giovedì 1 luglio 2021

F. W. Nietzsche, La filosofia nell'età tragica dei Greci

 



F. W. Nietzsche, La filosofia nell'età tragica dei Greci (1873) in Opere 1870/1881, Roma, Newton Compton, 1993



La prefazione è di tono positivistico dal momento che le varie figure di filosofi vengono analizzate in quanto storicamente determinate, “allo stesso modo con cui si può giudicare il terreno dai frutti di un determinato luogo” (p. 203). Ma subito dopo l'intonazione storicistica e scientifica viene superata dall'intento di riconoscere il grande uomo, l'uomo superiore, l'unico autentico valore della storia e della vita umana.

P. 207, da Talete a Socrate il tipo del filosofo greco appare monocorde e monolitico, è il pensatore che attua nella sua vita il proprio pensiero, è un'unità di pensiero e di azione. P. 208, al contrario a partire da Platone in poi il filosofo è un carattere ibrido, pluricorde, in conflitto con la circostante cultura o ambiente. Platone in particolare è un po' Eraclito, un po' Pitagora e un po' Socrate. Inoltre i filosofi a partire da Platone sono fondatori di sette che hanno sempre contestato la cultura e la civiltà ellenica.

P. 210, ecco che a proposito di Talete siamo di fronte a una affermazione fondamentale per lo studio di Colli e che costituisce senza dubbio la base del suo pensiero. Infatti quando Nietzsche espone la tesi di Talete dell'acqua origine di tutte le cose scrive :


... fu un articolo di fede metafisico che ha la sua origine in una intuizione mistica e che incontriamo in tutte le filosofie … la proposizione “tutto è uno”.


Colli a proposito dei Presocratici parla proprio di “intuizione mistica”, traendo l'espressione verosimilmente da quest'opera di Nietzsche. Ma Nietzsche va anche più in là, perché fonda l'impulso filosofico sullo stesso impulso o ispirazione dei poeti poiché asserisce che


è un'ignota e non logica potenza, la fantasia, a sollevare il suo piede.


E poco più oltre :


in particolar modo possente è la forza della fantasia nel fulmineo afferrare e illuminare le analogie …


E' chiaro che qui il procedimento del pensiero è lo stesso dell'associazionismo d'immagini caratteristico della mente creatrice, tra poeta, profeta e filosofo non c'è differenza sostanziale.

P. 212, Talete esprime razionalmente la propria intuizione, altrimenti inesprimibile. La considerazione della razionalità come strumento è presente anche nel discorso di Colli su Platone ( vedi Filosofi sovrumani, Adelphi, p. 143 e sg.). E' evidente che Colli ha tratto i fondamenti della sua filosofia proprio da quest'opera di Nietzsche, che egli a ragione considera suo maestro. In effetti questa, a mio parere, è l'opera più importante del filosofo tedesco, la più densa di conseguenze dal punto di vista teorico e filologico. Opera che è stata ereditata da Colli che ne ha saputo continuare il suo naturale sviluppo. Le altre opere di Nietzsche sembrano un continuo rincorrere qualcosa che fugge e si disperdono in migliaia di rivoli. Questa così breve è però la più ricca di senso e di genio.

P. 216, l'analisi del pensiero di Eraclito è di una chiarezza e profondità straordinarie espressa in uno stile epico. Colli avvicina Eraclito a Nietzsche e forse perché soltanto Nietzsche ha veramente compreso la filosofia del pensatore di Efeso. L'ha capita a fondo e in un certo senso l'ha fatta propria.

P. 221, gli Stoici hanno grossolanamente interpretato Eraclito e lo hanno sfruttato per la loro teoria della palingenesi del fuoco cosmico. Ma il loro ottimismo, che fa dell'uomo un essere privilegiato dalla ragione, non ha nulla a che vedere con la filosofia di Eraclito, per cui l'uomo in quanto tale è una delle tante creazioni del dio fanciullo, il Fuoco che plasma il mondo. Essendo una creazione momentanea del dio, l'uomo non è in grado di autodeterminarsi, non è libero, ma sottoposto alla giustizia, cioè al destino, alla dura necessità, che comunque per il dio fanciullo è solo gioco.

