Friedrich
Nietzsche Il servizio divino dei Greci ( 1875-1878 )
Milano, Adelphi, 2012
P.
25. “ Pressoché tutti i culti comprendono un drama, un
frammento di mito rappresentato che si riferisce alle origini del
culto. Il senso autentico sembrerebbe questo : fare e patire ciò che
un dio stesso ha fatto e patito è il più alto segno di devozione :
in breve, sforzarsi di essere il dio stesso o il suo seguace.
Questo vale come mezzo per spingere il dio a partecipare lui stesso e
a mostrarsi. Nelle celebrazioni di Diòniso sul Parnaso si credette
sempre che il dio fosse lì presente, che lo si potesse udire nelle
grida e nei cimbali bacchici. “
P.
29. Influenze semitiche in Grecia : “ Una dominazione semitica deve
aver preceduto l'ellenizzazione in Grecia; gli edifici delle città,
gli impianti e le istituzioni, così come i loro dei, i loro culti e
le loro saghe, giunsero in parte ai Greci. Il culto degli astri,
l'adorazione dei 7 pianeti ( vale a dire il Sole, la Luna e i cinque
pianeti conosciuti nell'antichità ) e l'astrologia ad essa collegata
appartengono alla religione semitica primitiva. “
P.
32. Europa : dea della luna fenicia. Più avanti si sostiene
l'origine fenicia di Troia. Il culto del fenicio Adone è riferibile
ad Anchise, identificato appunto con Adone, e allo stesso Diòniso (
Adone e Diòniso sono considerati identici ).
P.
33. Origine semitica di Calipso e di Ogigia.
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38. Le Muse ( spiriti della fonte ) legate in origine più
strettamente al culto di Diòniso che non a quello di Apollo. Come il
Pater anche Nietzsche collega il culto di Diòniso a quello di
Demetra e Core.
P.
46. Identità di Zeus e Diòniso : “ … è il dio del cielo, da un
lato come cielo diurno e, dall'altro, in quanto dio del cielo
notturno, dell'oscurità, del maltempo, degli inferi. “
Interessanti notizie anche sul Diòniso dei Celti : Sabo.
Le
informazioni seguenti hanno grande somiglianza, soprattutto nel
metodo, con quelle di Frazer ( Il ramo d'oro ), ad esempio
relativamente al culto degli alberi.
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58. Origine tracia del culto delle Muse e di Diòniso.
P.
62. Clan e tribù dell'Attica.
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67. Il culto delle 12 divinità olimpiche è di matrice politica,
dovuto alla fondazione della lega tra le varie città-stato,
l'Anfizionia.
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106. Culto dei serpenti collegato a quello degli alberi. Il serpente
è simbolo del genius loci.
P.
121. La città considerata come templum. Simile concezione in Elèmire
Zolla, Che cos'è la tradizione, ( 1971 ) Milano, Adelphi,
2003, p. 194.
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129. Concezione originaria del tempio come casa dei morti.
P.
133. NB : gesta e sofferenze della vita del dio ( così anche Cristo
è concepito come un eroe greco, che come Eracle diventa dio ).
P.
135, qui si parla della direzione e funzione delle strade della
città. Vedi E. Zolla, p. 213 di Che cos'è la tradizione. Ci
sono dei punti di contatto tra la lettura di Nietzsche e quella di
Zolla ( anche se quella del primo è rigorosamente positivistica ).
P.
139-140. Differenza fondamentale tra il sacerdozio greco e quello
asiatico ( ebraico e cristiano ). Manca la gerarchia, l'associazione
in genere, il sacerdote è un interprete del dio che molto spesso
rappresenta.
P.
143, le vicissitudini toccate in sorte al dio ( cfr. Bachofen, La
dottrina dell'immortalità della teologia orfica, 1867, Bachofen
afferma che per gli Orfici tutte le anime sono divinità ).
Concezione originaria del sacerdote come incarnazione temporanea
della divinità. Nietzsche porta l'esempio dei sacerdoti tibetani
incarnazioni di Buddha. In origine non era sviluppata la statuaria a
causa appunto della sufficiente presenza del sacerdote, incarnazione
della divinità. Vedi anche a tal proposito Frazer, Il ramo d'oro
( 1890 ) relativamente al cap. “ Il re del bosco “, laddove il
sacerdote di Nemi è incarnazione del dio Virbio.
P.
147 : origine del tempio dalla tomba. Vedi anche E. Rohde che in
Psiche ( 1897 ) parla di tomba di Zeus, di Diòniso ecc. Si
tratta evidentemente di un equivoco, sono infatti luoghi di culto.
Cfr. Nietzsche : “ … il tempio si forma a partire dalla tomba, il
culto del tempio dal culto delle tombe. “ NB : l'uomo secondo gli
Orfici è un dio ( cfr. il Fedro di Platone ).
P.
