Charles Morgan, Nel bosco d'amore ( Sparkenbroke, 1938 ), Milano, Mondadori, 1952
Romanzo d'amore, ma all'insegna della trascendenza e perciò simbolista sia nei contenuti che nel linguaggio spesso metaforico. La traduzione di Alessandra Scalero sarebbe abbastanza pregevole se non maculata da qualche errore di stampa e qualche altra svista. Tuttavia nel complesso è amabile e di lieve stampo dannunziano.
La filosofia platonica ha ispirato l'autore e non soltanto essa ma anche molto probabilmente quella buddhista, né manca l'influsso dello Stilnovismo mediato dalla sensibilità romantica (si pensi a Dante e al canto di Paolo e Francesca).
P. 20, ecco il messaggio che annuncia verità trascendenti :
“Non di tesori gli parlava la campana, ma di rivelazioni; egli ardeva in attesa di incomprensibili messaggi che, solo che avesse potuto percepirli, avrebbero appagato la sua coscienza di quella vita, estranea al corpo, di cui egli era ormai più che certo.”
Lord Sparkenbroke è uno scrittore in bilico tra la trascendenza e la sensualità, e rivela una sensibilità un po' morbosa, alla Andrea Sperelli o come Giorgio Aurispa, mentre il suo alter ego George Hardy, medico di campagna marito di Mary, la donna angelo, ma anche oggetto del desiderio, è l'opposto del dandy superuomo, è l'antieroe come un personaggio di Fogazzaro o di Svevo.
P. 22, panismo, identificazione dell'io con il tutto (motivo tipicamente romantico e decadente, vedi ad es. Flaubert, Salammbô e La tentation de Saint Antoine) :
“Egli non sarebbe più un fanciullo soltanto, confinato nella propria individualità; s'identificherebbe con l'albero sotto cui sedeva, provandone il rigoglio e la gioia, con la terra e con le acque sotto la terra; egli esisterebbe nel vento, e nella natura degli uccelli, e in tutte le cose viventi e in tutte le cose che son dette morte.”
P. 43, qui il Simbolismo annuncia il suo messaggio trascendente (Pascoli, L'assiuolo, Fogazzaro, Malombra) ispirato al Platonismo e all'Orfismo (Rilke). Si trova all'ingresso del cimitero del villaggio :
“Sapendo che era chiamato e che doveva andare, era tuttora dilaniato dall'angoscia del distacco; ché le cose note hanno in sé qualcosa di rassicurante, che grava come una nube sull'aureola delle cose che appena indoviniamo.”
P. 78, sulla morte e l'arte :
“Egli aveva detto che l'arte è un fine assoluto; che i suoi valori non sono in relazione con nessun bene terreno.”
P. 79, nell'importanza data alle illusioni, alla vita della civiltà, l'autore si trova d'accordo con gli intellettuali dell'epoca, ad es. Gustave Le Bon.
P. 80, il dionisiaco come elemento precipuo dell'opera d'arte, il riferimento a Nietzsche è quasi superfluo.
P. 88, ottima analisi introspettiva, basata su un seguito di impressioni, sensazioni, immagini : l'animo di George Hardy viene scandagliato a fondo soprattutto nella prima parte del romanzo in cui egli svolge il ruolo di protagonista, mentre nella seconda parte questo ruolo è affidato a Sparkenbroke.
P. 91, un romanzo su Tristano e Isotta, scritto da Sparkenbroke, più decadente di così ! NB, stile musicale, wagneriano, lieve affinità con Proust, ma soprattutto con D'Annunzio. Questo stile è specialmente evidente nelle parti descrittive sia di paesaggi che di stati d'animo.
Libro primo, cap. IV. L'analisi psicologica di Mary è molto raffinata, come del resto per tutti i personaggi di qualche rilievo.
P. 120, ecco il ritratto di Sparkenbroke, le sue caratteristiche fisiche sono quelle proprie di Byron. Bello, ma minato nel fisico e destinato a una breve esistenza.
P. 141, la potenza del creatore (Sparkenbroke). Mary “entro di sé riconosceva che, ovunque si trovasse, quell'uomo era il signore, financo di voci non udite e di visioni immaginate, creatore del proprio mondo allo stesso modo che creava un mondo per lei.”
P. 162, l'Arte, “una forma di esperienza più vicina alla realtà che non la vita” (motivo simbolista).
P. 163, paragone dell'arte dello scrivere con la musica (puro simbolismo !).
P. 177, sempre la musica, “La morte e la fanciulla” di Schubert. E' chiara l'allusione alle vicende del romanzo.
P. 184 e sg. l'analisi dell'innamoramento di George è magistrale.
P. 207, massima purtroppo vera :
“... a chi ama invano, tutti i piaceri d'un tempo non riflettono altro che la vanità del proprio amore ...”
P. 222, concezione romantica dell'ispirazione poetica :
“... attraverso ogni particolare bellezza di fogliame o di giochi di luce splendeva una bellezza universale ...”
P. 223-224, bellissime pagine dedicate a Tristano e Isotta.
P. 226, concezione neoplatonica (dio e uomo non sono separati) e a p. 228 nella concezione dell'ispirazione artistica si nota sempre l'influsso platonico.
P. 229, comunione delle anime dovuta all'opera d'arte.
P. 237, allusione al Tristan und Isolde di Richard Wagner. Qui si allude semplicemente, mentre D'Annunzio nel Trionfo della morte (1894) aveva dedicato intere pagine alla descrizione dell'opera wagneriana. E non dimentichiamo il Tristano (1903) di Thomas Mann, la scena memorabile della giovane donna tisica che suona al pianoforte il Liebestod di Wagner.
