezione dell'anima umana, della sua origine e
dei suoi doveri. Divieto del suicidio. Concezione tutto sommato assai
simile a quella cristiana ( I, 13, 3 e seg. ).
P. 342-346, libro I, 9-17, sul suicidio. Sostiene le
argomentazioni di Plotino, cioè che il suicidio è determinato dalle
passioni e perciò contamina l'anima.
P. 346, I, 14, 1, l'affermazione è di matrice orfica (
vedi Bachofen ) : “hisque (hominibus) animus datus est ex illis
sempiternis ignibus, quae sidera et stellas vocatis; quae globosae et
rotundae, divinis animatae mentibus, circos suos orbesque conficiunt
celeritate mirabili.”
P. 348 (14, 2) : parentela o meglio origine dell'umanità
dalle anime astrali. 14, 3, 4 : importante la distinzione tra animus
e anima. Il primo è la mente, lo spirito, la seconda il soffio
vitale, che tiene in vita l'essere animato. Stessa distinzione in
Bachofen.
NB cfr. Il mulino di Amleto, p. 282, 287, 357.
P. 354, I, 15-16 : l'Anima del Mondo pervade di sé
tutti gli esseri che pertanto sono in comunione con Dio. I, 16, gli
uomini hanno in comune con gli astri la ragione, la mente e ciò li
pone al di sopra degli altri animali.
P. 358, I, 15, 1. Si ribadisce che il circolo latteo è
la sede delle anime beate.
P. 374, I, 17, 8 : “Nam cum animae, quae incorporea
est, essentia sit in motu ...”, si afferma che l'Anima cosmica
eterna è in perenne movimento, e che questo è la caratteristica
fondamentale di ciò che vive.
P. 422, I, 21, 33-36 : esposizione della dottrina orfica
della separazione operata dalla luna tra mondo divino degli astri e
mondo corruttibile sublunare ove vivono gli uomini.
Libro II, 1, p. 436 : armonia delle sfere. “In caelo
autem constat nihil fortuitum, nihil tumultuarium provenire, sed
universa illic divinis legibus et statuta ratione procedere.”
Per il testo seguente cfr. Schuré, Storia del dramma
musicale, a proposito della musica greca (vedi scheda relativa su
questo blog).
P. 438 ecc. Per quanto riguarda la musica di origine
pitagorica ( ossia la musica antica, la teoria musicale studiata
nelle scuole ) si vede chiaramente che se la musica ha da unirsi a
qualcos'altro, questo certamente non è la parola ma il numero. La
diversità e gli accordi dei suoni sono infatti regolati da rapporti
numerici e da essi nascono. Che poi tale varietà e contrapposizione
possa fare nascere diverse sensazioni uditive e diversi sentimenti
questo non è dovuto all'unione con la parola ma è proprio della
musica. La parola esprime però qualcosa in più : l'idea.
P. 444. Segue l'esposizione della relazione tra numero e
figure in geometria. Al punto corrisponde la monade come origine dei
numeri in quanto dal punto derivano tutte le figure e le relazioni di
spazio.
P. 446. L'Anima del Mondo secondo la tradizione
platonica è contesta dei primi numeri dalla monade all'ottonario per
i numeri pari e per i numeri dispari al numero ventisette, che è il
triplo di nove. Quindi dalla monade segue la successione ternaria 2,
4, 8 per i pari e 3, 9, 27 per i dispari. A questi numeri segue
un'ulteriore suddivisione armonica e numerica, come è ricavato dal
testo platonico del Timeo.
P. 452-453. Sostiene che le Sirene e le nove Muse non
sono altro che la personificazione della musica celeste e l'anima
umana stessa è l'espressione dell'Armonia musicale celeste, alla
quale, morto il corpo, ritorna come alla sua propria sede.
P. 454-456. Le cause della musica sono innate nell'Anima
del Mondo, la quale provvede alla vita di tutti gli esseri viventi, a
buon diritto quindi tutto è sottoposto al potere della musica,
perché l'Anima celeste, che tutto anima, deve la sua origine alla
musica.
