sabato 25 aprile 2015

Alla Musa ignara, 2






Un suono timido e solitario
sale, estasiato sovrasta
poi tenero cala
dolce si dissolve.
Due forze, due esseri rapiti
nel dolore e nella beatitudine
nella folle aspirazione all'eterno
l'uno all'altro si tendono,
s'abbracciano in silenzio.
Ascolta. Che dice il vagito
lieve della sorgente ?
Nella notte sacra si compie
nell'ampio velo il mistero
della luce lunare.
O giubilo dell'unione eterna !
O notte senza fine, avvolta
degli astri nel silente segreto,
dal chiasso avulsa, dalla menzogna
del giorno ! Unificatrice
rimani, notte dell'Amore.
Guarda, l'ultimo lume
è spento e dopo il tramonto
ogni cosa è vera.
Oh, i colpi della morte
non giungono all'Eterno.
Cosa può dividerci ?
Dolce notte, infinita
notte d'Amore.
Da ogni risveglio
ora siamo liberi.
Nella terra ignota
non ci sono confini,
per Te e per me
non c'è più limite;
beato svanire nell'Infinito !
Le tue mani
poseranno sul mio volto,
la mia bocca
bacerà i tuoi polsi,
la mia fronte
giacerà sul tuo grembo.
Il vento non muove sulle colline
il suo lamento, il cielo
di stelle è colmo.
Vieni ora, è tempo
di nasconderci per sempre.
Vieni ora, è tempo
di tuffarci nell'interminato
fiume dell'Ignoto,
del Flusso divino
ove scorre il sorriso
dei figli del futuro.
Amami o dea benevola
e benedici il mio capo
sulle tue ginocchia chino,
con la tua mano
che ha tessuto il tempo
mi segnerai i capelli
d'ineffabile palpito.
Una musica lene ora sorge
dal profondo della terra
e dirada le nebbie
un canto solitario,
la rugiada ti ringrazia
della nuova aurora.
Odo la tua voce
chiamarmi tra le onde
cullanti del notturno mare,
tu lo indichi,
là, dove non è un sogno,
la via dell'Eletto s'apre.
Ecco, per me questa aurora
è un tramonto,
ed oltre si porge innanzi
la via sulle onde,
fra le ombre luminose del mare.
E' tempo ormai
di volgersi in alto,
verso una luce
che non risplende ai mortali.

