Cum proelium inibitis, (moneo vos ut) memineritis vos divitias, decus, gloriam,
praeterea libertatem atque patriam in dextris vestris portare. Parole che Sallustio (B. Catilinar. c.61
al.58.) mette in bocca a Catilina nell’esortazione ai soldati prima della
battaglia. Osservate la differenza dei tempi. Questa è quella figura rettorica
che chiamano Gradazione.
Volendo andar sempre crescendo, Sallustio mette prima le ricchezze, poi
l’onore, poi la gloria, poi la libertà, [607]e
finalmente la patria, come la somma e la più cara di tutte le cose. Oggidì,
volendo esortare un’armata in simili circostanze, ed usare quella figura si
disporrebbero le parole al rovescio: prima la patria, che nessuno ha, ed è un
puro nome; poi la libertà che il più delle persone amerebbe, anzi ama per
natura, ma non è avvezzo neanche a sognarla, molto meno a darsene cura; poi la
gloria, che piace all’amor proprio, ma finalmente è un vano bene; poi l’onore,
del quale si suole aver molta cura, ma si sacrifica volentieri per qualche
altro bene; finalmente le ricchezze, per le quali onore, gloria, libertà, patria
e Dio, tutto si sacrifica e s’ha per nulla: le ricchezze, il solo bene
veramente solido secondo i nostri valorosi contemporanei: il più capace anzi di
tutti questi beni il solo capace di stuzzicar l’appetito, e di spinger davvero
a qualche impresa anche i vili.
(4. Feb. 1821.)
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