P. 514, sostiene che all'Egitto non nocquero mai le
catastrofi naturali proprie al resto della terra e perciò “infinita
annorum milia in solis Aegyptiorum monumentis librisque releguntur.”
Vedi il libro della Yates, Giordano Bruno e la tradizione
ermetica, Bari, Laterza, 2010, a proposito della fama dell'Ermete
egiziano detto Trismegisto in Occidente. Macrobio abbraccia la
dottrina platonica e in genere orfica dei cicli cosmici e
dell'alterna distruzione e rinascita del mondo, limitandosi però
all'umanità. La distruzione e la successiva rinascita riguardano
cioè soltanto il genere umano, non il resto del mondo ( “incolumi
mundo” ).
P. 518. Ecco il grande anno, cioè il ritorno di tutto
il cielo al punto di partenza del grande ciclo cosmico che dura
quindicimila anni. La tradizione dell'annus magnus è presente in
tutta l'antichità, vedi ad es. il Timeo di Platone. In epoca
recente è stata trattata esaurientemente da De Santillana e Von
Dechend nel Mulino di Amleto. La concezione del tempo ciclico
e non lineare è tipica del mondo antico e questo spiega anche la
tradizione del diluvio universale, mito che non è soltanto biblico.
P. 520. L'anima dell'uomo è immortale, anzi essa è un
dio, invece il corpo è mortale. Nell'interpretazione del passo
ciceroniano Macrobio ricorre alle Enneadi di Plotino. Ma è la
stessa concezione che troviamo nei libri attribuiti a Ermete
Trismegisto ( cfr. Giordano Bruno e la tradizione ermetica
della Yates ).
P. 522-523, viene riferita l'opinione di Plotino circa
l'essenza dell'uomo. Essa è l'anima “qui verus homo est” mentre
il corpo è l'animale animato da essa, che muore quando l'anima, che
lo regge, lo abbandona. Ma l'anima è immortale e corrisponde per
similitudine a Dio che governa il mondo. Come Dio infatti l'anima
governa quel mondo più piccolo che è il corpo. Si parla così di
macrocosmo e microcosmo essendo l'uomo il piccolo mondo
e Dio il reggitore del grande mondo, “mundum magnum hominem, et
hominem brevem mundum esse.”
P. 526, viene trascritto il brano di Cicerone relativo
all'anima, in cui l'argomentazione sulla sua immortalità è basata
sulle affermazioni del Fedro di Platone. Tali affermazioni si
incontrano anche nelle dottrine Yoga e Sankhya dell'antica India (
cfr. G. Tucci, Storia della filosofia indiana, Bari, Laterza,
2012, p. 73 ).
Libro II, 14-15, argomenta contro i sillogismi di
Aristotele, dopo averli esposti, a proposito dell'anima come
principio del movimento. Aristotele infatti affermava che l'anima se
è principio del moto non può muoversi a sua volta, contrariamente
all'affermazione di Platone dell'anima che si muove ed è principio
del movimento.
P. 564 (16, 26). Necessità dell'esistenza dell'Anima
del Mondo, che muove tutto il cielo e l'universo e si muove a sua
volta. Critica ad Aristotele sull'impossibilità di un principio
motore immobile e sul fatto che il movimento del creato e dell'uomo è
determinato dall'anima che tutto muove e muove anche se stessa. Si
noti che l'idea dell'Anima del Mondo è fondamentale per la filosofia
ermetica del Rinascimento e per la magia, combattute in ultimo da
Mersenne e dalla nascente scienza moderna cartesiana, che appunto
negavano risolutamente l'Anima del Mondo in nome del meccanicismo .
P. 570, II, 15-16. Anche qui si coglie la concezione
neoplatonica, orfica e animistica che sarà recepita dalla magia
rinascimentale. La filosofia naturale si occupa dei corpi divini, gli
astri ( “naturalis quae de divinis corporibus disputat” ) e tra
questi il sole ha il primato, anche se non si afferma chiaramente la
teoria eliocentrica ( “deque principatu solis” ).
L'ultima frase del commento afferma che in quest'opera
di Cicerone è contenuta tutta la filosofia.