martedì 19 luglio 2016

L'isola dei sogni

Scogli porfirei dell'alta costa rosea
fra rosee nubi nel tramonto,
candide ali si librano
sull'acque tremide
al riverbero. O tu,
possente respiro !
O tu che t'alzi nella luce,
sino agli dei !
Ecco, alla terra sei giunto nella pace,
qui dove eterno fiorisce
il vento dell'amore,
verdeggianti colline, echi di selve canore,
teneri ricordi di speranze.
O terra nelle oscure stanze conosciuta,
o via del destino ignoto,
o dolce amata invano !
Lontano sei e pure m'accogli
e mi ricetti quale antica spoglia,
amore dei viventi,
pietosa materna terra.
Disserra le mie vele
verso il tuo porto,
nel tuo seno poserò il volto,
riposerò per sempre.
Sovra candenti acque
alla riva giungeranno
spiriti dei sogni mortali,
ora immortali,
scivolando rapidi
sulle vie del mare profondo.
O care anime,
o naviganti, dell'eterno viaggio
sia qui una sosta,
ove si placano ignare le onde
e all'abbraccio s'abbandonano.
Qui le montagne di roccia
non sono aride, ma dei rivi sul fondo
l'acqua traspare, sorgenti
nascono tra i pini,
canta la cicala sugli alberi,
nel vento dilaga una fuga di ombre,
la luce si disperde nel suono del mare.
Fermati anche tu qui,
anima sorella senza nome,
forse nel volto etereo
diviserò antichi segni,
o amata. Nel cielo sterminati
voli d'aironi e di canuti cigni
cingono le vette, trasaliscono
le cime arboree nel fluire lucido dell'aria.
La tua bocca una musica dolce
sussurrerà in dolci note scorrenti
sulle corde invisibili dei tuoi capelli
neri nell'ombra o nella notte,
segreti sogni di musa solitaria.
La voce tua volitava tra il verde velame
si fondeva allora sui correnti scintillii,
sopra i sassi levigati dalle spume
tenaci, visioni fluitavano, s'addensavano
ritmi di danze, magici canti
del monte Abora.
Oh, sia ancora
come un tempo. Il suono
echeggerà sotto le volte ambrate
negli oltremonti silvani,
arcani mondi disserrando,
porte mai varcate, ancestrali note
di cavernose ombre, orizzonti
di selvaggio fuoco.
La tua voce si placherà sui lidi,
sommessa onda nel torpore salino meridiana,
nel mormorare delle maree,
nel silente deserto delle dune
volteggerà come grovigli d'erbe
al sibilo dei venti disperdendosi
in mille barlumi ridestata
trama sonora di melodiosa arpa,
pallida fiamma del dolore.
Sei tu ? Trema la navata virente
ai soffi libici tra le resine,
lacrime di sangue e d'oro;
sei tu, o sorriso, o volto amato
nei primi vagiti dell'alba ?
Rispondimi ora, siamo qui delle sorti
nel grembo, ora è il momento
ch'io sappia, ora, se mai m'amasti !
Il tuo viso, la tua voce sono un raggio
fra le nubi, un mistero di fuochi notturni,
una brezza nell'oscurità.
Ti ascolto.

Anche per me un blando
Zefiro fosti, un carezzare lieve sulle piane
opache dell'equoreo manto, una pelle
rabbrividente, colma di aromi
e di segrete estasi.
Non chiedermi quanto ti attesi,
cinta del mio prodigio di bellezza,
oltre il lembo miravo del mare purpureo
inebriato dal fuoco dell'astro,
possente sovrano del cielo,
e te bramavo, che giungessi a me,
all'improvviso, un bagliore di occhi,
gemme di smeraldo.
Attesi nei giorni, attesi,
ma non venisti,
e il fuoco si spense e la vita
nel suo grigiore m'estinse
nei frantumi del rimpianto.
Ora soltanto so
chi tu fosti :
un sogno. “

O care anime,
o naviganti dell'eterno viaggio,
siatemi testimoni
del mio vero cuore,
che mai cedette al veleno mortale
dei viventi,
e che lei immortale
solo amò qui,
dei sogni
nell'isola.



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