sabato 11 aprile 2020

Fides


Occhi opachi del tramonto immersi
nel sogno vesperale, quale d'acque
il verbo trasmuta il gorgo, dispersi
echeggiano i flutti; la voce tacque

da immemorabile tempo e l'onda
si prosterna sulle sterili arene;
ora forse il sogno plasma e seconda
fuga di liocorni a ninfe serene,

ma il Nulla avanza sull'ali di fuoco
d'una Fenice d'oro e cede roco
il murmure infecondo e vi si specchia

dal calice elevato e dai cantori
la stanca melodia sinuosa e vecchia,
per rinnovati soli e nuovi albori.

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