Remigio
Zena, La bocca del lupo (1892), Genova, Libreria Mario Bozzi,
1932
Il
narratore, seguendo l'insegnamento verista, assume il punto di vista
dei suoi personaggi e ne adopera il linguaggio. Infatti, pur
temperati dall'uso dell'italiano, abbondano i modi di dire del
dialetto genovese, che si indovinano nell'originalità
dell'espressione, un po' come ne Le veglie di Neri (1884) di
Renato Fucini, dove spesso la comprensione della parlata toscana è
affidata all'intuizione. Un'altra caratteristica è che i dialoghi
sono del tutto assenti e invece viene riferito il discorso indiretto
dei personaggi nella foggia appropriata a ognuno di essi.
La
giovanissima Marinetta, figlia della povera vedova Bricicca, dopo la
partecipazione casuale a uno spettacolo in teatro diventa l'oggetto
delle mire di un impresario, un certo signor Costante, che la riempie
di attenzioni e vuole farne una ballerina. Nel cap. V la scena della
comunione di Marinetta, che dopo la conoscenza del signor Costante è
divenuta possibile, dal momento che la miseria di prima è stata
sconfitta, è di un'efficacia magistrale e di un realismo senza veli
né reticenze. Si sente l'insegnamento di Flaubert come di Verga.
Colpisce poi il fatto che non vi siano mai dialoghi tra i personaggi
ma vengano riferiti dal narratore così come i loro più reconditi
pensieri, come ho già avuto modo di notare.
Nel
cap. VI viene descritto lo smarrirsi di Battistina, altra figlia
della Bricicca, nei meandri di Genova, con il fluire dei suoi
pensieri. Qui è il narratore a riferire il tormento interiore della
povera figlia abbandonata, non si tratta di “flusso di coscienza”,
ma in un certo senso costituisce un passaggio verso qualcosa di nuovo
e lo fa intuire.
Il
linguaggio è dialettale o gergale secondo l'insegnamento de I
Malavoglia (1881) del Verga, vedi a p. 83 :
… i
numeri li capiva male e li scriveva peggio, oppure voleva per forza
cambiarli e scrivere quelli che le piacevano a lei, …
All'ultimo
… lo cacciò fuori il verme, piangendo come un'anima del purgatorio
…
Nei
capitoli seguenti l'amore disperato, e contrastato dai genitori di
lui, di Angela, figlia della Bricicca, per Giacomino, garzone di
calzolaio, si capisce che serve da scusa per il signor Costante a ben
altro affare, decisamente losco.
E
il matrimonio sembra andare in porto dopo una scena alquanto comica
tra le donne di casa dell'una e dell'altra parte, mentre subiscono
una lavata di capo le sorelle di Giacomino da parte della Madre
Superiora dell'ospedale dove è ricoverato in seguito a una
coltellata nella gola :
Non
si fermò mica qui la Madre Superiora, andò avanti per un pezzo e
ragioni ne tirò fuori tante che ci vorrebbe un libro così grosso
per mettercele tutte; la conclusione fu che essa parlava ancora e le
quattro donne, una dopo l'altra, piangevano come quattro vitelli.
Finita la predica, stette un poco in aspettativa d'una risposta, e
siccome nessuno apriva la bocca e si nascondevano tutte il naso nel
fazzoletto mandando certi sospiri che erano rimbombi d'organo,
cominciò di nuovo essa … (p. 107)
Nell'esplorazione
quasi cinica della psiche dei personaggi l'opera anticipa Sorelle
Materassi (1934) di Palazzeschi. In effetti una sottile ironia
permea la narrazione, come se l'autore si divertisse nel ritrarre la
vita del popolo.
E
infatti è la vita del popolo che sorge all'immaginazione del
lettore, nelle brighe quotidiane per maritare le figlie della
Bricicca e in quella della Bricicca per maritare se stessa, in una
lotta costellata di invidie e di colpi bassi, come quello di
denunciare su un giornaletto di quartiere le sue mire matrimoniali
sul fornaio Bastiano.
