martedì 22 agosto 2017

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Tre autori dell'Ottocento

Giuseppe Tomasi di Lampedusa Opere
Milano, Meridiani Mondadori, 2011



Tre autori dell'Ottocento

Stendhal

L'autore si rivela un conoscitore profondissimo della letteratura francese ( e inglese ) e di Stendhal ci rivela l'aspetto meno noto di artista : ( p. 1859 ) “ Nel suo Julien Sorel Stendhal ha espresso se stesso, quale realmente era, con i suoi ambiziosi desideri. In Fabrizio del Dongo ha conferito vita reale, invece, all'uomo che avrebbe voluto essere, all'uomo nobile, ricco, amato, che egli non fu. Gli diede la vita e poi lo rinchiuse in prigione, commovente espressione della chiarezza della sua intuizione. “
P. 1863. Considerazioni sullo stile di Stendhal assai perspicaci e basate sulla constatazione che lo scrittore francese tende costantemente a sfrondare la frase di ogni aggettivazione o altra ridondanza inutile e a fornire al lettore l'essenziale, come l'essenza di un profumo, perché è proprio nella sensazione profonda, nel forte sentire quello che l'immaginazione e il ricordo gli suggeriscono, che consiste la motivazione allo scrivere.
P. 1870 e sg., le considerazioni sulla Histoire de la peinture en Italie sottolineano l'importanza dello scritto in quanto rivela appieno la personalità originalissima di Stendhal, che vivifica e rende attuale una materia oggetto da sempre delle elucubrazioni accademiche dei pedanti, i cosiddetti “specialisti”, in verità la peggior genìa di ammorbanti noiosi che ci sia sulla faccia della terra.
P. 1884. Retroscena e origini di Armance. La storia dell'impotente Octave era stata già narrata nell'Olivier di Mme De Duras e nell'omonimo romanzo di M. de Latouche. La malizia di Stendhal sta nel fatto di aver trasformato nel classico misterioso eroe romantico un impotente. Come a dire che i tenebrosi segreti dei bei tenebrosi sono dovuti a inconfessabili “défaillances”.
P. 1891-92. Geniale è l'individuazione del punto di vista del narratore. Non si tratta nel caso di Le rouge et le noir di una narrazione in prima persona, ma di un intervento indiretto dell'autore che a seconda delle circostanze canalizza anche in personaggi secondari il flusso dell'azione e il punto di vista da cui la si osserva. Sicché a volte riferisce i pensieri anche più reconditi di Julien a volte quelli di Mathilde e così via. Interessanti le seguenti affermazioni : “ Risultato di questa tecnica di quasi incredibile sottigliezza … è la completa fusione dell'autore, del personaggio e del lettore. Questi non è più un estraneo che contempla l'azione ma quasi sempre uno degli attori della azione stessa. “
P. 1895-96. Riguardo agli ambienti nota giustamente Tomasi che essi non vengono mai descritti direttamente né minuziosamente ( come Manzoni ! ) ma piuttosto suggeriti in pochi tratti, qualche aggettivo che accompagna un nome significativo. Insomma l'ambiente è affidato soprattutto all'immaginazione del lettore ed è il frutto dell'azione stessa dei personaggi che ne è necessariamente condizionata. Basta pensare ( l'esempio è riportato da Tomasi ) alla biblioteca di palazzo De La Mole dove si svolgono scene madri per il romanzo. Ricordo anche, e questa è una differenza fondamentale tra Stendhal e Manzoni, che il lago di Como è appena tratteggiato ne La Chartreuse de Parme, mentre ne I promessi sposi costituisce quella tremenda tortura cinese per gli studenti dei primi anni del Liceo.
P. 1900-01. Importante, qui a proposito dei Mémoires d'un touriste, ma in genere circa lo stile di Stendhal, è la seguente affermazione : “ … ed alcune sono davvero delle idee e non delle sensazioni che costituiscono l'autentica riserva di caccia stendhaliana. ” Insomma, anche se Stendhal non descrive le sensazioni, come ad es. D'Annunzio, però le fa “sentire” nell'ambiente, nell'espressione dei suoi personaggi e quindi, nonostante tutte le evidenti differenze, mostra una sensibilità affine a quella dei parnassiani ( Gautier ) e dei decadenti ( Huysmans, D'Annunzio, Wilde ).
P. 1907-08. Caratteristica fondamentale de La chartreuse de Parme è che “ i fatti non intendono esser narrati come sono ma come appaiono al temperamento frivolo, ma nello stesso tempo coraggioso e “strafottente” di Fabrizio, temperamento di “uomo di società” che riduce al proprio livello il mondo esteriore. “ Insomma tutti gli avvenimenti del romanzo sono visti attraverso gli occhi di Fabrizio del Dongo “ mente smagata, simpatica, accomodante, signorile e non troppo intelligente. “

