sabato 15 settembre 2012

Erwin Rohde, Psiche


                                



Erwin Rohde             Psiche           Bari, Laterza, 2006
                                 ( 1897 )


Pag. 89 : Esiodo testimone di una credenza nell’immortalità delle anime anteriore ad Omero, che fondamentalmente la condivide solo in parte, e che coincide con quanto afferma anche Frazer sull’originaria fede nel ritorno dei non morti, che bisogna stornare con adeguati riti. Vedi Frazer, cap. XVIII “ I pericoli dell’anima “, pag. 216 e seg.
Pag. 111 : dalla divinità locale alla divinità universale. Tendenza alla idealizzazione, propria dello spirito greco ( Platone ), ma, pare, anche dell’ebraismo ( vedi S. Reinach, Orpheus ).
Pag. 115 : Frazer, la cui opera è quasi contemporanea, interpreta la morte del dio come simbolo della morte della natura in inverno, ma Rohde non è d’accordo. L’opinione del Frazer era già stata manifestata precedentemente da altri studiosi.
Pag. 177 : ipotesi sull’origine del culto di Demetra e di Persefone assai più complessa di quella di Frazer legata semplicemente all’attività agricola. Le due dee in origine non avrebbero avuto un necessario legame, sarebbero state divinità ctonie.
Pag. 241 : “ I misteri di Eleusi “. Vedi nota, cit. Plutarco, De Iside et Osiride, Cicerone, De natura deorum, Varrone e Porfirio.
Pag. 242 : cit. Sallustio, Sugli dei e il mondo. L’argomento è la promessa della felicità ultraterrena data agli iniziati ai misteri eleusini.
Pag. 263 : “ Idee intorno alla vita nell’al di là “. Espone la concezione che i Greci avevano dell’oltretomba, per nulla paurosa, ma piuttosto caratterizzata dall’oblìo. La “ malattia infettiva della coscienza del peccato “ non esisteva. In tutto il brano si nota l’influsso del positivismo e di Nietzsche.
Pag. 293 : NB a proposito dell’eccitazione entusiastica dei devoti di Dioniso le parole “ forza più che umana “ e, pag. seguente, l’importanza data alla danza e alla musica per l’efficacia dei riti. Viene veramente da chiedersi se la “ folllia “ di Nietzsche non fosse quella di un invasato da Dioniso. Vedi Verrecchia a proposito delle strane danze di Nietzsche nudo nella camera presa in affitto a Torino.
Pag. 303 : origine tracia e orientale del culto di Dioniso. In epoca moderna cita il misticismo islamico dei Sufi ( di origine indiana ).
Pag. 315 - 316 : Rohde recepisce la concezione dell’elemento apollineo e dionisiaco ( vedi pag. 316 in alto ) ma non contrappone le due divinità come invece fa Nietzsche. NB : importante il motivo della “ pazzia sacra “ e dell’influsso della musica sull’estasi dei devoti.
Pag. 320 – 21 : contrariamente a quanto asserito dal Nietzsche, Rohde dimostra che l’elemento apollineo e il dionisiaco, un tempo forse antitetici, nell’epoca classica, e quindi della tragedia, erano complementari.
Pag. 321 : infatti cita Eschilo, fr. 341, il quale ci rivela come non vi fosse ormai quasi più differenza tra Apollo e Dioniso : “ Apollo ornato d’edera, eccitato d’eccitazione bacchica, profeta “.
Pag. 322 : importante per l’origine greca del cristianesimo. A proposito dell’estasi profetica secondo la concezione delfica viene citato in nota anche Filone di Alessandria, che non la pensava diversamente. Vedi pag. 182 de L’erede delle cose divine, laddove dice : ( traduzione ) “ cade su di noi l’estasi, l’ispirazione di Dio, la divina mania. Tutte le volte che risplende la luce di Dio, tramonta quella dell’uomo … “ I termini usati da Filone l’ebreo sono gli stessi della religione apollinea di Delfi : ekstasis, enqeos, mania.
Pag. 335 : parla dei capri espiatorii nella festa delle Targelie. Vedi sullo stesso argomento Frazer, pag. 642. Il punto di vista è sostanzialmente analogo.
Pag. 349 : l’immagine di sapienti iniziati alla profezia in caverne misteriose suggerisce il collegamento con la caverna ove per dieci anni si rintana Zarathustra nell’opera di Nietzsche. Effettivamente sembrerebbe che il messaggio nicciano vada inteso in questa direzione cioè nell’ambito di un misticismo pre-cristiano ed ellenico.
