domenica 21 febbraio 2021

Romano Cima, Chiedo scusa se parlo di Maria.

 



Romano Cima, Chiedo scusa se parlo di Maria, Ventimiglia, Philobiblon edizioni, 2021




P. 11, nell'introduzione si circoscrivono gli eventi narrati tra la seconda metà degli anni settanta e i primi anni ottanta. Il dibattito intorno alla coppia e al matrimonio richiama la polemica di Pasolini negli Scritti corsari (19 gennaio 1975. Il coito, l'aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti). La vicenda si svolge prevalentemente in Toscana, tra Firenze, Lucca e Viareggio.

P. 18-19, il dialogo tra il protagonista e Marilena, la ragazza femminista greca, è quanto mai scorrevole e vivo. L'autore sa creare i personaggi come uno scaltrito romanziere anche se questo romanzo si presenta come una sorta di reportage, di testimonianza d'ambiente e di costume. Il primo capitolo è decisamente ben riuscito e termina con una battuta spiritosa e maliziosa, dal momento che è pieno di quel fervore di vita scaturito dalla liberazione sessuale, che allora doveva travolgere come un'ondata di fulgida acqua marina.

Nel secondo capitolo si profila il pericolo che l'ideologia s'inserisca nei rapporti tra i sessi e ne corrompa le relazioni naturali, s'indovina da questo indizio lo sviluppo degli avvenimenti successivi.

P. 27, quando descrive la sua amicizia con Anna il narratore-protagonista mi ricorda Le diable au corps (1923) del Radiguet.

P. 30, il breve saggio sull'importanza del linguaggio corporeo termina in una trovata spassosa, nel confronto tra San Francesco che conosceva la lingua degli animali e radunava migliaia di uccellini intorno a sé e Federico suo emulo. Che gliene importa dell'inglese ? Conosce un linguaggio ben più internazionale, anzi interanimale :


Un giorno vado sul molo e provo a radunare tutti i gabbiani che volano, ci riesco senz'altro, dopo questa prova nessuno può più parlarmi dell'importanza dell'inglese.


P. 31, le emozioni pervadono d'amore l'animo di Federico al cospetto di Anna e si risolvono in sensazioni caleidoscopiche, che hanno l'effetto di suscitare un sorriso nel lettore, di fronte a questa calda e vivace comicità.

P. 36-37, fluire di reminiscenze di letture filosofiche, acutamente interpretate, che si mescolano a ricordi di scuola in una vita interiore capace di leggere nel pensiero altrui e di aprirsi così in improvvisi slanci lirici. Vedi la poesia Ragazza del mare ed altre che inaugurano qui una sorta di prosimetro.

P. 39, ecco un capitolo interessante, “Coppie chiuse e coppie aperte” in cui il protagonista scopre di essere triplicemente cornuto. Ma i costumi cambiano e non possono più essere quelli dei nonni : “libero amore in libero Stato”.

P. 42, ménage à trois di Anna, Andrea e Federico in nome dell'amore libero e della coppia aperta, ma Federico non è troppo contento. I tre vanno a letto insieme, e l'esperimento fallisce, non chiudono occhio per tutta la notte senza far nulla e al mattino si congedano di cattivo umore.

Il capitolo “Viaggio in Marocco” esordisce subito con un episodio di rapporto innovativo e qui il ménage à trois richiama nientemeno che l'esempio di Nietzsche, anche lui grande innovatore, ma sfortunato :


Anche Nietzsche aveva provato un rapporto aperto con Lou Von Salomé e Paul Rée, ma poi l'hanno trovato a Torino che piangeva abbracciando un cavallo. (p. 46)


A p. 54 supera Radiguet (leggi, leggi, lettore !)

Purtroppo tornano a Viareggio, dopo questo viaggio da Mille e una notte, pieno di scenette tra l'assurdo e il faceto, come la richiesta ossessiva, da parte d'un usciere spagnolo dopo una corrida, di un rosario benedetto dal Papa, come se tutti gli italiani fossero di casa a San Pietro. Naturalmente al ritorno prendono il treno senza pagare il biglietto e finiscono tra le braccia della polizia ferroviaria.

P. 61-62, si parla della Grecia e dell'omosessualità di Leonardo da Vinci ed ecco che spunta l'omosessuale che scrive una lettera d'amore a Federico.

P. 65, Anna se ne va senza Federico ma accompagnata da amiche e da Andrea in un altro viaggio, questa volta in Grecia. Al ritorno assistiamo alla tortura del cornuto, quando Andrea confessa candidamente di essere andato a letto con Anna. Naturalmente Federico da buon laico deve rimanere impassibile.

P. 66-67, a parte le acrobazie della masturbazione in cui Anna sembra essere una campionessa, devo dire che lo stile colpisce per la spontaneità. Non si tratta di un testo elaborato o meditato da questo punto di vista, ma è scritto di getto così come scorre il pensiero.

P. 68, insomma Federico si è scelto una che va a fare all'amore con tutti i ragazzi che le piacciono e non solo, di conseguenza in lui si manifestano dolori di tipo psicosomatico (gli viene da vomitare).

