sabato 21 maggio 2011

Eternità

Eternità


Luna che sorgi tra i vapori della notte,
immenso disco d’ambra,
radiante dea
occhio severo degli inferi,
assetata di vittime,
sposa del Sole vittorioso,
tu che fra le nubi della terra,
cupi manti lacerati dai venti,
t’alzi
siccome colei che s’alza dal giaciglio
della morte,
e ti sollevi sopra le alte montagne,
ascolta il mio canto.
Esso si disperde nel tuo silenzio
come il vagito d’un infante,
ma un vecchio infante
che s’apre alla vita,
che si chiude alla vita,
poi che troppo ha vissuto
pur non vivendo.
Il ruscello scintillante
nella tua luce argentea
scorre e non si ferma,
eppure è qui innanzi a me
e a te, sempre corrente
limpida, sempre fugace
riflesso
del tuo sorgere, del tuo eterno
viaggio, del tuo tramonto
ed alba occidua oltre l’orizzonte,
nel regno
al di là.
Oh, ascolta !
Eterno è l’attimo,
eterno è il mutamento
e vario non è che il variare delle onde
dell’eterno mare,
e i suoni corrono
sopra il silenzio.
Ora lo sento mugghiare
contro la costa
nera nella tempesta,
mentre che tu t’alzi
fra le lacere nubi,
o dea d’ambra,
sulle nere montagne.

venerdì 6 maggio 2011

Antica poesia

 O luminoso respiro che inondi
tra la fronda canora le ombre lievi
del sogno lontano, dove riposa
mia dimora per sempre, tra verdi
arcani, o scorribande del sole,
o sorriso ultimo d'esilio,
vieni, tormento e pace. Dove
riposa il flutto e canta la stirpe
delle api, qui scorre il dolce miele
di primavera, e sertocoronati
cori alla valle effondono il silenzio.

giovedì 5 maggio 2011

Versi ritmici

 Chi non vide mai l'alte nubi
una sull'altra nell'oceano del cielo,
vele della nostra navicella di sogni,
o dalle vette innalzato sui monti
quasi su schiene di giganti,
o sulle infinite pianure del mare,
mai non ebbe il dono delle Muse,
né il rapimento, né l'amore divino.
Ma tu, o amico, abbraccia il tuo genio,
quanto è in te di più nobile,
poiché, tu non sai ancora, in verità
sei quell'angelo che brilla
tra le nubi rosate, ed apre,
candido cigno, le sue limpide ali
verso l'eterno Olimpo.

A una bagnante sconosciuta

 Tu che maestosa incedi serena
a metà della via, tra la riva
ed il mare, che miri senza pena
verso il porto lontano, tu, o diva,

fulva la chioma alla nuca avvinta,
al sole disveli il collo, precinta
alle spalle di grazia, e nell'acque
t' immergi ora, dove limpida nacque

l'onda al vento dorata e feconda,
mentre il raggio i capelli ti corona,
nobile anima. Ora alla sponda

s'espande il mormorio, risuona
nei flutti il coro dei gabbiani, il cuore
tra l'onde d'oro esulta allo splendore.

Ti volgi, e l'orizzonte diviso
dal mare additi a me con un sorriso.

lunedì 2 maggio 2011

La foresta

La divina foresta, spessa e viva,
mormoreggiava di tra i raggi lenta
e d'ogni fronda, d'ogni fiore auliva
dalla cima dorata all'erba spenta,

e il ruscello tortuoso s'insinuava
quale magica serpe fra giunchiglie;
su meandri azzurri e verdi arcava
gotica volta in corolle vermiglie.

Poi correva giù, per le vallate,
e si perdeva fra i massi, rigirava
ancor schiumante in onde intorbidate.

E nella bruma della piana immensa
poi si smarriva fra la messe densa,
e nell'ignota e oscura via entrava.