De vita tua aeterna certus eram, quamvis eam in aenigmate et quasi per speculum videram; dubitatio tamen omnis de incorruptibili substantia, quod ab illa esset omnis substantia, ablata mihi erat, nec certior de te, sed stabilior in te esse cupiebam.
Augustinus, Confessionum libri XIII, VIII, 1
In tumida fonte cinta di muschio
il riflesso affiora coronato
d’una luce dorata e bizantina,
quale antico mosaico, imbrunito
nelle ombre del tempo, il volto appare.
Il bellissimo viso aureolato
dall’incanto dell’iride maliosa,
un sorriso dell’estasi notturna
nell’abbraccio del dono meduseo.
Bocca delicata, ed occhi languidi
d’amore, ad una candida luce
scintillante visione di dea !
Quale responso fra le fragili onde
si cela, quale celeste annunzio ?
O dea rispondimi ! O tu, dea,
volgiti a me, confida il tuo segreto !
Quando a me in una nube verrai
di passeri fremida d’agili ali ?
In silente notte sotto le stelle
palpiti candido raggio di luna,
quale bellezza cerchi sulle acque
tremanti di pudore ? Quale avorio
di membra ? Forse il tormento insidioso
delle lacrime ti avvolse per sempre
nel suo fascino e il rimpianto ti avvinse
coi suoi sogni impossibili ? Ma non sei
tu stessa un impossibile sogno ?
Fluiscono immagini vane nell’acqua,
un seguito d’inganni, una ridda
di fiottanti larve, cui risponde
la mente vacillante in un oscuro
Tartaro. Ma il destino non è questo
dell’uomo, in alto sorge il Sole, luce
s’effonde alle radici delle selve.
Tutto è luce. A sé chiama il dio.
Tu questo sapevi, tu che ora taci
nel rimpianto.
Ma dove le parole ?
Dove se ne vanno vuote di senso ?
Ed oltre le immagini dove pulsa
il tuo cuore ? Volgi il viso d’ambra
al fondo luminoso, il mistero
dov’è del tuo orgoglioso metro ?
L’indicibile modo ti risponde,
ti placa di Bellezza un’infinita
estasi, il culmine del desiderio
s’effonde alle luci, innumerevoli
specchi. Tu cerca la parola sola
che me tutto avvolga come un manto.