E sorse Aurora dalle dita
di rosa, diffuse il candido velo, e venne quale sposa dell'Oriente,
come la regina dell'Austro curiosa di mirare l'inaudita sapienza di
Salomone.
E fremettero i pini
carichi di fronde al fresco effluvio d'aromi, quale un'ampolla
preziosa che sparga alchimiche essenze. Candida e fresca come fonte
cristallina, l'aria del mattino rise fra i rami degli ulivi argentei,
tralucendo.
Gli alati stormirono
nell'azzurro, e un lontano rumoreggiare, misto al tocco di campane,
avvertì del risveglio del villaggio.
E i dardi del sole
riscaldarono la terra, e i prati esalarono i vapori della rugiada, e
le farfalle e le api si librarono a volo nel profumo dei fiori.
Il saggio, destatosi, mirò
il disco del sole, rosso di sangue puro, e disse : “ Non esiste
altra realtà. “
Ma il principe si
allontanò dai fidati compagni e si incamminò verso oriente,
fuggendo il tempo e le ombre.
Mentre saliva il sentiero
della montagna, e il suo cuore si ostinava a salire, vide levarsi del
vapore misto a brandelli di arso fogliame. Non comprendeva donde
provenisse quel monito.
Quando giunse alla meta
cui il suo cuore anelava e fu nella radura radiosa presso l'ombra
degli alti pini, dove stridivano le cicale nell'ora sacra al grande
dio Pan, allora s'accorse che il sentiero appena percorso era
minacciato da voraci lembi di fuoco crepitanti, e crescevano e
colmavano il cielo in un ampio boato.
Tentò quindi di scendere
per il declivio e di tornare, ma le fiamme, ormai molto elevate,
stavano già divorando gli alberi sulla via e i cespi di ginestra
selvatica.
Il vento rinforzava,
empiendo le lingue vermiglie, vaste vele correnti sovra la selva
arida. L'incendio saliva velocissimo, un'ondata rombante, inondando
il versante del monte in forma d'un braciere inesausto.
Si vide perduto, e si
precipitò in corsa, ansimando, in preda al panico. Ma poi scorse una
via di scampo, che conduceva ad un altro pendio della montagna.
Non cessò di correre, poi
che le fiamme incalzavano. E tuttavia gli parve essere pervaso
anch'egli da quelle fiamme cui sfuggiva in un balzo d'agile animale,
e che quelle fiamme così alte e terrificanti e onnipotenti gli
trasmettessero la propria forza e la vigoria della divinità.
E quando fu in salvo, giù
per un altro sentiero, dopo una corsa ansiosa, e si volse a
contemplare le torri di fumo denso e rossastro che empivano il cielo
quasi estese nubi di tempesta, capì che per lui erano sorte e da
quelle era stato purificato, ostia risparmiata dal sacrificio, e un
dio gli aveva offerto quella gioia, serbata ai pochi, di sentirsi
così vicino alla morte.
Vide levarsi dalla
montagna l'assalto del dio vittorioso sul destriero splendido di
crini accesi, asceso dalla terra alle folgori della tempesta, e il
suo volto si perdeva nelle altezze.
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