Romano
Cima, Chiedo scusa se parlo di Maria, Ventimiglia, Philobiblon
edizioni, 2021
P.
11, nell'introduzione si circoscrivono gli eventi narrati tra la
seconda metà degli anni settanta e i primi anni ottanta. Il
dibattito intorno alla coppia e al matrimonio richiama la polemica di
Pasolini negli Scritti corsari (19 gennaio 1975. Il coito,
l'aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei
progressisti). La vicenda si svolge prevalentemente in Toscana,
tra Firenze, Lucca e Viareggio.
P.
18-19, il dialogo tra il protagonista e Marilena, la ragazza
femminista greca, è quanto mai scorrevole e vivo. L'autore sa creare
i personaggi come uno scaltrito romanziere anche se questo romanzo si
presenta come una sorta di reportage, di testimonianza
d'ambiente e di costume. Il primo capitolo è decisamente ben
riuscito e termina con una battuta spiritosa e maliziosa, dal momento
che è pieno di quel fervore di vita scaturito dalla liberazione
sessuale, che allora doveva travolgere come un'ondata di fulgida
acqua marina.
Nel
secondo capitolo si profila il pericolo che l'ideologia s'inserisca
nei rapporti tra i sessi e ne corrompa le relazioni naturali,
s'indovina da questo indizio lo sviluppo degli avvenimenti
successivi.
P.
27, quando descrive la sua amicizia con Anna il
narratore-protagonista mi ricorda Le diable au corps (1923)
del Radiguet.
P.
30, il breve saggio sull'importanza del linguaggio corporeo termina
in una trovata spassosa, nel confronto tra San Francesco che
conosceva la lingua degli animali e radunava migliaia di uccellini
intorno a sé e Federico suo emulo. Che gliene importa dell'inglese ?
Conosce un linguaggio ben più internazionale, anzi interanimale :
Un
giorno vado sul molo e provo a radunare tutti i gabbiani che volano,
ci riesco senz'altro, dopo questa prova nessuno può più parlarmi
dell'importanza dell'inglese.
P.
31, le emozioni pervadono d'amore l'animo di Federico al cospetto di
Anna e si risolvono in sensazioni caleidoscopiche, che hanno
l'effetto di suscitare un sorriso nel lettore, di fronte a questa
calda e vivace comicità.
P.
36-37, fluire di reminiscenze di letture filosofiche, acutamente
interpretate, che si mescolano a ricordi di scuola in una vita
interiore capace di leggere nel pensiero altrui e di aprirsi così in
improvvisi slanci lirici. Vedi la poesia Ragazza del mare ed
altre che inaugurano qui una sorta di prosimetro.
P.
39, ecco un capitolo interessante, “Coppie chiuse e coppie aperte”
in cui il protagonista scopre di essere triplicemente cornuto. Ma i
costumi cambiano e non possono più essere quelli dei nonni : “libero
amore in libero Stato”.
P.
42, ménage à trois di Anna, Andrea e Federico in nome dell'amore
libero e della coppia aperta, ma Federico non è troppo contento. I
tre vanno a letto insieme, e l'esperimento fallisce, non chiudono
occhio per tutta la notte senza far nulla e al mattino si congedano
di cattivo umore.
Il
capitolo “Viaggio in Marocco” esordisce subito con un episodio di
rapporto innovativo e qui il ménage à trois richiama nientemeno che
l'esempio di Nietzsche, anche lui grande innovatore, ma sfortunato :
Anche
Nietzsche aveva provato un rapporto aperto con Lou Von Salomé e Paul
Rée, ma poi l'hanno trovato a Torino che piangeva abbracciando un
cavallo. (p. 46)
A
p. 54 supera Radiguet (leggi, leggi, lettore !)
Purtroppo
tornano a Viareggio, dopo questo viaggio da Mille e una notte,
pieno di scenette tra l'assurdo e il faceto, come la richiesta
ossessiva, da parte d'un usciere spagnolo dopo una corrida, di un
rosario benedetto dal Papa, come se tutti gli italiani fossero di
casa a San Pietro. Naturalmente al ritorno prendono il treno senza
pagare il biglietto e finiscono tra le braccia della polizia
ferroviaria.
P.
61-62, si parla della Grecia e dell'omosessualità di Leonardo da
Vinci ed ecco che spunta l'omosessuale che scrive una lettera d'amore
a Federico.
P.
