domenica 4 agosto 2024

Purificazioni


 

e un tempo io fui un ragazzo e una ragazza

e un arbusto e un uccello e del mare un pesce muto.

Empedocle



Nuotavo veloce presso gli scogli

fra i pesci minuti e lucenti

e il sole dardeggiava sopra di me

come a illustrare la via sonora,

fra il riso dell’onde innumerevoli.

E inquieto fra mille pensieri fiottanti

fluivo corrente nell’iride del mare

ai venti agitati fra spume nei guizzi.

Correva la mente tra i cori echeggianti

di canti gioiosi nell’acque glauche,

auree quali corone alle salmastre chiome

come alghe su rocce, e canti, canti

risonavano ancora da solari lavacri.

Come nella prima età del mondo

ogni cosa intendevo al primo sguardo,

di saggezza specchio, senza raziocinare.

E venne il presagio della nuova età

e fiorì la luce sulle criniere del mare

ed ignota s’aprì nella mente una porta.


Come un innocente figlio della terra

conobbi la vera profondità del mare

e la vidi allora nel grembo delle acque.

La vasta coscienza dell’essere fluttuava

nelle onde del saggio canuto e il canto

potevo ora udire delle sirene.

Fuggi lontano dall’inganno dei sogni,

dei desideri fuggi la trama, la rete

come di ragno. Libero accogli

la sorte dei padri. Brillavano i pesci

sulle alghe più verdi, il fondo

scorgevo nel luminoso meriggio. Allora

compresi l’eterno infinito respiro.

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