P. 69, nel capitolo intitolato “Carlo” sorgono dubbi sul valore del laicismo sessuale e sulla coppia aperta. Federico comincia a rimpiangere la vecchia famiglia borghese, dove ogni sesso aveva il suo ruolo ben determinato e lo scopo della famiglia era mettere al mondo i figli ed educarli.

P. 79, ci si avvicina all'oscenità, ma la pratica cui ci si riferisce viene riportata anche da Rousseau nelle Confessioni, a proposito del piacere solitario.

Bello il cap. “Il babbo di Anna”, che nel finale malinconico sottolinea il disagio e il dolore provocati dalla divisione del nucleo familiare in seguito al divorzio o alla separazione.

P. 89, il capitolo “L'aborto” chiarisce il filo conduttore della narrazione, quello appunto dell'articolo di Pasolini. A questo si unisce il tema dell'omosessualità con Andrea che da amante di Anna si rivela invece gay confesso, in procinto di partire per New York o San Francisco, in una società tollerante e comprensiva, anche se questo per un comunista rappresenta una sorta di apostasia, trattandosi di riparare nella patria del capitalismo. Il protagonista nel suo rapporto con Anna ha raggiunto il suo punto più basso, quasi invidia al parco una famiglia di cigni per l'affetto che hanno verso i loro piccoli. Davvero l'uomo mostra di essere inferiore alle bestie !

Da p. 94 (“Egliano”) il tono satirico della narrazione viene sostituito da uno più meditativo e nostalgico (gli anni della guerra narrata dagli anziani parenti), piacevole ma meno avvincente.

Nel capitolo “Società e pazzia” (p. 110) è evidente che il mito del libero amore è ormai superato dalla tendenza del tutto naturale all'amore esclusivo di coppia. Federico ripudia la dogmatica ideologica per tornare al sogno di una famiglia tradizionale. E così simbolo della società libertaria diventa la zia pazza di Anna.

P. 120, nel capitolo “Bianca e la gelosia” Federico ha un rapporto con l'amica Bianca, studentessa di medicina, ma poi gli viene la brutta idea di riferirlo alla sua cara Anna, la quale non contenta di farlo regolarmente cornuto, s'ingelosisce terribilmente tanto da fare una scenata a casa di Bianca. E' la solita storia : le donne vogliono la parità nei confronti dell'uomo, ma non vogliono che l'uomo abbia la parità nei loro confronti. Qual è la suprema aspirazione di una femminista ? Sodomizzare il maschio !

Anna continua la sua splendida carriera di libertaria e così va a letto con Carlo. Federico lo viene a sapere, incontra il rivale per strada e con un calcio gli rompe la milza. Subisce quindi un processo e viene condannato con la condizionale. E' interessante il turbine dei pensieri, anche di matrice filosofica, che si agita nella mente di Federico, così come gli incubi che lo assillano la notte prima del processo. Il nostro autore commette qualche solecismo ogni tanto, ma non guasta, rende tutto più immediato e spontaneo.

P. 139, ci si avvicina all'epilogo, ma ecco una splendida descrizione dei dintorni di Viareggio al tramonto, degna d'un maestro di stile. Il nostro autore ricorre a similitudini molto originali e perfettamente azzeccate.

Terminata la lettura dell'opera, quale impressione rimane ? Quella della confessione un po' amara d'un uomo sincero, disilluso, ma che ha vissuto. E' infatti di vita vera che è intessuto questo racconto ed ha come la vita i suoi risvolti comici insieme ai drammi e all'inevitabile malinconia.







sabato 13 febbraio 2021

Zefiro

 


Come nel manto verde si riveste

la forma di vita ai soffi dei venti

a stormi sovra il mare azzurro, attenti

brillano gli occhi delle foglie, deste


all'ali della luce, sulle membra

d'Apollo pallide. Non ombra ancora

è nello sguardo che palpita e sembra

un lago ondeggiante nell'aurora.


Raggio che indora un coro di fanciulle,

quando vaneggia di promesse il ciglio

e sui prati sovrasta un aureo giglio


e le valli si colmano di culle,

varii scrigni ove il divino figlio

muove le membra ad agio e s'innamora.








domenica 7 febbraio 2021

Orazio, Epistole, II

 



Orazio, Epistole, II, vv. 103-117

(sulla mania di scrivere)




Romae dulce diu fuit et sollemne reclusa
mane domo uigilare, clienti promere iura,
cautos nominibus rectis expendere nummos,               105
maiores audire, minori dicere per quae
crescere res posset, minui damnosa libido.
Mutauit mentem populus leuis et calet uno
scribendi studio; pueri patresque seueri
fronde comas uincti cenant et carmina dictant.               110
Ipse ego, qui nullos me adfirmo scribere uersus,
inuenior Parthis mendacior et prius orto
sole uigil calamum et chartas et scrinia posco.
Nauim agere ignarus nauis timet; habrotonum aegro
non audet nisi qui didicit dare; quod medicorum est               115
promittunt medici; tractant fabrilia fabri:

scribimus indocti doctique poemata passim.