sabato 11 aprile 2015

Alla Musa ignara, 1






Come un fantasma nella desolata notte
ella divampa nella mia memoria,
il suo viso, i suoi occhi sono fari
di vorticosa luce, abissi ignoti
per l'ignaro mortale, filtri
di visioni segrete offerti nella coppa
dell'eterna vita.
Come un fantasma nella desolata notte
ella mi scorge, mi guarda fissamente,
i suoi occhi m'avvolgono in un baratro
di luce, mi sorride e il mio cuore si scinde.
Per la schiena del monte il vento scorre
e freme la selva, tra le rupi risuona
l'acqua che ferve a precipizio.
Grande dal mare sale la luna
e piena e luminosa guarda.
Guarda la pianura turbata dai venti
e sente le fronde ululare degli alberi
e vede sull'ampio mare le creste
elevarsi criniere di folli cavalli
in corsa echeggianti sull'equoreo manto.
Le stelle cadere sembrano in un dubbioso crollo
e tremule piangono il loro disperato amore,
un ansimo si sperde per il vasto cielo.
Ah, il tuo sorriso mi dischiude
a inimmaginati paradisi ove il vento
sfiora i petali d'innumerevoli fiori,
non una foglia cade dalle fronde fruscianti,
non un dubbio si posa quale nero presagio.
Tu non puoi ingannarmi, il tuo viso
è aurora senza fine sul mare nascente,
astro solitario e fulgido del mattino,
messaggero di speranze divine.
Tu non puoi ingannarmi, il tuo viso
è puro quale fonte chiara delle montagne,
irradia la luce celeste e sereno splendore.
Il cuore mio ti offro, vedi, palpitante,
e come boccio di rosa si apre con gioia
perché giunga sino a te il suo profumo.
Cogli i fiori del mio verde giardino
soffermati a contemplarne le corolle,
inébriati del mio inebriante desiderio.
Posa il tenero piede presso la radice
della mia pianta, cogli il suo frutto
ora rubescente e sentirai il sapore
dolcissimo effuso alla tua bocca.
O voce d'echeggianti musiche,
magia d'incanti, foresta di suoni,
selva di selvaggia chioma, misteriosa corsa
di murmure, o idea di dolcissima
mente, volgiti per un attimo
e attendi alla mia preghiera,
ascolta la mia supplica, profferita
in ginocchio. Dolce brama d'amore,
sei una donna o una dea ?
Chi mai te vide primo rimase
a te innanzi, ma non rapito
come alla tua voce nel suadente suono
io scorsi il sorriso di miraggi
remoti sognati nell'infanzia.
Il frutto proibito sei forse
delle Esperidi ? Tu incanti le onde
delle maree con la dolce melodia e dorme
ad essa il tuo bambino cinto
dalle tue braccia, dorme in un sonno
di pace. Silenzio lo avvolge
nell'amore eterno, silenzio
lo carezza nel calmo grembo.
Dove sei ora ? Dove ti porta
l'ignoto intrecciarsi delle vie del mondo ?
Quale via solcasti dell'insidioso
labirinto del tempo, per quale meta
salpasti del tenebroso mare ?
Viso velato dell'ombra,
labile fluttuare di memoria,
disperata speranza,
tu che torni come onda marina
a fiaccare il lido ormai sterile,
con quale nome potrò invocarti ?
Come potrò incontrare
il tuo passo leggero
quasi volo di rondine ?
Come può resistere il debole mortale
allo scintillio incantevole
dei tuoi occhi ? Una parola
arcana certo tu possiedi
più efficace d'un farmaco,
essa dona giovinezza immortale
o la morte. O ammaliatrice
dei mortali, quando la tua voce
udirò ancora ? Quando l'avido
giorno, di lei inattesa musica,
verrà ? Quando l'inaudito verbo
tremerà colmo sulle labbra
di gioiosa lacrima ?
Ah, s'apre innanzi il vasto oceano
dei sogni e tenebrosa e cupa
nube s'eleva all'orizzonte.
Fra veli franti di rubra luce
s'ode il tuono dalle nere montagne,
s'ode forse di minaccia un sonito,
forse se Noto correrà
sopra le onde ostile.
Incerto non scorgo il destino
nell'incerto lume,
ah, il tramonto nei tuoi occhi
svelarmi possa l'aurora
di domani ! O dea nei tuoi occhi
l'anima mia giace
e nei tuoi respiri trema.
Come un fantasma nella desolata notte
tu divampi nella mia memoria
e la bocca tua, il tuo labbro
l'arcano schiudono
dell'eterna vita.

domenica 5 aprile 2015

Thomas Carlyle, Gli eroi






Tommaso Carlyle            Gli eroi            Firenze, G. Barbèra, 1903
( Trad. e note di Maria Pezzè Pascolato )