65, Anna se ne va senza Federico ma accompagnata da amiche e da
Andrea in un altro viaggio, questa volta in Grecia. Al ritorno
assistiamo alla tortura del cornuto, quando Andrea confessa
candidamente di essere andato a letto con Anna. Naturalmente Federico
da buon laico deve rimanere impassibile.
P.
66-67, a parte le acrobazie della masturbazione in cui Anna sembra
essere una campionessa, devo dire che lo stile colpisce per la
spontaneità. Non si tratta di un testo elaborato o meditato da
questo punto di vista, ma è scritto di getto così come scorre il
pensiero.
P.
68, insomma Federico si è scelto una che va a fare all'amore con
tutti i ragazzi che le piacciono e non solo, di conseguenza in lui si
manifestano dolori di tipo psicosomatico (gli viene da vomitare).
P.
69, nel capitolo intitolato “Carlo” sorgono dubbi sul valore del
laicismo sessuale e sulla coppia aperta. Federico comincia a
rimpiangere la vecchia famiglia borghese, dove ogni sesso aveva il
suo ruolo ben determinato e lo scopo della famiglia era mettere al
mondo i figli ed educarli.
P.
79, ci si avvicina all'oscenità, ma la pratica cui ci si riferisce
viene riportata anche da Rousseau nelle Confessioni, a
proposito del piacere solitario.
Bello
il cap. “Il babbo di Anna”, che nel finale malinconico sottolinea
il disagio e il dolore provocati dalla divisione del nucleo familiare
in seguito al divorzio o alla separazione.
P.
89, il capitolo “L'aborto” chiarisce il filo conduttore della
narrazione, quello appunto dell'articolo di Pasolini. A questo si
unisce il tema dell'omosessualità con Andrea che da amante di Anna
si rivela invece gay confesso, in procinto di partire per New York o
San Francisco, in una società tollerante e comprensiva, anche se
questo per un comunista rappresenta una sorta di apostasia,
trattandosi di riparare nella patria del capitalismo. Il protagonista
nel suo rapporto con Anna ha raggiunto il suo punto più basso, quasi
invidia al parco una famiglia di cigni per l'affetto che hanno verso
i loro piccoli. Davvero l'uomo mostra di essere inferiore alle bestie
!
Da
p. 94 (“Egliano”) il tono satirico della narrazione viene
sostituito da uno più meditativo e nostalgico (gli anni della guerra
narrata dagli anziani parenti), piacevole ma meno avvincente.
Nel
capitolo “Società e pazzia” (p. 110) è evidente che il mito del
libero amore è ormai superato dalla tendenza del tutto naturale
all'amore esclusivo di coppia. Federico ripudia la dogmatica
ideologica per tornare al sogno di una famiglia tradizionale. E così
simbolo della società libertaria diventa la zia pazza di Anna.
P.
120, nel capitolo “Bianca e la gelosia” Federico ha un rapporto
con l'amica Bianca, studentessa di medicina, ma poi gli viene la
brutta idea di riferirlo alla sua cara Anna, la quale non contenta di
farlo regolarmente cornuto, s'ingelosisce terribilmente tanto da fare
una scenata a casa di Bianca. E' la solita storia : le donne vogliono
la parità nei confronti dell'uomo, ma non vogliono che l'uomo abbia
la parità nei loro confronti. Qual è la suprema aspirazione di una
femminista ? Sodomizzare il maschio !
Anna
continua la sua splendida carriera di libertaria e così va a letto
con Carlo. Federico lo viene a sapere, incontra il rivale per strada
e con un calcio gli rompe la milza. Subisce quindi un processo e
viene condannato con la condizionale. E' interessante il turbine dei
pensieri, anche di matrice filosofica, che si agita nella mente di
Federico, così come gli incubi che lo assillano la notte prima del
processo. Il nostro autore commette qualche solecismo ogni tanto, ma
non guasta, rende tutto più immediato e spontaneo.
P.
139, ci si avvicina all'epilogo, ma ecco una splendida descrizione
dei dintorni di Viareggio al tramonto, degna d'un maestro di stile.
Il nostro autore ricorre a similitudini molto originali e
perfettamente azzeccate.
Terminata
la lettura dell'opera, quale impressione rimane ? Quella della
confessione un po' amara d'un uomo sincero, disilluso, ma che ha
vissuto. E' infatti di vita vera che è intessuto questo racconto ed
ha come la vita i suoi risvolti comici insieme ai drammi e
all'inevitabile malinconia.