sabato 3 novembre 2018

Lou Andreas Salomé, Tre racconti inediti


Questo più umano amore “, tre racconti inediti di Lou Andreas Salomé.
Traduzione di Claudia Ciardi
Viterbo, Stampa Alternativa, 2018


I racconti sono del 1899.
Consiglio vivamente, per una migliore comprensione dell'opera della Salomé, l'ottima introduzione di Claudia Ciardi.
Prima del risveglio “, p. 24. Si intuisce meravigliati che Edith ha sposato suo zio !
Per quanto riguarda lo stile la Salomé procede a scatti per blocchi di immagini come se avesse in mano una macchina fotografica, ma le fotografie fossero disegni o abbozzi. All'inizio manca la drammaticità del sentimento, abbonda invece la descrizione degli stati d'animo correlati all'ambiente. Giustamente Claudia Ciardi parla nell'introduzione di racconti autobiografici, qui i protagonisti adombrano la stessa Salomé e il poeta suo amante Rilke. Più avanti però la drammaticità si fa spazio, piano, piano avanza l'introspezione psicologica e la complessità della coscienza, rivelando la discepola di Freud. Senza dubbio la seconda parte del racconto ( la scena nella camera d'albergo ) è superiore alla prima.
P. 44, alla fine del racconto Hans “ non è stanco di vagliare con la sua irrequieta fantasia l'eterno indovinello a cui ha consacrato anni della sua giovinezza, e che lo ha nuovamente soggiogato “. L'enigma della Sfinge ? Si accenna forse al complesso di Edipo ? Direi di sì. Comunque Edith appare come la “femme fatale”, misteriosa e seducente dei romanzi dell'Ottocento.
Il secondo racconto, “ Un rivedersi “ ( p. 45 ), rivela la femminista, nel suo abbracciare l'ideale e pretendere il sacrificio del maschio riluttante all'idea di una vita fuori dal mondo ma votata alla Causa. In questa astrazione idealistica si rivela la vestale che fa della propria rinuncia al sesso un'arma di difesa, ma anche e soprattutto di dominio. Viene in mente quella fotografia della Salomé con la frusta in mano che tiene aggiogati al carro Nietzsche e Paul Rée ( proprio Nietzsche che affermava che con le donne bisogna usare la frusta ! ). Su Lou Salomé si leggano le pagine veramente spassose di Anacleto Verrecchia ( La catastrofe di Nietzsche a Torino, Bompiani, 2003, pp. 68-70 ) che la dipinge come una fascinosa Circe o per dirla con Cicerone, a proposito della Clodia-Lesbia di Catullo, “Quadrantaria Clitemnestra”. Quello che è certo è che Nietzsche ne subì il fascino in maniera quasi tragicomica.
Il terzo racconto, “ Un caso di morte “, è decisamente superiore ai precedenti, direi un vero capolavoro. Forse bisognerebbe leggere prima questo per poter apprezzare meglio i primi due. Se infatti questi colpiscono per la tormentata rappresentazione dell'amore come attrazione-repulsione, qui forse è il motivo dell'incesto a fornirne la chiave con tutti i sotterranei richiami al subconscio e naturalmente alla psicanalisi.
L'incesto è poi topico nella letteratura simbolista, oltre che nella cultura musicale, basti pensare al Sigfrido di Wagner. Thomas Mann ne farà il motivo conduttore del suo “ Sangue welsungo “ ( 1906 ) e C. G. Jung tratterà a lungo l'incesto nel suo Simboli della trasformazione ( 1912 ) dove viene preso in considerazione appunto il mito di Sigfrido, l'eroe nato da due fratelli. E qui sono appunto due fratelli che si amano, sebbene non ne siano del tutto consapevoli.
Ma al di là dei tòpoi letterari quello che attrae in questo splendido racconto è la complessità della trama psicologica cui si unisce il motivo dominante dell'estraneità dell'artista, del suo essere altro rispetto alla vita comune degli uomini, oltre che al problema del ruolo della donna intellettuale nella società. Ester è infatti una donna che ha sacrificato al ruolo di moglie e madre la sua possibilità di essere la Musa ispiratrice nell'amore del fratello artista. Ed Eberhart è l'artista che solo nell'esilio, nella lontananza e poi nella morte realizza se stesso in quanto non uomo o, per attenerci al verbo di Nietzsche, oltreuomo.
Anche l'ambiente ha la sua importanza, in particolare è un leitmotiv la descrizione della spiaggia sul Baltico, rievocata anche nelle pagine del Tonio Kroeger ( 1903 ) di Thomas Mann.
Scrive Lou Salomé : ( p. 69 ) “ Più di una volta era stata al mare con lui. La casa di villeggiatura in cui i suoi genitori passavano gran parte dell'anno non era troppo distante dal Baltico.
Dovevano essere stati tali sentimenti di nostalgia e amarezza a occupare l'animo di Eberhart, allora, in riva al mare, mentre ascoltava la tempesta e lo stridere dei gabbiani, lasciando che la straniante caligine della distanza agisse in lui. Non ci aveva mai pensato. Al mare, lei, si era sempre fatta cullare dal ritmo delle onde, da questo arcano dondolio, che il vasto seno delle acque produceva. Nella sua mente non c'era alcuna barca alla deriva, né la turbavano il luccichio e l'abbaglio dell'orizzonte. Tutto sembrava dissolversi nella cadenzata melodia di un infinito – ninna nanna e inno al contempo. “ Le ultime frasi ritornano come un leitmotiv a p. 96.
E Thomas Mann scriveva in Tonio Kroeger ( BUR, 2001, p. 171 ) : “ E ora, mentre il mare si apriva davanti a lui, scorgeva da lontano la spiaggia dove, da ragazzo, aveva potuto spiare i sogni estivi del mare, vedeva la fiamma del faro e le luci dell'albergo dove aveva abitato con i suoi genitori … Il Baltico ! “ Die Ostsee ! Ecco il simbolo dell'infinito, l'apparizione del grande varco, del viaggio al di là, dello Spirito e di un mondo ineffabile di pura Bellezza a cui anela con angoscia e desiderio l'animo dell'artista, che non appartiene a questo mondo.
Pure Tonio Kroeger riconosce la propria sconfitta dinanzi all'umanità comune e soddisfatta, ma il messaggio è questo : solo nella morte l'Arte risplende della sua Vita più pura, “ Eis; und Geist ! Und Kunst ! “ ( “ ghiaccio; e spirito ! E arte ! “ p. 209 )

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