sabato 3 settembre 2011

Vanitas

“… I folli
scrutano oltre,
spregiano ciò che hanno,
e le loro speranze senza termine
danno la caccia al vuoto.”

Pindaro






Vago ricordo del passato, tristi
speranze nel vano sogno nutrite,
orbato amante d’amato inganno,
ora ti scorgo appena, indietro,
e come tra nebbia o le lacrime
m’appari velato. Oh, il fiato
sul vetro dello specchio si dirada,
che ingenuo mi ritrasse e di brama
puro, o cara anima. Ora, invece,
lurido sono di delusione
e per cupida rabbia, come sabbia
nella clessidra scorre e si perde
la vita. Chi sei tu ormai ? Che sono
le vaghe immagini d’un tempo ? Forse
un sogno, una realtà ? E se nato
fossi or ora, lo stesso non sarebbe ?
Ahimé, la speranza, il desiderio
innanzi mi traggono, né le rughe
sembra che scorgano ed i bianchi
capelli che loro incontro avanzano
come a battaglia. Ah, anche in punto
di morte spererò tuttavia,
per quale sorte ?          




1 commento:

  1. Un intenso componimento pervaso da una malinconia profonda e virile.

    Ciao

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