P. 1917 e sg. A proposito di Prosper Mérimée sottolinea la sua parentela e discendenza stilistica da Stendhal. Forse più di Stendhal Mérimée ha dato vita a uno stile asciutto, privo di qualsiasi elemento non essenziale, rifiutando l'emotività romantica pur occupandosi sempre di vicende passionali. E' chiaro che Tomasi predilige questa razza di scrittori, del resto la sua Sicilia è stata la patria del Verismo.

P. 1934. A proposito di Gobineau, a parte le considerazioni su uno scrittore, indubbiamente valido, ma che oggi è praticamente impossibile leggere, è interessante il riferimento all'amicizia tra questo autore francese, cui viene attribuita la paternità dell'idea razzista della supremazia della stirpe ariana, e Nietzsche e Wagner. Non solo, ma se effettivamente si potessero leggere le opere di Gobineau ( che al pubblico medio sono viete ) si capirebbero molte cose sull'atmosfera culturale del suo tempo e anche forse su questo benedetto ( o maledetto ? ) mito ariano che ha dato la stura all'autoesaltazione germanica ( ma gli ariani erano i persiani ! ).

martedì 15 agosto 2017

Gustave Flaubert, L'éducation sentimentale

Gustave Flaubert L'éducation sentimentale ( 1870 )
Paris, Gallimard, 1965




P. 23, innamoramento di Frédéric Moreau. Mme Arnoux ha qualcosa della Bovary, ma come si vedrà è un angelo di virtù : “ Jamais il n'avait vu cette splendeur de sa peau brune, la séduction de sa taille, ni cette finesse des doigts que la lumière traversait. “ Il carattere di Emma Bovary appartiene però non a Mme Arnoux ma proprio a Federico. A p. 27 ecco il suo sogno romantico : “ Elle ressemblait aux femmes des livres romantiques. … Elle était le point lumineux où l'ensemble des choses convergeait; … le regard dans les nuages, il s'abandonnait à une joie rêveuse et infinie. “ In tutto il romanzo infatti sarà Federico a rincorrere un suo inafferrabile sogno d'amore e non Mme Arnoux, sempre ferma e salda nel suo ruolo di madre di famiglia, nonostante qualche cedimento.
P. 33, velleità artistiche di Federico ( un po' come Emma Bovary ), sogna addirittura sinfonie !
P. 34, la razza dei diseredati. L'amore secondo Frédéric, romantico e impossibile.
P. 54, Pellerin è la caricatura dell'artista che teorizza e non segue il proprio istinto. La filosofia uccide l'arte.
P. 56. NB lo stile nervoso, spesso con salti logici, scorre come un ruscello volteggiante qua e là fermandosi nelle descrizioni minuziose. Ricorda un po' quello di Stendhal. Lo trovo meno coerente di quello di Madame Bovary o di Salammbô.
A p. 469 si trova l'interessante articolo di Marcel Proust “ Ce que signifie le style de Flaubert “, nel quale con molta acutezza Proust individua nell'uso anomalo dei tempi verbali, delle preposizioni e della congiunzione copulativa le caratteristiche di uno stile che vuole trasformare le azioni in impressioni e attribuire vita propria alle cose : ( p. 470 ) “ ce qui jusqu'à Flaubert était action devient impression. Les choses ont autant de vie que les hommes, car c'est le raisonnement qui après assigne à tout phénomène visuel des causes extérieures, mais dans l'impression première que nous recevons cette cause n'est pas impliquée. “
Il tempo verbale che Flaubert predilige è l'imperfetto che viene utilizzato non soltanto nelle descrizioni ma anche nell'esporre i pensieri o i discorsi dei personaggi, dal momento, come scrive Proust, che Flaubert “ ha deciso di usare il meno possibile le virgolette “. Talvolta il passato remoto interrompe l'imperfetto, ma non per designare un'azione compiuta, bensì per indicare qualcosa di indefinito che si prolunga nel tempo o nell'immaginazione. Ed anche il presente ha un suo scopo particolare, quello di gettare un raggio di luce, di aprire al pieno giorno una realtà che si sottrae al moto inarrestabile degli eventi.
