sabato 28 settembre 2019

Macrobio, Commento al sogno di Scipione


Macrobio, Commento al sogno di Scipione, Milano, Bompiani, 2007


P. 238 (2. 3). Attacca la setta degli Epicurei, che non accetta la tradizione platonica riguardo all'immortalità dell'anima ( mito di Er nella Repubblica ).
P. 244, cap. 17 : “… ita a prudentibus arcana sua voluit per fabulosa tractari.” ( la natura esige dai saggi che si occupino dei suoi segreti attraverso narrazioni simboliche ).
P. 256, I, 4, 4 : il luogo delle anime beate è la galassia. Cfr. Johann Jakob Bachofen, La dottrina dell'immortalità della teologia orfica e G. de Santillana, Herta von Dechend, Il mulino di Amleto ( vedi schede di lettura su questo blog ).
Cap. 6, lunga trattazione sul valore dei numeri, secondo la tradizione pitagorica ( cfr. Platone e Plotino sulla monade ).
P. 284 ( 46 e 47 ) vedi : “mundanae animae origo septem finibus continetur ...” ecc. Concezione orfica. Origine dell'Anima del Mondo. Vedi p. 84 della Teologia orfica di Bachofen. Lo schema del cielo dove sono i sette pianeti corrisponde alla struttura dell'anima.
P. 48 vedi considerazioni sulla luna e sul sole e Bachofen p. 84.
P. 293 – 294 : interessanti considerazioni sul valore del n. 7 nella vita umana.
P. 318, I, 9, 10 : dottrina orfica della sede delle anime, fuori dal corpo, prima o dopo la reincarnazione e la morte : “Animis enim necdum desiderio corporis inretitis siderea pars mundi praestat habitaculum et inde labuntur in corpora. Ideo his illo est reditio, qui merentur. “
P. 326, I, 17 : l'inferno è il corpo, la nascita è di fatto una morte per l'anima, la morte del corpo è una rinascita dell'anima nel mondo superiore del cielo fra gli dei.
P. 328, I, 11, 7 : abitanti della luna, credenza negli extraterrestri già propria degli antichi ( vedi la Storia vera di Luciano ).
P. 330, caduta dell'anima nel corpo. Corpo eterico : “In singulis enim sphaeris quae caelo subiectae sunt aetheria obvolutione vestitur.” La teoria del corpo eterico propria dei teosofi suggestionati dalla filosofia indiana riceve qui una testimonianza in più ( cfr. Arthur E. Powell, Il doppio eterico e altri fenomeni, Milano, Alaya, 1994 ).
P. 332, I, 12. Le porte del cielo ( solstizio nel Capricorno e nel Cancro, anche se attualmente i segni sono diversi per la precessione degli equinozi ). Discesa per queste porte e salita delle anime, dal cielo e al cielo, secondo la tradizione orfico-pitagorica ( vedi commento p. 607, molto interessante ).
P. 333-334, discesa dell'anima nel corpo. Oblio da parte dell'anima incarnata della propria natura divina.
P. 336 (10) la conoscenza come reminiscenza, quanto meno l'anima ha dimenticato della sua vita tra gli dei tanto più conosce.
P. 336 (12) simbologia degli Orfici ( che sono alla base del pitagorismo platonico ) : Dioniso come mente che si divide nella molteplicità della materia per poi ritornare all'unità originaria.
P. 340, concezione dell'anima umana, della sua origine e dei suoi doveri. Divieto del suicidio. Concezione tutto sommato assai simile a quella cristiana ( I, 13, 3 e seg. ).
P. 342-346, libro I, 9-17, sul suicidio. Sostiene le argomentazioni di Plotino, cioè che il suicidio è determinato dalle passioni e perciò contamina l'anima.
P. 346, I, 14, 1, l'affermazione è di matrice orfica ( vedi Bachofen ) : “hisque (hominibus) animus datus est ex illis sempiternis ignibus, quae sidera et stellas vocatis; quae globosae et rotundae, divinis animatae mentibus, circos suos orbesque conficiunt celeritate mirabili.”
P. 348 (14, 2) : parentela o meglio origine dell'umanità dalle anime astrali. 14, 3, 4 : importante la distinzione tra animus e anima. Il primo è la mente, lo spirito, la seconda il soffio vitale, che tiene in vita l'essere animato. Stessa distinzione in Bachofen.
NB cfr. Il mulino di Amleto, p. 282, 287, 357.
P. 354, I, 15-16 : l'Anima del Mondo pervade di sé tutti gli esseri che pertanto sono in comunione con Dio. I, 16, gli uomini hanno in comune con gli astri la ragione, la mente e ciò li pone al di sopra degli altri animali.
P. 358, I, 15, 1. Si ribadisce che il circolo latteo è la sede delle anime beate.
P. 374, I, 17, 8 : “Nam cum animae, quae incorporea est, essentia sit in motu ...”, si afferma che l'Anima cosmica eterna è in perenne movimento, e che questo è la caratteristica fondamentale di ciò che vive.
P. 422, I, 21, 33-36 : esposizione della dottrina orfica della separazione operata dalla luna tra mondo divino degli astri e mondo corruttibile sublunare ove vivono gli uomini.
Libro II, 1, p. 436 : armonia delle sfere. “In caelo autem constat nihil fortuitum, nihil tumultuarium provenire, sed universa illic divinis legibus et statuta ratione procedere.”
Per il testo seguente cfr. Schuré, Storia del dramma musicale, a proposito della musica greca (vedi scheda relativa su questo blog).