Pag. 368 – 370 e seg. : importantissimo passaggio sulla religione orfica. Si può notare come questa sia confluita massicciamente in Platone e, cosa interessante, anche in Nietzsche dal momento che ( pag. 370 ) la dottrina orfica affermava l’eterno ritorno di tutte le cose, cioè l’eterno ripetersi di tutti gli stadi della vita già vissuti se non si fosse raggiunta la liberazione, mediante l’ascetismo.
Pag. 374 – 375 : dottrina orfica dell’al di là; sorprendenti analogie con l’induismo. Anche la dottrina di Plotino sembra impregnata di orfismo. Il concetto di purgatorio cristiano sembrerebbe derivare dall’orfismo, così come quello di anima immortale, che non è un concetto ebraico ( gli Ebrei credono solo nell’eternità di Dio e nella futura rinascita degli Eletti ).
Pag. 397 e seg. : Pitagora e la dottrina delle anime. Direi che Pitagora viene presentato come il precursore di Platone e un discepolo degli Orfici. Del resto la dottrina di Platone è una mescolanza di filosofia parmenidea, eraclitea e pitagorica, oltre naturalmente l’insegnamento morale di Socrate.
Pag. 405 : parti dell’anima, dottrina attribuita a Pitagora e recepita da Platone. Interessante la subordinazione al nous delle parti inferiori della psiche legate agli organi inferiori del corpo ( quindi influsso del corpo sulle parti inferiori dell’anima ).
Pag. 428 : citazione di Nietzsche in nota a proposito della famosa sentenza di Sileno al re Mida ( “ Meglio è per l’uomo non essere mai nato “ ), oggetto di studio del Nietzsche nella rivista renana e poi argomento in La nascita della tragedia.
A proposito dell’al di là cfr. Cicerone, Oratio in Catilinam quarta, 4, 8 : “ apud inferos eius modi quaedam illi antiqui supplicia impiis costituta esse voluerunt, quod videlicet intellegebant, his remotis, non esse mortem ipsam pertimescendam. “
Pag. 490 : concezione della determinatezza dell’anima in Platone, derivata dalla concezione orfica e collegata con la sua teoria delle idee. Dualismo radicale tra corpo e spirito, tra vera realtà ( le Idee ) e mondo apparente del divenire.
Pag. 515 : interessante il panteismo stoico, in cui vedo qualcosa dell’ebraismo ( un dio che è anche materia, la vita solo nel corpo, la rinascita dopo la fine del mondo solo dei giusti ecc. ).
Pag. 532 : la concezione del piacere e del dolore in Lucrezio ( e in Epicuro ) è ripresa da Leopardi ( “ piacer figlio d’affanno “ corrisponde a “ il piacere non è che cessazione del dolore “ ).
Pag. 555 : “ … nel tramonto dell’antichità, il concetto della potenza e dignità delle anime dei defunti non era caduto, anzi s’era fatto più saldo .” Vedi nota 179 : “ molto più tardi, in tempi cristiani, si chiamava senz’altro o hrws chi era morto da poco “. Evidentemente il culto delle anime cristiano è eredità del culto pagano, e proprio della mentalità e cultura greca.
Pag. 558 : libri magici greco – egiziani, esorcismo. La degenerazione dell’antica religione greca favorì il progresso del cristianesimo. Quest’ultimo, peraltro, non fu immune da elementi propri del paganesimo degenerato, quali ad es. le pratiche esorcistiche, evocatrici di spiriti.
Pag. 560 : nota 193 su Celso ( Contro i cristiani ).
Pag. 566 : rapimento nell’isola dei Beati. NB : “ nell’Oriente semitico, … anche nell’Egitto, la concezione del rapimento a vita eterna d’uomini cari agli dei e vicini alla natura divina, non era estranea alle leggende indigene … “
Pag. 567, nota 210 : i cristiani aspettavano il riapparire ( come Anticristo ) di Nerone che secondo loro non era morto, ma sparito dalla vista degli uomini.
Pag. 568 : vedi considerazioni su Apollonio di Tiana. L’opera di Celso è spesso citata dal Rohde.
Pag. 569 : l’idea dell’esistenza e immortalità dell’anima per influenza della filosofia greca pose radici profonde tra il popolo ebraico. Nota 214 : è tutta greca e platonica la dottrina degli Esseni sulle anime descritta da Flavio Giuseppe nel Bellum Iudaicum, 2, 8, 11 e così è di origine greca la teoria di Filone di Alessandria intorno alle anime.
Pag. 583 : nell’importanza che Rohde attribuisce alla forza vitale per quello che riguarda l’esistenza umana e la civiltà sembra rivelarsi un discepolo di Nietzsche.
Pag. 586, nota 271 : la credenza nella resurrezione dei morti è un’antica credenza dei Persiani, dai quali probabilmente l’ereditarono gli Ebrei.    

Nessun commento:

Posta un commento