P. 268, accenno a Leonardo (probabilmente la Gioconda, si pensi a Walter Pater nel Rinascimento, 1873).
P. 275, il carattere di Sparkenbroke risulta poco realistico perché il personaggio è un emblema, è l'artista decadente già apparso nel sembiante di un Dorian Gray o di Andrea Sperelli o di des Esseintes. Riuscitissimo e molto realistico è quello di George Hardy, la cui psicologia è resa in modo magistrale.
NB, la parte del cap. XXI, relativa alla teoria del comporre, è troppo noiosa.
P. 284-290, riuscitissima la scena drammatica del contrasto tra Sparkenbroke e G. Hardy circa l'amore di entrambi per Mary.
P. 296, concezione della figura di Cristo assai moderna, conseguenza del magistero di Renan, Schuré, Emerson, Schopenhauer.
P. 312, considerazioni sulla differenza d'età tra Mary e George. Il padre di George pensa :
“George sa tanto quanto me che, quand'anche essa vada verso di lui con tutta sincerità, anche con amore, sotto un certo punto di vista andrà sposa con uno spettro nel suo letto nuziale.”
P. 332, mostruoso egoismo di Sparkenbroke, che in questo si mostra una sorta di superuomo decadente alla Andrea Sperelli.
P. 340, nell'occasione di un dialogo tra Sparkenbroke e Mary si cita il Marius the epicurean (1885) di Walter Pater, opera essenzialmente introspettiva ed “estetica”. Walter Pater deve avere avuto un certo influsso sulla genesi del romanzo, perché nel suo Gaston de Latour compare il motivo della tomba e del pensiero della morte nel fanciullo Gaston, anticipando quindi l'atteggiamento del giovane Sparkenbroke.
P. 345, amore e morte, motivo tipicamente romantico.
P. 347, ecco la ragione del titolo nella traduzione italiana (non sempre corretta, ma letterariamente pregevole per la lieve patina dannunziana).
P. 366, importanti riflessioni sull'amore e la morte (Platone, Schopenhauer).
P. 372, sempre Tristano e Isotta, motivo ricorrente e ispiratore, perché ovviamente nella vicenda Sparkenbroke è Tristano e Mary è Isotta, entrambi adulteri e travolti dalla passione.
P. 381-382, considerazioni sulla morte e sulla concezione che il materialismo ha di essa molto interessanti (e molto attuali !) :
“... mai gli uomini han considerato la morte così come la considerano ora : con una codarda paura mascherata entro una sciocca cecità.”
P. 390-391, splendida descrizione (alla W. Pater) della tomba di Ilaria del Carretto.
P. 404, scena d'amore (notevole !).
P. 412, appare ben delineato il carattere da eroe “decadente”, alla Andrea Sperelli, di Sparkenbroke. Anch'egli è un esteta avido di sensazioni (e di sesso !).
P. 439, sempre Tristano e Isotta.
P. 457, considerazioni importanti sull'amore e sulla vita.
P. 458, sull'amore. Si tratta d'un romanzo, ma soprattutto di una teoria dell'amore superiore, dell'amore spirituale e assoluto (come quello di Tristano e Isotta, basti pensare al famoso Liebestod di Isotta nell'opera di Richard Wagner).
P. 477-478, bellissima pagina di riferimenti simbolici.
P. 488, “Un uomo … quando comincia a tradurre in azione politica un impulso spirituale, l'impulso è corrotto.” Il pensiero sembra ricavato da Emerson, p. 344 di Uomini rappresentativi, a proposito di Napoleone (vedi la mia scheda di lettura relativa a quest'opera).
P. 514, l'analisi del dramma interiore dei personaggi è assolutamente magistrale. L'arte di Morgan è affine a quella di Thomas Mann.
P. 538, Mary-Isotta come Tristano è Sparkenbroke, la passione d'amore è irresistibile, come dovuta a un filtro magico, che in questo caso è la Poesia. Mary infatti è anche una sorta di Madame Bovary persa nei suoi sogni e sposata appunto a un medico di campagna, George Hardy, buon uomo che svolge il ruolo di un Charles Bovary.
P. 541, qui l'elemento onirico è preponderante e ciò è tipico del racconto simbolista. Vedi le prose di Baudelaire o di Rimbaud o meglio ancora di W. Pater.
P. 543, la donna come per gli Stilnovisti è la fonte dell'ispirazione poetica, la Musa. E così il poeta è l'intermediario tra cielo e terra, tra l'aldilà e il mondo umano. Sparkenbroke ha difatti avuto la sua iniziazione poetica in un cimitero.
P. 556, estasi e morte di Sparkenbroke, fusione dell'individuo nell'Essere divino. Influsso evidente del Buddhismo (nell'interpretazione di Schopenhauer) oltre che del Platonismo.
La morte di Tristano dovrebbe essere seguita da quella di Isotta, ma in questo caso Mary tenta solo il suicidio e, andato a vuoto il tentativo, pentita dell'insano gesto e turbata dal ricordo di George, ritorna alla casa del marito, al nido d'amore che ella ha scelto e dal quale è stata messa in fuga dalla passione di Sparkenbroke. Ma a parte questo moralistico ritorno all'ovile, il romanzo è pregevole proprio per la concezione dell'amore che vi è manifestata, una sorta di ars amandi in cui l'amore è fine a se stesso o meglio introduce in una dimensione esistenziale completamente nuova, che avvicina l'essere umano al mondo ultraterreno.