sabato 12 ottobre 2019

Anaïs Nin, Fuoco


Anaïs Nin, Fuoco, diario inedito senza censura (1934-1937), Milano, Bompiani, 2014


(La traduttrice non conosce bene le regole grammaticali dell'italiano. “Io do“, do non vuole l'accento, questo si pone solo su “egli dà“, invece qui viene messo anche alla prima persona singolare dell'indicativo presente).
P. 19, cenno a Tristano e Isotta (mito celtico celebrato da Wagner e anche da D'Annunzio nel Trionfo della morte, perché a sua volta celebra l'opera di Wagner).
Prime impressioni : mi spiego il successo di questo libro per il fatto che si tratta di una sorta di confessione totale, di un vero e proprio monologo interiore smisurato e senza veli come una messa a nudo della coscienza. In questo l'opera può essere accostata a quella del nostro Svevo (La coscienza di Zeno), ma soprattutto per lo stile immediato e a tratti nominale, all'Ulisse di J. Joyce. La scrittrice era una lettrice di Proust. A parte questo pregio stilistico si tratta della confessione di una femmina in perpetuo calore (ninfomane). Ma amo la straordinaria libertà di questa donna !
P. 37, lettera a Rank. Questa lettera d'amore è una confessione di un'intensità mirabile e di una sincerità totale. Credo che pochissime donne siano mai state in grado di descriversi tanto spietatamente come di difendersi con altrettanta pervicacia. Anaïs è un miracolo di umanità.
P. 42, importanza del sogno per l'artista, “solo il sogno ispira la creazione”.
P. 68, “… la saggezza conquistata con le idee è inutile, anzi contraria alla vita”, affermazione che avvicina Anaïs Nin a Nietzsche, ed è comunque molto vicina alla verità.
P. 69, breve considerazione sul giovane Werther di Goethe.
P. 73, la meraviglia, la gioia delle piccole cose.
P. 80, profondità filosofica : “Una conoscenza della verità troppo grande, un'esplorazione eccessiva distrugge la vita, che è illusione.” Atteggiamento da intellettuale romantico, alla Nietzsche. Anaïs in fin dei conti è una romantica.
P. 82 : meglio rassegnarsi alla vita.
P. 84, sola fra la folla, condizione comune dell'intellettuale.
P. 91, la decisione di abbandonare i romanzi per dedicarsi esclusivamente alla forma diaristica denota la consapevolezza di Anaïs per l'originalità della sua arte. L'interesse per il suo diario è infatti pari alla curiosità che suscita l'opera di Proust, anche se quest'ultima risulta di difficile lettura.
P. 102, cita Gabriele D'Annunzio : “Mi ha svegliato il tumulto del mio cuore”, a proposito della sua straordinaria forza vitale e “Vesuvio” interno. Vi sono molte analogie tra Anaïs e D'Annunzio, soprattutto il sesso come fonte di ispirazione.
P. 109, “innamorata della manifestazione di Dio nell'uomo” questo corrisponde alla parte migliore e più artistica di Anaïs.
P. 116, senso dell'umorismo : “Non ho più bisogno di soffrire. Mi sono creata un'anima, grande come il mondo, che trabocca ovunque : quasi quasi chiamo l'idraulico.”
P. 121, cita Proust (per la seconda volta ?). La sua cultura è in gran parte francese.
P. 125, talvolta la sintassi è talmente sgangherata che non si capisce niente.
In “5 settembre 1935” la Nin non dà il meglio di sé, è un resoconto osceno di fatti e basta.
NB : lo sfogo dei sensi come liberazione e igiene della psiche, vedi Groddeck, Il libro dell'Es (“Nota” a p. 138).
P. 140, considerazioni sull'amore per Rank di grande profondità.
P. 153, le osservazioni sul carattere e l'operato del suo amato Henry Miller rivelano una grande lucidità e intelligenza, non è il solito buon senso della donna, è una mente superiore.
P. 178, la felicità non esiste, perché una vita senza passione e dolore non è vita. Considerazioni molto profonde che la avvicinano a Nietzsche. La vita è volontà, la volontà è dolore.
P. 182, originalissima concezione del sesso, l'attività sessuale di ogni tipo conduce all'estasi, innalza l'essere umano. Sembra quasi una della setta dei Bogomili.
P. 205, sia Anaïs che Miller hanno letto Emerson.
P. 208, “i mondi infiniti, illimitati all'interno del proprio io”, la Nin è dopotutto una romantica.
P. 223, poesia dell'orgasmo (non è l'unico esempio, ce ne sono altri anche prima). Ibidem, in fondo : “... l'amore è una cosa sola … la stessa incandescenza, la stessa disperazione.”
P. 231, interessanti considerazioni sulla politica dei suoi tempi (la guerra civile in Spagna), mostra di essere contraria all'ideologia comunista.
P. 234, la donna dà vita, l'uomo la distrugge.
P. 238, la vita è illusione, la ragione la distrugge (concezione romantica).
P. 241, sulla falsità interiore (influenzata certo da Freud, ma soprattutto da Nietzsche).
P. 248, belle queste pagine di puro cuore per Gonzalo Moré.
P. 252, profondamente aristocratica, odia le masse e il comunismo.
Ibidem : studia la Cabala, idee molto simili a quelle di Giordano Bruno (cfr. Yates).
P. 258, cita Nietzsche a proposito dell'essenza dell'artista : “l'artista è la visione che egli ha della vita”. Ibidem , la rete di inganni e sotterfugi per avventure rocambolesche ha qualcosa delle novelle del Boccaccio e della vita di Casanova.
P. 266, Anaïs romantica, eternità d'amore.
P. 268, pagina molto intensa sul ruolo della compagna dell'artista, che ne condivide non solo la sorte ma anche le idee e l'arte. Molto interessante la critica ai genitori casuali che spesso ci mettono al mondo e ci destinano all'inferno.
P. 286, scrittura assai contraddittoria, prima Anaïs dice di essere realistica e contraria al surrealismo e poi si converte a uno stile surrealista e al sogno.
P. 288, un genio della femminilità ! “Domino con la seduzione, il fascino, la devozione, ...”
P. 292, osservazioni icastiche sull'organizzazione del potere e le buone intenzioni iniziali.
P. 299, posizione politica di Anaïs (anarchica).
P.300, desiderio dionisiaco, sembra abbia letto Nietzsche.
P. 316, “la creatività germoglia solo nell'isolamento”, cfr. Nietzsche “tu, patria mia, solitudine !” in Così parlò Zarathustra.
P. 338, mostra un certo disprezzo per i poeti rivoluzionari dell'epoca (e anche quindi e giustamente per Pablo Neruda, autentica mistificazione editoriale).
P. 353, alla fine del diario si menziona una non precisata commedia di Pirandello adattata al cinema, probabilmente il romanzo Il fu Mattia Pascal. Viene definita “tortuosa, ellittica e folle”. Riconosce che Pirandello si avvicina alla vera profondità senza però “entrarci fino in fondo, restando ai margini come fa il folle o il nevrotico.”
Le espressioni finali sono una sintesi suggestiva di tutta l'opera : “Mai morte. Fuoco e vita. Le jeu.”

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