La congiunzione “e” non ha poi assolutamente la funzione assegnatale dalla grammatica, ma piuttosto quella di marcare una pausa ed iniziare un nuovo quadro. Insomma, dice Proust, “e” comincia sempre una frase secondaria e non termina quasi mai una enumerazione. Come tutti i grandi scrittori Flaubert personalizza le regole grammaticali, le trasforma e le rende docili al suo linguaggio poetico.
P. 56, Regimbart, altra caricatura. Lo sfaccendato che si nutre di politicume e assume un'aria da intellettualoide tra un bicchiere e l'altro.
P. 57, Jacques Arnoux, il borghese che prostituisce l'arte e l'abbassa ai gusti della massa. Il marito di Mme Arnoux, della quale è innamorato F. Moreau.
P. 96, disperazione del sognatore romantico. Come è diverso questo romanzo da Anna Karenina di Tolstoj, la cui vicenda è scontata sin dall'inizio, ma in cui tutto procede “positivamente”.
P. 102, Mme Arnoux mantiene sempre le caratteristiche della donna fatale ( come Salammbô ), qui risalta su sfondo color porpora ( cfr. “ Cleopatra “ quadro di G. Moreau ) : “ Mme Arnoux se tenait assise sur une grosse pierre, ayant cette lueur d'incendie derrière elle. “
P. 112. Temperamento da sognatore ( vedi l'inetto Corrado Silla in Malombra di Fogazzaro ) : “ En de certains jours, pourtant, une indignation le prenait contre lui-même. … Il vagabondait jusqu'au soir … il voulait se faire trappeur en Amérique, servir un pacha en Orient, s'embarquer comme matelot … “
P. 125. Il romanzo non manca di episodi umoristici. Come a questo punto, quando F. Moreau aspetta invano in un bar l'arrivo del suo amico ubriacone, inghiottendo un bicchiere dopo l'altro.
P. 130. Ci si riconosce nell'atteggiamento ormai disincantato di Frédéric. In genere ci si riconosce nelle sensazioni e nei sentimenti di questi personaggi di Flaubert, mentre nel caso di Tolstoj ( Anna Karenina ) direi che, anche se la narrazione è magistrale, si tratta di personaggi lontani da noi e quasi stereotipati. Forse perché si narra di vicende dell'aristocrazia russa, quanto mai lontana dalla nostra realtà.
P. 134. Il linguaggio usato spesso è quello proprio del parlato, sicuramente meno letterario di Salammbô.
P. 140 ( Seconda Parte, cap. I ). Suggestiva rassegna di tipi femminili ( il ballo in casa di Rosanette ) :
Elles tournaient si près de lui, que Frédéric distinguait les gouttelettes de leur front ; -- et ce mouvement giratoire, de plus en plus vif et régulier, vertigineux, communiquant à sa pensée une sorte d'ivresse, y faisait surgir d'autres images, tandis que toutes passaient dans le même éblouissement, et chacune avec une excitation particulière selon le genre de sa beauté. La Polonaise, qui s'abandonnait d'une façon langoureuse, lui inspirait l'envie de la tenir contre son coeur, en filant tous les deux dans un traîneau sur une plaine couverte de neige. Des horizons de volupté tranquille, au bord d'un lac, dans un chalet, se déroulaient sous les pas de la Suissesse, qui valsait le torse droit et les paupières baissées. Puis, tout à coup, la Bacchante, penchant en arrière sa tête brune, le faisait rêver à des caresses dévoratrices, dans des bois de lauriers-roses, par un temps d'orage, au bruit confus des tambourins. La Poissarde, que la mesure trop rapide essoufflait, poussait des rires ; et il aurait voulu, buvant avec elle aux Porcherons, chiffonner à pleines mains son fichu, comme au bon vieux temps. Mais la Débardeuse, dont les orteils légers effleuraient à peine le parquet, semblait receler dans la souplesse de ses membres et le sérieux de son visage tous les raffinements de l'amour moderne, qui a la justesse d'une science et la mobilité d'un oiseau. Rosanette tournait, le poing sur la hanche ; sa perruque à marteau, sautillant sur son collet, envoyait de la poudre d'iris autour d'elle ; et, à chaque tour, du bout de ses éperons d'or, elle manquait d'attraper Frédéric.
