Scogli porfirei dell'alta
costa rosea
fra rosee nubi nel
tramonto,
candide ali si librano
sull'acque tremide
al riverbero. O tu,
possente respiro !
O tu che t'alzi nella
luce,
sino agli dei !
Ecco, alla terra sei
giunto nella pace,
qui dove eterno fiorisce
il vento dell'amore,
verdeggianti colline, echi
di selve canore,
teneri ricordi di
speranze.
O terra nelle oscure
stanze conosciuta,
o via del destino ignoto,
o dolce amata invano !
Lontano sei e pure
m'accogli
e mi ricetti quale antica
spoglia,
amore dei viventi,
pietosa materna terra.
Disserra le mie vele
verso il tuo porto,
nel tuo seno poserò il
volto,
riposerò per sempre.
Sovra candenti acque
alla riva giungeranno
spiriti dei sogni mortali,
ora immortali,
scivolando rapidi
sulle vie del mare
profondo.
O care anime,
o naviganti, dell'eterno
viaggio
sia qui una sosta,
ove si placano ignare le
onde
e all'abbraccio
s'abbandonano.
Qui le montagne di roccia
non sono aride, ma dei
rivi sul fondo
l'acqua traspare, sorgenti
nascono tra i pini,
canta la cicala sugli
alberi,
nel vento dilaga una fuga
di ombre,
la luce si disperde nel
suono del mare.
Fermati anche tu qui,
anima sorella senza nome,
forse nel volto etereo
diviserò antichi segni,
o amata. Nel cielo
sterminati
voli d'aironi e di canuti
cigni
cingono le vette,
trasaliscono
le cime arboree nel fluire
lucido dell'aria.
La tua bocca una musica
dolce
sussurrerà in dolci note
scorrenti
sulle corde invisibili dei
tuoi capelli
neri nell'ombra o nella
notte,
segreti sogni di musa
solitaria.
La voce tua volitava tra
il verde velame
si fondeva allora sui
correnti scintillii,
sopra i sassi levigati
dalle spume
tenaci, visioni
fluitavano, s'addensavano
ritmi di danze, magici
canti
del monte Abora.
Oh, sia ancora
come un tempo. Il suono
echeggerà sotto le volte
ambrate
negli oltremonti silvani,
arcani mondi disserrando,
porte mai varcate,
ancestrali note
di cavernose ombre,
orizzonti
di selvaggio fuoco.
La tua voce si placherà
sui lidi,
sommessa onda nel torpore
salino meridiana,
nel mormorare delle maree,
nel silente deserto delle
dune
volteggerà come grovigli
d'erbe
al sibilo dei venti
disperdendosi
in mille barlumi ridestata
trama sonora di melodiosa
arpa,
pallida fiamma del dolore.
Sei tu ? Trema la navata
virente
ai soffi libici tra le
resine,
lacrime di sangue e d'oro;
sei tu, o sorriso, o volto
amato
nei primi vagiti dell'alba
?
Rispondimi ora, siamo qui
delle sorti
nel grembo, ora è il
momento
ch'io sappia, ora, se mai
m'amasti !
Il tuo viso, la tua voce
sono un raggio
fra le nubi, un mistero di
fuochi notturni,
una brezza nell'oscurità.
Ti ascolto.
“ Anche per me un blando
Zefiro fosti, un carezzare
lieve sulle piane
opache dell'equoreo manto,
una pelle
rabbrividente, colma di
aromi
e di segrete estasi.
Non chiedermi quanto ti
attesi,
cinta del mio prodigio di
bellezza,
oltre il lembo miravo del
mare purpureo
inebriato dal fuoco
dell'astro,
possente sovrano del
cielo,
e te bramavo, che
giungessi a me,
all'improvviso, un
bagliore di occhi,
gemme di smeraldo.
Attesi nei giorni, attesi,
ma non venisti,
e il fuoco si spense e la
vita
nel suo grigiore m'estinse
nei frantumi del
rimpianto.
Ora soltanto so
chi tu fosti :
un sogno. “
O care anime,
o naviganti dell'eterno
viaggio,
siatemi testimoni
del mio vero cuore,
che mai cedette al veleno
mortale
dei viventi,
e che lei immortale
solo amò qui,
dei sogni
nell'isola.
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