P.
123 e sg. La scena del litigio tra la Bricicca e la Bardiglia che
l'ha calunniata sul giornaletto di quartiere, il Castigamatti,
finisce in una rissa indiavolata con botte da orbi tra la Bardiglia e
la Rapallina da una parte e la Bricicca, sua figlia Angela e le
sorelle di Giacomino dall'altra parte. Il linguaggio è sempre quello
del popolo, quanto mai suggestivo e colorito :
… e
siccome la Bricicca, inviperita di non sentirsi dare risposta, faceva
l'atto di entrare, urlando sempre più, minacciando d'ammazzarne
sette e storpiarne quattordici, all'ultimo perdettero la pazienza.
Vennero sulla porta colle mani sui fianchi : cosa voleva quella matta
? esse erano pronte a soddisfarla subito; cosa voleva ? una buona
strigliata sotto il portacoda ?
Dal
cap. XIII continuano le informazioni sulle gesta di Marinetta ora
ospite di un prete e di sua sorella nel paese dei nonni, dove vive la
sorella bistrattata Battistina. Questa fa la serva nel convento delle
monache, mentre Marinetta fa la signora in casa di don Lazzaro. E'
sempre più prosperosa e avvenente ed è contesa tra due giovani di
buona famiglia, Camillo Ramò e Pollino Gabitto. Il primo è il
figlio un po' grullo di capitan Ramò, armatore, il secondo è uno
zerbinotto squattrinato. Marinetta, attratta da Pollino, punta però
su Camillo, sentendo l'odore dei soldi.
Bella
la scena, al XV capitolo, del varo dell'Emilia mia, nave di
capitan Ramò, cui presenzia nientemeno che don Bosco. Marinetta
viene irretita da Pollino, che la trascina, quasi senza che ella se
ne avveda, sottocoperta, proprio durante la cerimonia.
P.
168-169, la scena di Camillo accecato di gelosia che cerca di
impadronirsi del revolver di suo padre, forse per uccidere Pollino, è
di una comicità veramente unica. Alla fine l'eroico Camillo viene
disarmato da sua sorella. E il risultato delle gesta di Marinetta è
che viene costretta a prendere il treno e a tornarsene alla Pece
Greca, a Genova.
Nel
cap. XVIII si parla del prossimo matrimonio di Angela, che già viene
sfruttata dalla famiglia del promesso sposo con il farle accudire la
futura suocera idropica quasi ogni giorno. Le sorelle del fidanzato
in particolare non le risparmiano nessuna angheria né umiliazione
che si presenti. Si noti l'espressione popolare quanto mai vivace :
… ma
sì ! se si dovessero mostrare i denti a tutte le persone che ci
tengono un piede sul collo o si divertono e godono del nostro male, i
denti li avremmo sempre scoperti e prenderebbero della polvere. (p.
184)
La
Bricicca però è destinata alla sventura e difatti la sua gestione
illegale del gioco del lotto viene scoperta ed ella va a finire in
tribunale. Su consiglio dell'amica Pellegra si reca a consultare il
giovane avvocato Raibetta, una sorta di Azzeccagarbugli ma bene in
arnese, che le consiglia di negare tutto.
Ma
l'avvocato vuol essere pagato, e la Bricicca è costretta a
supplicare la figlia Angela a impegnare gli orecchini regalati da
Giacomino per il fidanzamento, dal momento che una certa somma di
denaro, sussidio della Duchessa di Galliera proprio per il
matrimonio, si volatilizza perché data in pasto alle donne
vincitrici e creditrici del gioco del lotto, tra le quali l'avida
Pellegra che si porta via il malloppo per dividerlo con le altre.
Così svanisce insieme alla piccola fortuna anche il matrimonio.
Infatti Giacomino, non appena lo viene a sapere, tronca ogni
rapporto.
Cap.
