Truman
Capote Colazione da Tiffany
( Breakfast at Tiffany's, 1950 ) Milano, Garzanti, 2014
Stile
asciutto, conciso, in pochi tratti evocatore di ambienti e di
personaggi, capacità indubbia di introspezione psicologica senza
inutili lungaggini. Si può collegare allo stile di Harper Lee ne Il
buio oltre la siepe ( To kill
a Mockingbird, 1960 ), ma è più scorrevole e sicuro.
E'
la storia dell'incontro tra il narratore protagonista e la “femme
fatale”, la bionda ragazza di vita, aspirante diva del cinema, ma
di fatto “escort” mantenuta dal milionario di turno. Certo un
modello di donna poco edificante, ma che Capote dipinge in maniera
incantevole, tanto da rendercela simpatica ed estremamente
affascinante.
Un
tipo di donna che non è poi così raro incontrare, e che, di solito,
è accompagnato da un'aura di elegante squallore, e, in genere, fa
una brutta fine. Ma è vero, e questo posso dirlo per esperienza
personale, che ho avuto in comune ( quale onore ! Per brevissimo
tempo per fortuna ! ) con lo scrittore americano, talvolta questo
tipo di donna si presenta come un personaggio d'eccezione, dal
fascino irresistibile.
E
la cosa che mi ha più colpito è che il tipo che avevo incontrato
aveva lo stesso identico fascino di Holly, mi chiamava anche lei
“tesoro” e si definiva una “signora” con la propensione a
considerare le altre signore come delle sguattere.
John
Steinbeck Pian della Tortilla
( 1935 ) Milano, Bompiani, 1958
Traduzione
di Elio Vittorini
Stile
assai simile a quello di Capote. Notazioni colorite e di carattere
umoristico. Avventure esilaranti di un gruppo di paisanos
di Monterrey con il debole per la bottiglia. C'è quell'umorismo
tipicamente nordamericano che ha in Mark Twain il suo maestro. Le
situazioni paradossali seguono le une alle altre, ma in certi momenti
il lettore accusa un senso di stanchezza e di saturazione. Il romanzo
non particolarmente lungo, nel suo genere si rivela anche troppo
lungo. Le situazioni umoristiche, per quanto variate, non sono
appunto che la variazione del solito motivo conduttore e a un certo
punto generano lieve tedio, anche se accompagnato da un sorriso.
Nondimeno le avventure di Danny e dei suoi amici bevitori e vagabondi
sono, soprattutto nella prima metà dell'opera, veramente spassose.
Vasco
Pratolini Metello
( 1935 )
E'
un dongiovanni dei bassifondi, con una venatura socialista e una
salute da purosangue fiorentino. Il linguaggio è gergale, il
periodare spesso sgrammaticato e faticoso. Non nego la patina
realistica e il valore documentaristico della ricostruzione della
società dell'epoca, ma il tutto riesce decisamente noioso. Questo
eroe del proletariato è troppo idealizzato, troppo sano di corpo,
troppo felice di spirito.
Più
accattivante e decisamente godibile il romanzo Le ragazze
di Sanfrediano ( 1949 ) per
la tematica a sfondo sessuale, tipica di Pratolini, che non può che
attrarre la curiosità d'un numeroso pubblico, e soprattutto per la
vivezza e freschezza delle immagini e delle situazioni, nonché per
la brevità dell'opera, pregio indiscutibile ( se pensiamo ai
fumettoni e alle sbrodolate pseudosentimentali di oggi ).
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