venerdì 2 marzo 2012

Scheda Pietro Cossa, 2




Pietro Cossa              Giuliano l’Apostata ( 1876 )          Torino, Casanova, 1892


Come nel romanzo di Merezkovskij la lotta tra ortodossi ed eretici e tra cristiani e pagani costituisce lo sfondo naturale, perché testimoniato dalla storia, in cui si svolge la vicenda.
Nell’atto I, scena I, vengono presentati in una luce negativa gli eretici, mentre i cristiani ortodossi appaiono in una luce piuttosto favorevole.
Scena VII : appare Giuliano. L’intolleranza che le varie confessioni cristiane mostrano l’una verso l’altra viene duramente biasimata da Giuliano :
“ … Già scrissi
che non v’à bestia tanto avversa all’uomo
quanto un cristiano contro l’altro, pensa
quale sia contro noi “.
Sempre a proposito dell’intolleranza, nell’atto I, scena VII Giuliano dice al cristiano Paolo, dimostratosi intollerante nei confronti dei Giudei :
“ … Ahi ! così presto
degeneri, o neofito ? che è questa
intolleranza ? Dei come fratello
amare ogn’uomo, e struggere vorresti,
se lo potessi, un popolo ? “
Molto acute sono le critiche di Giuliano al comportamento dei cristiani e degli eremiti ( scena VIII ). Giuliano ci appare come un campione della tolleranza, della bontà e dell’intelligenza socratica.
Atto II, scena IV : nuova accusa di Giuliano :
“ … Rinnovarsi
omai più non potranno i sanguinosi
tripudi d’una fede che promise
amore a tutti nelle catacombe,
e in trono fu selvaggia. “
… “ I Galilei
m’ànno chiamato apostata; son essi
gli apostati, non io, essi i nemici
dell’imperio, e i funesti aiutatori
de’ Persiani, son essi, che seguendo
il Labaro che piacque a Costantino,
àn ripudiata l’aquila da dieci
secoli avvezza ai voli della gloria,
e la forza operosa ànno converso
nella virtù de’ monaci infingardi.”
Atto II, scena V : altra accusa di Giuliano nei confronti dei cristiani :
“ … Mi parli
del vero, e di qual vero ? Questa vostra
religione si divide in cento
sette fra lor discordi : Novaziani,
Manichei, Acaciani, Donatisti,
Anomei, Ariani, Semiariani,
e più direi, ma la memoria è poca
ai tanti nomi. Ogni chiesuola è contro
l’altra, e manda scomuniche e sicari
all’avversaria, e ovunque onor di tombe
sui caduti, ed incensi, e altari novi,
e adulterando la dolce parola
del Galileo che rinnegate sempre,
di micidiali dispute maestri
nel foro, e delle inutili nel tempio,
accendeste la fiaccola di guerre
religiose ignote ai nostri antichi. “
Atto III : la scena è un luogo sotterraneo destinato al culto di Mitra, il simulacro del dio nel mezzo della scena. Segue nella scena I e II un rito di iniziazione al culto di Mitra. L’iniziato deve dimostrare di avere superato delle prove per l’iniziazione. Comunque Giuliano ( scena III ) si mostra da vero filosofo superiore anche ai culti pagani. Alla richiesta del sacerdote di Mitra di perseguitare i cristiani, Giuliano risponde negativamente perché ciò andrebbe contro la tolleranza da lui professata. L’odio suo contro i cristiani è soprattutto determinato dal loro comportamento avverso alla vita :
“ Il mio disprezzo per la setta
de’ Galilei t’è noto : essi nell’ozio
d’infeconde preghiere àn popolato
le caverne di Siria e dell’Egitto
limando i nervi della razza umana,
inventori di diavoli e di colpe,
e noi dobbiamo vincerli, ma solo
con la virtù del cittadino, in pace
maestri di civili leggi, e in campo
continuando la romana istoria. “
Giuliano è avverso a qualsiasi forma di clero :
“ … quando intercessore
fra l’uomo e dio sta un altro uomo, bottega
è il tempio, e il sacerdote siede a banco;
beata quella età, in cui ciascuno,
sacerdote a se stesso, sull’altare
del proprio cor, migliore d’ogni incenso
porrà l’opera buona, acciò s’innalzi
eco del nostro mondo intorno a lui
ch’è centro all’armonia dell’universo !
Sia Giove, Ieova o Mitra, importa poco,
innanzi all’infinito il nome è nulla. “
La fanciulla Maria, giudea, amata dal cristiano Paolo, è favorevole a Giuliano, perché costui vuole ricostruire il tempio di Gerusalemme e aiutare gli Ebrei. Il contrasto tra Paolo e Maria è dovuto alla fede e agli odii di parte, i due si amano ma è proprio la fede a dividerli. L’intolleranza religiosa è la causa dei loro patimenti.
Atto IV, scena V : la virtù cristiana viene così definita da Giuliano :
“ Una virtù, ma gracile, racchiusa
tra rupi, o inerte sopra una colonna,
e che trema di sé, quando le giunge
un improvviso soffio della vita
dal mondo ch’ella fugge. Io stimo un’altra
virtù, quella che in seno alla famiglia,
e sul trono maggiore della terra,
a beneficio della razza umana
educò Marco Aurelio. “
Altra accusa di Giuliano ai cristiani :
“ Voi detestate i Cesari, ma in core
anelate a coprirvi della loro
porpora; avete in odio Roma, e il suono
della sua gloria, e la cattedra vostra
alzate all’ombra dei colli immortali;
e vi guidò sottile astuzia : il mondo
udito non v’avrebbe, se parlato
non aveste da Roma. “
A proposito di una statua di Fidia distrutta dai cristiani nel tempio di Apollo, Giuliano dice :
“ Esclamavate : ecco un demonio,
e in quel marmo di Fidia era più parte
di Dio che in cento crani umani ! “
Al termine del dramma la morte di Giuliano viene presentata come la fine d’un grande e sereno idealista :
“ A che piangete ? Caro agli immortali
beatissimo muoio nel fervore
della mia gloria, come muor l’eroe. “

Fonte probabile : Edward Gibbon, Storia della decadenza e caduta dell’impero romano, 1776-1788.  

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