Anaïs
Nin, Fuoco,
diario inedito senza censura
(1934-1937), Milano, Bompiani, 2014
(La traduttrice non conosce bene le regole grammaticali dell'italiano.
“Io do“, do non vuole l'accento, questo si pone solo su “egli
dà“, invece qui viene messo anche alla prima persona singolare
dell'indicativo presente).
P.
19, cenno a Tristano e Isotta (mito celtico celebrato da Wagner e
anche da D'Annunzio nel Trionfo
della morte,
perché a sua volta celebra l'opera di Wagner).
Prime
impressioni : mi spiego il successo di questo libro per il fatto che
si tratta di una sorta di confessione totale, di un vero e proprio
monologo interiore smisurato e senza veli come una messa a nudo della
coscienza. In questo l'opera può essere accostata a quella del
nostro Svevo (La
coscienza di Zeno),
ma soprattutto per lo stile immediato e a tratti nominale, all'Ulisse
di J. Joyce. La scrittrice era una lettrice di Proust. A parte questo
pregio stilistico si tratta della confessione di una femmina in
perpetuo calore (ninfomane). Ma amo la straordinaria libertà di
questa donna !
P.
37, lettera a Rank. Questa lettera d'amore è una confessione di
un'intensità mirabile e di una sincerità totale. Credo che
pochissime donne siano mai state in grado di descriversi tanto
spietatamente come di difendersi con altrettanta pervicacia. Anaïs è
un miracolo di umanità.
P.
42, importanza del sogno per l'artista, “solo il sogno ispira la
creazione”.
P.
68, “… la saggezza conquistata con le idee è inutile, anzi
contraria alla vita”, affermazione che avvicina Anaïs Nin a
Nietzsche, ed è comunque molto vicina alla verità.
P.
69, breve considerazione sul giovane Werther di Goethe.
P.
73, la
meraviglia,
la gioia delle piccole cose.
P.
80, profondità filosofica : “Una conoscenza della verità troppo
grande, un'esplorazione eccessiva distrugge la vita, che è
illusione.” Atteggiamento da intellettuale romantico, alla
Nietzsche. Anaïs in fin dei conti è una romantica.
P.
82 : meglio rassegnarsi alla vita.
P.
84, sola fra la folla, condizione comune dell'intellettuale.
P.
91, la decisione di abbandonare i romanzi per dedicarsi
esclusivamente alla forma diaristica denota la consapevolezza di
Anaïs per l'originalità della sua arte. L'interesse per il suo
diario è infatti pari alla curiosità che suscita l'opera di Proust,
anche se quest'ultima risulta di difficile lettura.
P.
102, cita Gabriele D'Annunzio : “Mi ha svegliato il tumulto del mio
cuore”, a proposito della sua straordinaria forza vitale e
“Vesuvio” interno. Vi sono molte analogie tra Anaïs e
D'Annunzio, soprattutto il sesso come fonte di ispirazione.
P.
109, “innamorata della manifestazione di Dio nell'uomo” questo
corrisponde alla parte migliore e più artistica di Anaïs.
P.
116, senso dell'umorismo : “Non ho più bisogno di soffrire. Mi
sono creata un'anima, grande come il mondo, che trabocca ovunque :
quasi quasi chiamo l'idraulico.”
P.
121, cita Proust (per la seconda volta ?). La sua cultura è in gran
parte francese.
P.
125, talvolta la sintassi è talmente sgangherata che non si capisce
niente.
In
“5 settembre 1935” la Nin non dà il meglio di sé, è un
resoconto osceno di fatti e basta.
NB
: lo sfogo dei sensi come liberazione e igiene della psiche, vedi
Groddeck, Il
libro dell'Es
(“Nota” a p. 138).
P.
140, considerazioni sull'amore per Rank di grande profondità.
P.
153, le osservazioni sul carattere e l'operato del suo amato Henry
Miller rivelano una grande lucidità e intelligenza, non è il solito
buon senso della donna, è una mente superiore.
P.
178, la felicità non esiste, perché
una vita senza passione e dolore non è vita.
Considerazioni molto profonde che la avvicinano a Nietzsche. La vita
è volontà, la volontà è dolore.
P.
182, originalissima concezione del sesso, l'attività sessuale di
ogni tipo conduce all'estasi, innalza l'essere umano. Sembra quasi
una della setta dei Bogomili.
P.
205, sia Anaïs che Miller hanno letto Emerson.
P.
208, “i mondi infiniti, illimitati all'interno del proprio io”,
la Nin è dopotutto una romantica.
P.
223, poesia dell'orgasmo (non è l'unico esempio, ce ne sono altri
anche prima). Ibidem, in fondo : “... l'amore è una cosa sola …
la stessa incandescenza, la stessa disperazione.”
P.
231, interessanti considerazioni sulla politica dei suoi tempi (la
guerra civile in Spagna), mostra di essere contraria all'ideologia
comunista.
P.
234, la donna dà vita, l'uomo la distrugge.
P.
238, la vita è illusione, la ragione la distrugge (concezione
romantica).
P.
241, sulla falsità interiore (influenzata certo da Freud, ma
soprattutto da Nietzsche).
P.
248, belle queste pagine di puro
cuore
per Gonzalo Moré.
P.
252, profondamente aristocratica, odia le masse e il comunismo.
Ibidem
: studia la Cabala, idee molto simili a quelle di Giordano Bruno
(cfr. Yates).
P.
258, cita Nietzsche a proposito dell'essenza dell'artista :
“l'artista è la visione che egli ha della vita”. Ibidem , la
rete di inganni e sotterfugi per avventure rocambolesche ha qualcosa
delle novelle del Boccaccio e della vita di Casanova.
P.
266, Anaïs romantica, eternità d'amore.
P.
268, pagina molto intensa sul ruolo della compagna dell'artista, che
ne condivide non solo la sorte ma anche le idee e l'arte. Molto
interessante la critica ai genitori casuali che spesso ci mettono al
mondo e ci destinano all'inferno.
P.
286, scrittura assai contraddittoria, prima Anaïs dice di essere
realistica e contraria al surrealismo e poi si converte a uno stile
surrealista e al sogno.
P.
288, un genio della femminilità ! “Domino con la seduzione, il
fascino, la devozione, ...”
P.
292, osservazioni icastiche sull'organizzazione del potere e le buone
intenzioni iniziali.
P.
299, posizione politica di Anaïs (anarchica).
P.300,
desiderio dionisiaco, sembra abbia letto Nietzsche.
P.
316, “la creatività germoglia solo nell'isolamento”, cfr.
Nietzsche “tu, patria mia, solitudine !” in Così
parlò Zarathustra.
P.
338, mostra un certo disprezzo per i poeti rivoluzionari dell'epoca
(e anche quindi e giustamente per Pablo Neruda, autentica
mistificazione editoriale).
P.
353, alla fine del diario si menziona una non precisata commedia di
Pirandello adattata al cinema, probabilmente il romanzo Il
fu Mattia Pascal.
Viene definita “tortuosa, ellittica e folle”. Riconosce che
Pirandello si avvicina alla vera profondità senza però “entrarci
fino in fondo, restando ai margini come fa il folle o il nevrotico.”
Le
espressioni finali sono una sintesi suggestiva di tutta l'opera :
“Mai morte. Fuoco e vita. Le
jeu.”
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