XXI. Intanto Marinetta fa fortuna e diventa l'amica dell'avvocato
Raibetta e frequenta case d'alto bordo, ma probabilmente non solo
quelle. Così comincia a far quattrini e a diventare “avara come
una pigna” (p. 228). Ma mentre una figlia avanza nella prosperità,
un'altra affonda nella disgrazia e nella malattia. Angela infatti è
afflitta dalla tubercolosi, ormai agli estremi (cap. XXII).
P.
259-260, l'amica Pellegra in un momento di rabbia spiffera l'amara
verità alla Bricicca e cioè che Marinetta, che nel frattempo
frequenta l'amasio Pollino Gabitto, frequenta anche ed ha frequentato
la casa d'appuntamenti della signora Barbara, un donnone che la
Bricicca aveva preso per la moglie d'un ministro, dopo averla
incontrata nello studio dell'avvocato Raibetta.
Cap.
XXV, l'amicizia di Marinetta con Pollino si consolida sempre di più
sino a giungere alla soglia dello scandalo e del matrimonio. La
Bricicca si preoccupa delle spese che questo può richiedere, ma
Marinetta rivela d'avere messo da parte un certo peculio, e dimostra
che in fatto di danaro le risorse non le mancano. Marinetta insomma
si dimostra la figlia fortunata (ed egoista !) della Bricicca, mentre
Angela, la sorella di buon cuore, è sventurata e destinata a una
fine precoce.
Nelle
pagine seguenti la Bricicca e le due figlie salutano per l'ultima
volta la terza figlia della vedova e cioè la povera Battistina, che,
divenuta suora, parte per fare la missionaria in Sud America. In
questa circostanza Bricicca scorge sulla nave, dove è salita per
dare l'addio a Battistina, l'amato Bastiano, fuggito da lei in odio
alla calunnia, ma non ha il tempo di avvicinarlo.
Cap.
XXVII. Mentre la figlia sempre ignorata se ne va definitivamente
lontano, quella viziata, Marinetta, si avvia a un prospero quanto
ambiguo matrimonio col Pollino Gabitto, ambiguo perché dietro c'è
la generosa mano di due amanti, il Costante e l'avvocato Raibetta.
Soprattutto il Costante sborsa di tasca propria il denaro per la
mobilia di casa e procura pure l'appartamento. Ma la povera Angela,
la figlia buona e sempre obbediente, è in fin di vita, estenuata
ormai dalla tubercolosi.
E
mentre Angela muore, Marinetta si occupa del suo matrimonio con
Pollino, non andando neppure a trovare la sorella in ospedale per
timore di esserne contagiata.
P.
307 e sg. La scena del matrimonio di Marinetta celebra il trionfo
dell'egoismo e dell'ipocrisia. Lei pensa soltanto a mettersi in
mostra, lo sposo la tradisce già distratto dagli occhi della
Rapallina, mentre la madre non ha ancora capito che veste, velo,
gioielli, orecchini, tutto viene a Marinetta dalla rete gettata agli
amanti manutengoli. Ma tutti i nodi vengono al pettine e il diavolo
fa le pentole ma non i coperchi, infatti durante il pranzo di nozze
(a spese dell'avvocato fedelissimo Raibetta) la sposa ha un malore
piuttosto acuto e … abortisce.
P.
320. La Bricicca è costretta ad assistere a Busalla, dopo il pranzo
di nozze, per alcuni giorni la Marinetta malata e così si dimentica
dell'altra figlia in punto di morte. Quando può tornare a Genova si
reca subito all'ospedale accompagnata da Pellegra e con qualche dolce
residuo del festeggiamento nuziale. All'ospedale però Angela non c'è
più e Bricicca apprende da una suora che la povera figliola è morta
già da quattro giorni. Disperata, fuori di sé, la madre piena di
rimorsi si precipita alla prigione dove deve scontare la condanna
ricevuta per il gioco del lotto illegale. Trascorre così qualche
anno che il narratore non riferisce, perché abbiamo solo notizia
della sua uscita di prigione e della ripresa della sua vita di
sempre, succube delle prodezze di Marinetta.