giovedì 2 giugno 2016

Come un fiore sbocciato

Come un fiore sbocciato
presto me ne dovrò andare,
come le mie dita si muovono
così rapido è il tempo.
Cosa ho da desiderare ?
Che cosa può mancarmi ?
Sono un attimo che svanisce
nella nascita
dell'Eterno.

Nell'abbandono d'un amore lontano
ho sofferto invano
le attese colme di sonni delusi,
schiusi petali
allo spiro afoso di caldi venti,
assenti giorni giovani
nell'ansito cupo dell'ali d'Amore,
dèmone che non perdona.

A chi perdonare, a chi chiederlo ?
Ah, solitudine immensa
del mio deserto,
più arido del mare.
Ora ti apri innanzi,
o infinito,
e non ancora
il desiderio
si chiude.

E come l'aurora
si posa sul mare,
calmo e rabbrividito
al sospiro notturno,
trema di speranza
anche la mia piccola fiamma.

Ma il vento esaspera la costa
turbinando furioso, cavalcando la spuma
come un folle dèmone
e una brama demente
inchioda al quotidiano supplizio,
urla la sua condanna;
nati a disperata attesa
volgiamo altrove il volto
divinando un sole ignoto.

E un sole torrente vampa
sull'immensa palude,
una luce accecante
è una nebbia di lumi,
in un fiotto si perde.

Come di maggio l'opprimente pioggia
triste non disseta gli orti,
fremono le foglie, senili mani scarne
al cielo grigio pregano.

Forse vincoli frangere,
tornare agli illusi giardini
dei miti, liberi correre
senza freno, indomiti
ai sospiri azzurri del mare !
Oh, potessimo !
Ma ci chiude gli occhi
la vendetta d'un dio.



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