P. 144. Tutto l'episodio del primo capitolo della seconda parte ricorda la cena di Trimalcione nel Satyricon di Petronio.
P. 158. Nel personaggio di Sénécal abbiamo la satira del comunismo.
P. 165. Rosanette e Mme Arnoux, la donna perversa e la donna angelo sono un motivo che troviamo ne Il piacere di D'Annunzio nella persona di Elena Muti ( la perversa ) e Maria Ferres ( la donna angelo ).
P. 169. La codardia è caratteristica negativa di questi eroi decadenti, vedi Emilio Brentani in Senilità di Italo Svevo ( romanzo di molto posteriore, ma che ha qualche affinità con questo ).
P. 192. Cfr. Salammbô, Mme Arnoux è posta al di là della condizione umana, come la principessa cartaginese.
P. 199. Considerazioni politiche di Deslauriers che sono più che mai attuali ( vedi U. E. Che differenza c'è tra la S. Alleanza e l'Unione europea ? ).
P. 222. Mme Arnoux è l'esatto contrario di Mme Bovary.
P. 224 e seg. : un seguito di colpi di scena, dopo la corsa dei cavalli all'ippodromo. La velocità degli eventi trascina il protagonista nel turbine delle passioni. La sua difesa delle donne ( Rosanette e Mme Arnoux ) lo fa litigare gravemente col giovane visconte Cisy, durante un pranzo offerto dallo stesso giovane visconte ( pag. 245 ).
P. 296-297. Forse il suo amore sta per raggiungere il proprio compimento. Ma la cosa non è chiara. Mme Arnoux mantiene un atteggiamento assolutamente inespugnabile, pur con qualche cedimento. Federico le prova tutte e affitta un appartamento per una tenera “insidia”.
P. 303. L'attesa disperata di Mme Arnoux, il vagabondaggio per le strade alla sua ricerca, lo scambiare altre donne per lei, ricordano le stesse azioni di Emilio Brentani, in Senilità di I. Svevo, alla ricerca notturna di Angiolina. Che l'opera di Flaubert sia una fonte per il romanzo di Svevo ?
P. 308. Come ne Il piacere di D'Annunzio, qui troviamo già lo scambio di maîtresses sul letto d'amore, che in questo caso è una donna poco rispettabile, mentre nel romanzo di D'Annunzio l'incontro è tra Andrea Sperelli e Maria Ferres ( che sostituisce appunto la donna veramente desiderata : Elena Muti ).
P. 311. Nella Parte Terza inizia la descrizione di una rivolta popolare a Parigi. Si tratta infatti di un romanzo realista che ha anche valore di documento storico ( si tratta della rivoluzione del 1848 ).
P. 325. Frédéric dopo tutto è un inetto, esattamente come i personaggi di Italo Svevo. Quando riceve la proposta di presentarsi come candidato alla camera dei deputati “ uomo di tutte le debolezze, fu conquistato dalla demenza generale “. Le pagine che seguono rendono ragione alla definizione, o meglio agli attributi che si potrebbero dare a questo romanzo “ ironico, straziante e nello stesso tempo comico “. In effetti i momenti umoristici vi abbondano.
P. 330. L'utopia dell'Unione europea era già presente allora, solo che si pensava ad una lingua unica piuttosto che a una moneta soltanto. NB : la lingua unica avrebbe dovuto essere il latino.
P. 331, ecco che si evidenziano anche le utopie cristiano-socialiste ( quanto tutte queste sciocchezze stanno alla base del mondo moderno ! ).
P. 352, splendida descrizione della foresta ( III Parte, cap. I ).
III Parte, cap. II. Federico è ormai preso dal vortice dell'ambizione e degli amorazzi, Mme Dambreuse forse e certo Rosanette amante prezzolata, e addolora profondamente Louise, la fanciulla ingenua e bruttina, innamorata follemente di lui.
III Parte, cap. III, p. 386-387. L'incontro con Mme Arnoux culmina nella reciproca confessione d'amore, ma è nello stesso tempo una delusione per lei, dal momento che vengono sorpresi proprio da Rosanette, con cui Moreau convive, e che poi rivelerà di essere incinta.