Pagg. 9-10 : “ Noi non isfuggiamo alla difficoltà ( che cosa sia la natura ) per la nostra maggiore chiaroveggenza; ma piuttosto per la nostra maggiore leggerezza, per la sbadataggine, per la mancanza di chiaroveggenza. Egli è col non pensare, che noi cessiamo di meravigliarci.”
Pagg. 13-14. Considerazioni sull'uomo che trovano un'eco nella filosofia greca di Platone, in Sofocle, nel Raja Yoga indiano ( cfr. Coomaraswamy, Induismo e Buddismo ).
Pagg. 106-107. Pagine interessantissime sul poeta e la poesia. La poesia è “pensiero musicale“, la musica ne è l'essenza, la sua caratteristica non è la sonorità esteriore ma la musica interiore che ne rende la profondità, che crea, che comunica con l'infinito.
Pagg. 155-156 : l'idolatria è la mancanza di sincerità, la mancanza di vera fede, pura bacchettoneria. Queste pagine di Carlyle si addicono perfettamente ai nostri tempi intrisi di buonismo pietoso e di feticismo papesco.
Pagg. 173-175 : Lutero. Considerazioni sulla Chiesa cattolica, essa durerà finché non sarà superata da una nuova forma di religione.
Pag. 200 : “ L'eroe quale letterato “. Definizione dell'eroe : “ Eroe è colui che vive nell'intimo delle cose, nel vero, divino ed eterno, che sempre esiste, invisibile a' più, sotto al temporaneo ed all'insignificante : è in ciò la sua essenza; egli estrinseca, divulga questo con l'azione o con la parola, estrinsecando sé stesso. “
Pagg. 223-224, sullo scetticismo ( l'attuale condizione del mondo ).
Quella di Carlyle è una vera e propria profezia del mondo attuale. Più di così non si può cadere in basso. Siamo alla fine. E' la fine dell'eroismo e il trionfo della ciarlataneria, in ogni campo.
Pag. 226 : “ un'unica vita, breve barlume di tempo fra due eternità … “, perché dice così ? Allora l'anima è eterna.
Pag. 231. A proposito del Johnson. L'originalità consiste nella sincerità.
Pagg. 235-237. In alcune espressioni il Carlyle richiama alla mente Nietzsche, che probabilmente deve averlo letto ed ammirato. Cfr. : “ L'uomo che soffre dovrebbe veramente consumare il proprio fumo; non serve emettere fumo prima d'averlo trasformato in fuoco, - trasformazione che, pure nel senso metaforico, ogni fumo può subire ! “ So per certo che Nietzsche aveva letto Emerson, corrispondente di Carlyle.
Pag. 256 : origine divina della regalità. La mentalità idealistica di Carlyle si scontra con lo scetticismo del diciottesimo secolo soprattutto in Inghilterra ( vedi Hume e utilitaristi ). L'interpretazione moderna della storia, basata sul gioco degli opposti interessi, sullo scontro di classi ecc. viene condannata in quanto sostanzialmente limitata e falsa.
Pag. 284 : “ L'eroe quale re “. ( Su Cromwell ) “ Il mondo esiste; il mondo ha in sé alcuna verità, o non esisterebbe ! Riconoscete prima il vero; discerneremo allora il falso; né a rigore lo potremo prima d'allora. “
Pag. 294 : continua l'elogio di Cromwell. Nella seconda metà della pagina lode del silenzio. Cromwell è considerato uomo grande e privo di ambizione come di ogni pensiero meschino.
Il seguente giudizio su Napoleone è meno lusinghiero. Si sente che il Carlyle fa il patriota. Comunque è un giudizio piuttosto schematico e superficiale. Non convince. Tutto sommato dell'opera è apprezzabile la prima parte e soprattutto il discorso sulla mitologia scandinava.

giovedì 2 aprile 2015

Alfred de Musset, La confession d'un enfant du siècle.






 
Alfred de Musset     La Confession d'un Enfant du siècle           Paris, Larousse, s. d.
                                                         ( 1836 )