148, “ nobiltà sacerdotale ereditaria … nocciolo duro della
comunità cittadina “, qui si elabora inconsciamente il futuro
messaggio di una casta aristocratica dominatrice.
P.
158, la legge di Delfi : “ La legge che si diffuse a partire da
Delfi, e che normalizzava quella parte della religione greca che era
la medesima ovunque, era scritta in esametri ed era formata da
sentenze oracolari. E' stata scritta prima di tutte le legislazioni
dei singoli Stati, o quanto meno prima di quelle più importanti.
L'esercizio di questa legge è affidato agli esegeti. “
P.
161 : nell'antica Grecia i sacerdoti non esercitarono mai alcuna
egemonia sulla società come nell'età cristiana.
P.
172 : origine troiana della Sibilla. Profezia su Roma. “ Essa vive
al tempo di Solone, annuncia ai Teucri, le cui spoglie venivano
custodite sul monte Ida, una nuova fioritura sotto l'antica casa
regnante degli Eneidi; le sue sentenze giunsero a Cuma, nella terra
degli Oschi, e di lì a Roma, all'epoca di Tarquinio Secondo. Esse
furono trascritte su tela e custodite sul Campidoglio insieme ad
altre profezie straniere; … “
P.
177, su Diòniso e Apollo. L'affermazione più interessante è che
l'oracolo di Delfi divenne apollineo soltanto tardi ( cfr. Rohde,
Psiche ). “ … sul Parnaso il culto di Diòniso ( quello
tracio ) è più antico del culto di Apollo. “ Il sito di Delfi
viene descritto con una certa precisione, ma si nota che Nietzsche
non l'ha mai visitato direttamente perché sembra che il tempio sorga
alle pendici delle Fedriadi, mentre queste rispetto al tempio sono
situate di lato ( a destra per chi sale al tempio ). Importante è di
nuovo l'affermazione che nei mesi invernali, quando Apollo dimora
presso gli Iperborei, è Diòniso a regnare a Delfi.
P.
179. Si ribadisce la presenza di Diòniso nel sostenere che dei due
sacerdoti assistenti della Pizia, uno era di Apollo, l'altro di
Diòniso. Vedi gli Studi greci ( 1895 ) di W. Pater ( Milano,
SE, 2007 ) a p. 17 si dice che in Delfi erano riservati onori
particolari a Diòniso, che precedette Apollo nel culto del
santuario, e comunque furono sempre tributati onoranze e sacrifici in
egual misura a lui come ad Apollo. Pater, come Nietzsche, afferma che
i mesi invernali erano consacrati a Diòniso. Negli Studi greci
di Pater, p. 31 ( “ Studio su Diòniso “ ) si ribadisce che
Diòniso divide con Apollo il santuario di Delfi.
P.
180. Le cosiddette rhètrai spartane non sono altro che spiegazioni (
oracolari ) dei sacerdoti di Delfi. P. 182, l'Eubea, patria della
Sibilla Cumana.
P.
184. Anche l'oracolo di Zeus Dodoneo sarebbe stato in origine un
oracolo di Diòniso.
P.
185, residuo del culto tracio di Diòniso nello Zeus ctonio.
P.
193. Il punto di svolta per l'arte drammatica greca è quando gli
attori diventano professionisti ( a proposito delle associazioni di
artisti dionisiaci ).
P.
196 : progressiva affermazione della musica nelle rappresentazioni
teatrali. La funzione infatti di attore e musico era distinta sin
dall'origine. NB : “ E' un fatto notevole che nelle
rappresentazioni di tragedie tutta l'azione fosse limitata a tre
attori, come un tempo, e che non facesse il suo ingresso nessun
coro. “ ( Dopo il 279 a. C. ).
P.
199-200. Aspetti comuni con il Cristianesimo ( acqua lustrale,
purificazione, tempio vivente ).
P.
200 : vino per i sacrifici, bagno purificatore : elementi confluiti
nel rituale cristiano.
P.
202, la trasformazione del sacrificio da reale a simbolico richiama
Frazer, Il ramo d'oro. E' chiara l'impostazione positivistica
del Nietzsche.
P.
209 : l'animale sacrificale porta in sé la sciagura.
P.
210, religione orfico-tracia : bisogno di espiazione e purificazione
( stretta parentela fra Traci e Lidi ).
P.
214, il ramo dell'albero simbolo della divinità, vedi Frazer, Il
ramo d'oro. Ibidem, NB : “ secondo la dottrina segreta orfica “
qui vi è un probabile influsso di Bachofen.
P.
219. Interessante spiegazione del significato del sacrificio e del
pasto rituale dell'animale sacrificato, banchetto in comunione con
gli dei, in ricordo dell'antica comunione tra dei e uomini.
Si
tratta di un testo di antropologia che rivela la tendenza di
Nietzsche all'approfondimento psicologico, tipico anche delle opere
maggiori e “filosofiche “, basti pensare all'Anticristo.