P. 392. L'ammirazione e il tentativo di seduzione nei confronti di Mme Dambreuse anticipa il futuro e “cerebrale” Andrea Sperelli di D'Annunzio. In effetti F. Moreau ormai è un vero e proprio avventuriero.
III Parte, cap. III, verso la fine. La carriera del libertino si compie, raggiunge l'apice e F. Moreau diviene amante di Mme Dambreuse, che favorisce la sua ascesa sociale e politica, ma naturalmente non cessa di essere contemporaneamente l'amante di Rosanette. E' il trionfo di don Giovanni.
P. 405. Alla morte quasi improvvisa di M. Dambreuse, riceve la proposta di matrimonio da parte di Mme Dambreuse, erede di una colossale fortuna. Ma il sogno non si realizza, perché Madame non riceve l'eredità sperata. Così F. Moreau mantiene la relazione con Rosanette dalla quale ha un figlio e con Mme Dambreuse, che si rivela una donna noiosa e gelosa.
P. 429. Morte del bimbo avuto da Rosanette. La donna vuole fargli un ritratto per conservarne il ricordo e perciò viene chiamato il pittore Pellerin. Da costui apprende la rovina finanziaria di Arnoux, che rischia la prigione e che è partito per Le Havre insieme alla famiglia. Incurante del dolore di Rosanette Frédéric si precipita fuori casa.
P. 435. Ottenuta da Mme Dambreuse una somma di denaro per aiutare M. Arnoux, F. Moreau torna a casa dove trova Rosanette accanto alla culla del bimbo morto. Ma rimane indifferente e pensa sempre a Mme Arnoux. Impossibilitato a raggiungerla, riporta la somma a Mme Dambreuse, la quale però ha saputo tutto, dal momento che aveva concesso il denaro dietro la scusa di aiutare un amico in difficoltà, cioè Dussardier.
P. 439-40. Mme Dambreuse decide di vendicarsi con la rovina finanziaria degli Arnoux, ai quali viene imposta la vendita del mobilio di casa dietro l'esigibilità di crediti in sua mano.
P. 445. In seguito all'atteggiamento poco rispettoso di Mme Dambreuse nei confronti del ricordo di Mme Arnoux, Frédéric rifiuta di sposarla e torna al paesello natale, dove sogna il vecchio e non colto amore di Louise. L'episodio ricorda la Sylvie di Gérard de Nerval, dove il protagonista rimpiange l'occasione perduta di un amore campagnolo. Ma anche qui subentra la delusione e Federico scopre che Louise si è appena sposata ( con il suo migliore amico, Deslauriers ! ). Ritorna dunque a Parigi dove ha altre sorprese. Decide infine di mettersi a viaggiare. Dopo lungo tempo, mentre si trova a Parigi, riceve la visita di Mme Arnoux. E' l'ultimo incontro con la donna amata per tutta la vita e ne riceve in compenso una ciocca di capelli. Si tratta naturalmente di un incontro assolutamente casto tra due anime, o meglio quasi tra un figlio e una madre, dal momento che Mme Arnoux è molto invecchiata.
L'ultimo capitolo termina con la comica visita a un bordello di provincia e nel ricordare anche quest'ultima disavventura sia F. Moreau che Deslauriers ( abbandonato da Louise ! ), i quali si sono di nuovo messi insieme come ai vecchi tempi, suggellano la fine del romanzo dicendo che quella era la loro più bella storia.
Lo definirei romanzo delle coscienze, e non ancora della coscienza ( aspettando Proust ! ) e senza dubbio romanzo dell'illusione.


domenica 6 agosto 2017

Carpe diem

Nell'afa dell'estate
giace la stanza e il vento
risuona intorno, fuori il verde
s'indora degli aranci e s'agitano
le foglie quasi onde del mare.
M'assale la marea dei ricordi
al canto delle cicale,
quando volgevo il capo al futuro,
all'infinita distesa azzurra
e sedevo nella campagna assolata
ignaro e pieno di speranze.
Avaro il tempo le infranse
e qui rimango rivolto al mare.
Ma il sole indora le foglie degli aranci
che s'agitano come le onde del mare,
cullate dalla brezza. Il cielo azzurro
è quasi bianco, una nuvola tenue traspare.
Trasalisce il cuore. E' un attimo.