P. 224, in questa contrapposizione di Parmenide di essente e non essente, di positivo e negativo, di maschile e femminile si può trovare un'analogia con il Taoismo cinese tra Yang e Yin (cfr. Aldo Tagliaferri, Il taoismo, Roma, Newton e Compton, 1996).

P. 226, nella interpretazione di Parmenide sicuramente Colli qui è debitore nei confronti di Nietzsche che sottolinea non solo l'aspetto mistico e intuitivo del pensiero del filosofo di Elea, ma anche quello logico-deduttivo. In queste pagine lo stile di Nietzsche brilla per forza espressiva e incisività, egli mostra di essere il primo e forse l'unico ad avere veramente compreso la filosofia presocratica.

Il giudizio su Parmenide è tutto sommato negativo, a motivo della sua radicale condanna del divenire e del mondo fisico, in particolare gli viene imputata quella fatale separazione tra anima e corpo che costituirà una delle principali maledizioni della civiltà occidentale.

P. 228, nei suoi riferimenti alla filosofia di Aristotele prima, quando afferma che secondo il filosofo greco l'esistenza non è intrinseca all'essenza, e poi nella falsa etimologia di “esse” inteso nel significato di respirare, Nietzsche mostra le proprie carenze. Non è un profondo conoscitore della filosofia e non è neppure accurato nella ricerca etimologica, anzi direi che è piuttosto superficiale. Ma in lui conta soprattutto la capacità di intuire l'importanza del messaggio dei Presocratici e le sue caratteristiche fondamentali, anche se poi non si perde nelle dimostrazioni più miopi o addirittura confonde i particolari.

P. 236, ecco qui compare la curiosa contraddizione dello “spirito” di Nietzsche, cioè il passaggio dalla valutazione “dionisiaca”, per dirla con Colli, del messaggio dei Presocratici ad una valutazione di carattere schiettamente positivistico (quale appare del resto anche in un altro suo scritto cioè nel Servizio divino dei Greci). Parlando di Anassagora considera il nus come un equivoco fondato sul fatto di aver sostituito un prodotto del cervello materiale, la mente o rappresentazione mentale, al suo fattore cioè il cervello stesso. E' singolare il fatto che Nietzsche oscilli tra una visione delle cose di tipo romantico-spiritualista ed una prettamente materialistica, facendo spesso una strana commistione di entrambe. Il suo grande discepolo Colli ha senza dubbio colto del pensatore tedesco l'aspetto più originale, quello dionisiaco, e gli ha dato valore e sviluppo filosofico coerente, mentre il Nietzsche pare sempre sfuggire a se stesso.

P. 239, magistrale l'interpretazione della filosofia di Anassagora. Soprattutto la tesi anassagorea del moto circolare originario che avrebbe dato inizio alla formazione dell'universo è estremamente interessante e si può forse aggiungere all'interpretazione della dottrina antica fatta dal de Santillana ne Il mulino di Amleto, anche se, naturalmente, qui si parla di vortice costitutivo del mondo e non di precessione degli equinozi e di moto rotatorio e di rivoluzione della terra. Ma è la concezione del movimento ciclico ad essere pregna di conseguenze. A questo proposito confronta Diogene Laerzio, libro II, 9 con Il mulino di Amleto, p. 169 (ed. Adelphi).

P. 241, trattando di Anassagora, Nietzsche pronuncia un giudizio piuttosto lusinghiero su Euripide, in quanto portavoce del filosofo di Clazomene, segno evidente che l'atteggiamento polemico assunto nella Nascita della tragedia nei confronti del grande tragediografo era meramente funzionale alla sua tesi di fondo dell'origine e dell'essenza dionisiaca e irrazionale della tragedia greca.

Ibidem : per il gusto estetico col quale tratteggia la maestosa figura di Pericle Nietzsche si avvicina molto a Walter Pater.

P. 242-243, la filosofia di Anassagora presuppone un nus arbitrario e quindi mosso dall'irrazionalità. Quindi alla base del razionale e ordinato cosmos vi sarebbe l'irrazionale caos, il cui movimento iniziale fu dovuto a un atto spontaneo e quindi irrazionale, arbitrario, libero del supposto nus. Questa visione anassagorea della vita coincide con la concezione di Nietzsche di un mondo agitato da una voluntas assolutamente libera e irrazionale, secondo l'insegnamento di Schopenhauer.







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