P. 438 ecc. Per quanto riguarda la musica di origine pitagorica ( ossia la musica antica, la teoria musicale studiata nelle scuole ) si vede chiaramente che se la musica ha da unirsi a qualcos'altro, questo certamente non è la parola ma il numero. La diversità e gli accordi dei suoni sono infatti regolati da rapporti numerici e da essi nascono. Che poi tale varietà e contrapposizione possa fare nascere diverse sensazioni uditive e diversi sentimenti questo non è dovuto all'unione con la parola ma è proprio della musica. La parola esprime però qualcosa in più : l'idea.
P. 444. Segue l'esposizione della relazione tra numero e figure in geometria. Al punto corrisponde la monade come origine dei numeri in quanto dal punto derivano tutte le figure e le relazioni di spazio.
P. 446. L'Anima del Mondo secondo la tradizione platonica è contesta dei primi numeri dalla monade all'ottonario per i numeri pari e per i numeri dispari al numero ventisette, che è il triplo di nove. Quindi dalla monade segue la successione ternaria 2, 4, 8 per i pari e 3, 9, 27 per i dispari. A questi numeri segue un'ulteriore suddivisione armonica e numerica, come è ricavato dal testo platonico del Timeo.
P. 452-453. Sostiene che le Sirene e le nove Muse non sono altro che la personificazione della musica celeste e l'anima umana stessa è l'espressione dell'Armonia musicale celeste, alla quale, morto il corpo, ritorna come alla sua propria sede.
P. 454-456. Le cause della musica sono innate nell'Anima del Mondo, la quale provvede alla vita di tutti gli esseri viventi, a buon diritto quindi tutto è sottoposto al potere della musica, perché l'Anima celeste, che tutto anima, deve la sua origine alla musica.
P. 514, sostiene che all'Egitto non nocquero mai le catastrofi naturali proprie al resto della terra e perciò “infinita annorum milia in solis Aegyptiorum monumentis librisque releguntur.” Vedi il libro della Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Bari, Laterza, 2010, a proposito della fama dell'Ermete egiziano detto Trismegisto in Occidente. Macrobio abbraccia la dottrina platonica e in genere orfica dei cicli cosmici e dell'alterna distruzione e rinascita del mondo, limitandosi però all'umanità. La distruzione e la successiva rinascita riguardano cioè soltanto il genere umano, non il resto del mondo ( “incolumi mundo” ).
P. 518. Ecco il grande anno, cioè il ritorno di tutto il cielo al punto di partenza del grande ciclo cosmico che dura quindicimila anni. La tradizione dell'annus magnus è presente in tutta l'antichità, vedi ad es. il Timeo di Platone. In epoca recente è stata trattata esaurientemente da De Santillana e Von Dechend nel Mulino di Amleto. La concezione del tempo ciclico e non lineare è tipica del mondo antico e questo spiega anche la tradizione del diluvio universale, mito che non è soltanto biblico.
P. 520. L'anima dell'uomo è immortale, anzi essa è un dio, invece il corpo è mortale. Nell'interpretazione del passo ciceroniano Macrobio ricorre alle Enneadi di Plotino. Ma è la stessa concezione che troviamo nei libri attribuiti a Ermete Trismegisto ( cfr. Giordano Bruno e la tradizione ermetica della Yates ).
P. 522-523, viene riferita l'opinione di Plotino circa l'essenza dell'uomo. Essa è l'anima “qui verus homo est” mentre il corpo è l'animale animato da essa, che muore quando l'anima, che lo regge, lo abbandona. Ma l'anima è immortale e corrisponde per similitudine a Dio che governa il mondo. Come Dio infatti l'anima governa quel mondo più piccolo che è il corpo. Si parla così di macrocosmo e microcosmo essendo l'uomo il piccolo mondo e Dio il reggitore del grande mondo, “mundum magnum hominem, et hominem brevem mundum esse.”
P. 526, viene trascritto il brano di Cicerone relativo all'anima, in cui l'argomentazione sulla sua immortalità è basata sulle affermazioni del Fedro di Platone. Tali affermazioni si incontrano anche nelle dottrine Yoga e Sankhya dell'antica India ( cfr. G. Tucci, Storia della filosofia indiana, Bari, Laterza, 2012, p. 73 ).
Libro II, 14-15, argomenta contro i sillogismi di Aristotele, dopo averli esposti, a proposito dell'anima come principio del movimento. Aristotele infatti affermava che l'anima se è principio del moto non può muoversi a sua volta, contrariamente all'affermazione di Platone dell'anima che si muove ed è principio del movimento.
P. 564 (16, 26). Necessità dell'esistenza dell'Anima del Mondo, che muove tutto il cielo e l'universo e si muove a sua volta. Critica ad Aristotele sull'impossibilità di un principio motore immobile e sul fatto che il movimento del creato e dell'uomo è determinato dall'anima che tutto muove e muove anche se stessa. Si noti che l'idea dell'Anima del Mondo è fondamentale per la filosofia ermetica del Rinascimento e per la magia, combattute in ultimo da Mersenne e dalla nascente scienza moderna cartesiana, che appunto negavano risolutamente l'Anima del Mondo in nome del meccanicismo .
P. 570, II, 15-16. Anche qui si coglie la concezione neoplatonica, orfica e animistica che sarà recepita dalla magia rinascimentale. La filosofia naturale si occupa dei corpi divini, gli astri ( “naturalis quae de divinis corporibus disputat” ) e tra questi il sole ha il primato, anche se non si afferma chiaramente la teoria eliocentrica ( “deque principatu solis” ).
L'ultima frase del commento afferma che in quest'opera di Cicerone è contenuta tutta la filosofia.