Nostalgico dell'epoca napoleonica il romanziere compone una sorta di manifesto del romanticismo.
Pag. 8 : “ Quand les enfants parlaient de gloire, on leur disait : Faites-vous prêtres; quand ils parlaient d'ambition : Faites-vous prêtres; d'espérance, d'amour, de force, de vie : Faites-vous prêtres ! “ Non si può fare a meno di pensare al Julien Sorel di Stendhal ( Le rouge et le noir ).
Pag. 11, descrizione dello stato d'animo della gioventù e in generale degli uomini “virtuosi” del primo ottocento, subito dopo Napoleone : “ Condamnés au repos par les souverains du monde, livrés aux cuistres de toute espèce, à l'oisiveté et à l'ennui … “ è la stessa atmosfera soffocante che si respira ne Le rouge et le noir di Stendhal.
Pag. 12, motivi leopardiani : “ C'est la raison humaine qui a renversé toutes les illusions; mais elle porte en elle-même le deuil, afin qu'on la console.”
Pagg. 12-13, Goethe e Byron sono ritenuti i principali responsabili della malattia del secolo, della perdita di tutte le illusioni, del non credere più in nulla.
Cap. III, atteggiamento disperato d'un amante romantico nei confronti di una bella maîtresse. La sincerità dell'amore si rivela una chimera. E la donna fatale, come al solito, rivela il proprio cinismo.
Pag. 27, masochismo. Porta sul petto un medaglione col ritratto della sua maîtresse attaccato a una placca di metallo irta di chiodi in modo tale che ad ogni movimento le punte lo tormentano.
Cap. V, discorso di Desgenais, amico del protagonista, sulle donne. Octave è stato deluso nell'amore verso la propria maîtresse, ha anche affrontato il rivale in duello, ne è stato ferito ed ora si trova in camera sua in preda alla disperazione. La sintesi del discorso di Desgenais è che l'amore non esiste. ( Forse il romanzo di Schlegel, Lucinde, può aver qualche importanza a questo riguardo ? )
Cap. VI, tentativo di seduzione da parte di un'amica della sua ex-maîtresse, che viene respinto. Seguono fino al cap. IX diversi tentativi di liberarsi dall'ossessione amorosa che però falliscono.
Cap. IX, disperato si ubriaca in una bettola, ma qui viene soccorso da una giovane donna misteriosa che assomiglia terribilmente alla sua maîtresse.
Seconda parte, cap. I. Dopo una notte trascorsa con una cortigiana, mentre pensa di farla finita con un colpo di pistola alla tempia, arriva il suo amico Desgenais insieme ad altri due e gli comunica la notizia che la sua ex- maîtresse ha tradito anche il suo rivale, perché già dall'epoca dei suoi amori felici ella conduceva un ménage à trois.
Cap. III, Desgenais cerca di corromperlo cedendogli la sua amante prezzolata, una giovane donna bellissima che si vende a causa dell'estrema povertà, ma il nostro non accetta di trascorrere la notte con lei, dal momento che si è accorto che costei ama l'insensibile Desgenais. A questo punto segue una lunga riflessione sul rapporto puramente fisico tra i sessi, che il protagonista considera un comportamento inumano e bestiale.
Segue l'avventura di qualche ora con l'italiana Marco, bellissima bruna napoletana. Il protagonista non si affida più ai sensi ma ad una sensibilità che gli fa senza dubbio onore.
Parte terza, cap. IV e V ( pag. 89 ). Conosce la virtuosa M.me Pierson, giovane benefattrice che si dedica ad alleviare le sofferenze dei poveri contadini. E' inutile dire che se ne innamora.
La scena d'amore del cap. VI è di un'ingenuità veramente sorprendente, viene quasi da ridere. Qui de Musset poteva immaginare qualcosa di meglio, decisamente sembra di leggere un romanzo rosa anche scadente.
Cap. XI, tirata retorica sull'amore dai toni esaltati, d'un sentimentalismo da romanzo rosa. E' probabile però che l'autore sia sincero.
Pag. 120, complicazioni sentimentali dovute alla gelosia e al sospetto nati durante il periodo di disordine morale seguente ai suoi primi deludenti amori all'epoca dell'amicizia con Desgenais. Tanti scrupoli e ossessioni sentimentali risultano stucchevoli.
