martedì 1 novembre 2016

Fuoco







E sorse Aurora dalle dita di rosa, diffuse il candido velo, e venne quale sposa dell'Oriente, come la regina dell'Austro curiosa di mirare l'inaudita sapienza di Salomone.
E fremettero i pini carichi di fronde al fresco effluvio d'aromi, quale un'ampolla preziosa che sparga alchimiche essenze. Candida e fresca come fonte cristallina, l'aria del mattino rise fra i rami degli ulivi argentei, tralucendo.
Gli alati stormirono nell'azzurro, e un lontano rumoreggiare, misto al tocco di campane, avvertì del risveglio del villaggio.
E i dardi del sole riscaldarono la terra, e i prati esalarono i vapori della rugiada, e le farfalle e le api si librarono a volo nel profumo dei fiori.
Il saggio, destatosi, mirò il disco del sole, rosso di sangue puro, e disse : “ Non esiste altra realtà. “
Ma il principe si allontanò dai fidati compagni e si incamminò verso oriente, fuggendo il tempo e le ombre.
Mentre saliva il sentiero della montagna, e il suo cuore si ostinava a salire, vide levarsi del vapore misto a brandelli di arso fogliame. Non comprendeva donde provenisse quel monito.
Quando giunse alla meta cui il suo cuore anelava e fu nella radura radiosa presso l'ombra degli alti pini, dove stridivano le cicale nell'ora sacra al grande dio Pan, allora s'accorse che il sentiero appena percorso era minacciato da voraci lembi di fuoco crepitanti, e crescevano e colmavano il cielo in un ampio boato.
Tentò quindi di scendere per il declivio e di tornare, ma le fiamme, ormai molto elevate, stavano già divorando gli alberi sulla via e i cespi di ginestra selvatica.
Il vento rinforzava, empiendo le lingue vermiglie, vaste vele correnti sovra la selva arida. L'incendio saliva velocissimo, un'ondata rombante, inondando il versante del monte in forma d'un braciere inesausto.
Si vide perduto, e si precipitò in corsa, ansimando, in preda al panico. Ma poi scorse una via di scampo, che conduceva ad un altro pendio della montagna.
Non cessò di correre, poi che le fiamme incalzavano. E tuttavia gli parve essere pervaso anch'egli da quelle fiamme cui sfuggiva in un balzo d'agile animale, e che quelle fiamme così alte e terrificanti e onnipotenti gli trasmettessero la propria forza e la vigoria della divinità.
E quando fu in salvo, giù per un altro sentiero, dopo una corsa ansiosa, e si volse a contemplare le torri di fumo denso e rossastro che empivano il cielo quasi estese nubi di tempesta, capì che per lui erano sorte e da quelle era stato purificato, ostia risparmiata dal sacrificio, e un dio gli aveva offerto quella gioia, serbata ai pochi, di sentirsi così vicino alla morte.
Vide levarsi dalla montagna l'assalto del dio vittorioso sul destriero splendido di crini accesi, asceso dalla terra alle folgori della tempesta, e il suo volto si perdeva nelle altezze.

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