venerdì 25 giugno 2021

Sergio Castellino, L' Apocalisse di Giovanni alla luce dell'insegnamento di René Guénon




Sergio Castellino, L'Apocalisse di Giovanni alla luce dell'insegnamento di René Guénon, Sanremo, Lo Studiolo, 2019



Per la comprensione dell'opera è fondamentale Il mulino di Amleto di de Santillana-von Dechend, e per farla breve citerò questo passo :


Oggi, la Precessione (degli Equinozi) è un fatto assodato, immune da ogni influenza del continuum spazio-temporale. E' solo una noiosa complicazione che non ha ormai più alcuna attinenza alle nostre vicende. Una volta, invece, era l'unico maestoso moto secolare che i nostri antenati potevano tenere presente quando ricercavano un vasto cielo che interessasse l'intera umanità. D'altra parte i nostri antenati erano astronomi e astrologi. Essi credevano che lo slittamento del sole lungo il punto equinoziale incidesse sulla struttura del cosmo e determinasse una successione di età del mondo poste sotto segni zodiacali diversi. Avevano trovato un grande piolo a cui appendere le loro riflessioni sul tempo cosmico, il quale recava tutte le cose nell'ordine prescritto dal fato. Oggi, quell'ordine è venuto meno, così come è venuta meno la stessa idea di cosmo. Esiste solo la storia, felicemente definita come “una cosa, e poi un'altra, e poi un'altra ...” (1)


A queste affermazioni si può accostare la concezione ciclica della storia universale esposta da Guénon nelle sue opere e particolarmente ne Il regno della quantità e i segni dei tempi. La concezione ciclica si oppone a quella lineare dei moderni, e postula un'origine e una fine che si rinnovano nei vari cicli cosmici. Tale concezione è di origine greca e risale a Platone che però riferisce essere stata esposta a Solone, recatosi in Egitto, da un sacerdote di Sais. Essa concerne il mito di Atlantide, cioè quello di una civiltà antecedente alla nostra era di semplici mortali, una civiltà estremamente evoluta sarebbe stata all'origine dunque della presente umanità. Non una concezione storica lineare, dall'epoca degli uomini primitivi a quella dell'uomo urbanizzato, ma ciclica, nella quale la fine coincide con l'inizio.

Questa stessa concezione è presente nel pensiero degli Stoici. Si leggano le Naturales quaestiones di Seneca, III, 28, dove afferma (2) :


Eadem qua conflagratio futura est. Utrumque fit cum deo visum est ordiri meliora, vetera finiri. (Per lo stesso motivo per cui vi sarà la conflagrazione universale. Entrambi gli eventi accadranno quando a Dio piacerà che inizi un mondo migliore, cessi l'antico.)


Seneca ci parla proprio della precessione degli equinozi e afferma che il caldeo Beroso aveva fissato addirittura la data per la conflagrazione universale e quella per il diluvio, e che tutto sarebbe dipeso dalla posizione delle stelle. E nel III, 30, 8 si trova questa espressione significativa (quando sarà distrutto tutto il mondo) :


dabiturque terris homo inscius scelerum et melioribus auspiciis natus. (Alla terra toccheranno uomini incapaci di nefandezze e nati sotto migliori auspici.)


Il che significa riconoscere l'importanza della precessione degli equinozi e il fatto che i segni zodiacali siano perciò diversamente disposti in un nuovo cielo.

E tra i letterati visionarii, che anticiparono la dottrina palesata da Guénon, è interessante citare Gérard de Nerval, che in Aurélia (1854) così scrive a proposito del diluvio universale :


La costellazione di Orione aprì in cielo le cateratte delle acque; la terra, troppo gravata dai ghiacci dell'opposto polo, fece un mezzo giro sopra se stessa, e i mari, sormontando le rive, rifluirono sugli altipiani dell'Africa e dell'Asia; l'inondazione penetrò nelle sabbie, invase le tombe e le piramidi, e per quaranta giorni un'arca misteriosa vagò sui mari, portando la speranza di una nuova creazione. (3)


E a p. 46 si accenna alla precessione degli equinozi con l'espressione “il serpente che avvolge la terra” alludendo all'asse terrestre.

La spiegazione più completa di questa tradizione mitica ed esoterica è naturalmente di de Santillana e della von Dechend, nell'opera Sirio (Adelphi, 2020), costituita da due lunghi articoli del primo e della seconda. Soprattutto il secondo Il concetto di simmetria nelle culture arcaiche, della von Dechend si rivela estremamente interessante per la lucida chiarificazione del significato astronomico dei miti. Tutto verte sulla precessione degli equinozi e sullo svolgimento ciclico del tempo, quello che già Guénon aveva abbondantemente esposto nella sua opera. Il linguaggio dei miti rimanda a quello matematico e la base della concezione poggia sulla dottrina tramandata dai Pitagorici, della quale il portavoce più importante ed esauriente fu Platone nel suo Timeo.

Il commento offerto da alcuni estratti degli scritti di Guénon all'Apocalisse di Giovanni ci offre un punto di vista che anticipa gli studi di de Santillana e della von Dechend e per molti aspetti si presenta più completo. Il motivo di fondo è sempre la precessione degli equinozi e l'alternarsi dei cicli cosmici, ma Guénon si avvicina a tratti alla concezione neoplatonica e a Plotino e sembra suggerire una via di salvezza individuale. La vera Apocalisse è la trasformazione dell'Io che giunge alla consapevolezza della sua essenza. Il corredo di riferimenti alla mitologia indiana, persiana o ellenica non è fine a se stesso e se questi elementi sono accostati alla tradizione ebraica non si tratta di pura erudizione, dietro tutto questo Guénon sembra suggerirci che in realtà la via non è fuori della nostra portata, né solo determinata dai decreti del fato.

La scelta accuratissima di questi riferimenti all'Apocalisse, operata da Castellino è sicuramente da raccomandare a un lettore che non sia totalmente digiuno di filosofia platonica e di esoterismo e che non sia preda del dèmone della modernità.



  1. de Santillana-von Dechend, Il mulino di Amleto, Milano, Adelphi, 2007, p. 94.

  2. Seneca, Ricerche sulla natura, Milano, Fondazione Lorenzo Valla, 2003.

  3. G. de Nerval, Aurélia, Milano, Moretti e Vitali Editori, 2016, p. 45.







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