Quatrième partie, cap. I : la narrazione della nascita e sviluppo del sentimento della gelosia è qui veramente ben riuscita, l'autore è buon psicologo ma questa sua dote si rivela a tratti, insomma l'artista manca di costanza. Ora Octave pensa in seguito ad insinuazioni del prete Mercanson che Brigitte ( M.me Pierson ) l'abbia tradito e lo tradisca con M. Dalens, un ricco proprietario, ma Brigitte pur offesa gli fa intendere che i suoi sospetti non hanno fondamento.
Pag. 125, espressione metaforica : “ Comme le zinc, ce demi-métal, tiré de la veine bleuâtre où il dort dans la calamine, fait jaillir de lui-même un rayon du soleil en approchant du cuivre vierge, ainsi les baisers de Brigitte réveillèrent peu à peu dans mon cœur ce que j’y portais enfoui. “
Per il resto i capricci dovuti a un passato di debosciato hanno qualcosa di cerebrale.
Il y avait de certains jours où je me sentais, dès le matin, une disposition d’esprit si bizarre qu’il est impossible de la qualifier. Je me réveillais, sans motif, comme un homme qui a fait la veille un excès de table qui l’a épuisé. Toutes les sensations du dehors me causaient une fatigue insupportable, tous les objets connus et habituels me rebutaient et m’ennuyaient; si je parlais, c’était pour tourner en ridicule ce que disaient les autres, ou ce que je pensais moi-même. Alors, étendu sur un canapé et comme incapable de mouvement, je faisais manquer de propos délibéré toutes les parties de promenade que nous avions concertées la veille; j’imaginais de rechercher dans ma mémoire ce que, durant mes bons moments, j’avais pu dire de mieux senti et de plus sincèrement tendre à ma chère maîtresse, et je n’étais satisfait que lorsque mes plaisanteries ironiques avaient gâté et empoisonné ces souvenirs des jours heureux. « Ne pourriez-vous pas me laisser cela ? me demandait tristement Brigitte. S’il y a en vous deux hommes si différents, ne pourriez-vous, quand le mauvais se lève, vous contenter d’oublier le bon ? “
Pag. 135, ingenuità. I trascorsi di Brigitte sembrano quelli della Justine del De Sade. Nelle pagine seguenti d'altronde il protagonista continua a torturare psicologicamente la povera Brigitte, tanto da suscitare i pettegolezzi del villaggio sul suo strano comportamento e molte calunnie sul conto di lei. Alla morte della zia presso la quale vive, Brigitte afflitta dal dolore è decisa a partire, ma viene trattenuta da Octave, che nonostante tutto anche inconsapevolmente continua a tormentarla. NB Octave è anche il nome del protagonista dell'Armance di Stendhal, anch'egli torturatore della povera Armance, ma per altro motivo e cioè per il fatto di essere impotente e condannato all'impossibilità di amare.
Pag. 144 ( cap. VI ) il protagonista comincia a dare i numeri ( alternanza di umore, un po' fa il geloso e un po' l'adorante ). L'autore ci presenta un caso clinico, viene da ridere.
Sino alla parte V è un crescendo di follia sino a che il protagonista decide di partire abbandonando la donna. Ma questa non lo lascia assolutamente e così i due se ne vanno a Parigi dove progettano un lungo viaggio. Niente di più inverosimile ! Siamo di fronte a un romanticismo da romanzo rosa.
Sennonché ecco l'entrata in scena di un conoscente di Brigitte, un certo Smith, che scatena in Octave un accesso di gelosia crescente e patologica ( pag. 170 e seg. ).
La gelosia di Octave lo determina alla separazione da Brigitte, nonostante tutti i tentativi della donna per farlo desistere. Alla fine Brigitte cade estenuata e si addormenta in un sonno simile alla morte. E qui Octave accusa se stesso in un lungo discorso pieno di disperazione alla Werther ( pag. 192-193 ). Insieme alla scoperta, da parte di Octave, di una lettera di Smith dalla quale risulta che l'uomo è amante di Brigitte, Octave prende la definitiva decisione, che del resto avrebbe preso in ogni caso, di lasciare per sempre Brigitte. L'ultimo capitolo è dedicato al malinconico addio dei due amanti.