- O Madonna Isaotta, il sole è nato
vermiglio in cima a ’l bel colle d’Orlando:
ei su’ vostri balconi ha ravvivato
le rose che morìan trascolorando.
Sorga da l’ampio letto di broccato
or la vostra beltà lume raggiando.
O Madonna Isaotta, il sol che v’ama
con un lucido cantico vi chiama;
e gridano i paoni a quando a quando.
Udite voi salir nostre preghiere
o ancor vi tiene il Sonno in tra le braccia?
Dolce sarebbe a’ nostri occhi vedere
i primi raggi su la vostra faccia
ove il trapunto lin de l’origliere
ne la notte lasciò sua rosea traccia.
Palpita il vostro sen con più veloce
ansia a’ richiami de la nostra voce
mentre la fante il busto alto v’allaccia?
"Levasi a lo mattin la donna mia
ch’è vie più chiara che l’alba del giorno,
e vestesi di seta Caturìa,
la qual fu lavorata in gran soggiorno
a la nobile guisa di Surìa",
canta l’Antico ne ’l poema adorno.
"Il su’ colore è fior di fina grana,
ed è ornato a la guisa indiana;
tinsesi per un mastro in Romanìa."
Levasi da ’l gran letto in su l’aurora
la mia donna; e la sua forma ninfale
tra le diffuse chiome a l’aria odora
e a ’l sol risplende più bianca de ’l sale.
Tutta di gocce tremule s’irrora
ne ’l lavacro di marmo orientale.
Miran le statue a torno quella pura
forma e tessuta ad arte in su le mura
ride la greca favola d’Onfale.
Ridono i fatti di Venere dia
su ’l cofano di cedro, alto lavoro
d’artefici maestri di tarsìa,
che sta ne ’l mezzo d’un bacile d’oro;
ove con signorile atto la mia
donna gitta incurante il suo tesoro
di smeraldi, rubini e perle buone
che piovon come per incantagione
sovra il metallo nitido e sonoro.
Ella, composta in vago atteggiamento,
a mezzo della rara conca emerge;
e la fante con anfore d’argento
pianamento d’ambrate acque l’asperge.
A ’l diletto ella freme, e con un lento
gesto la chioma rorida si terge.
Come tondi i ginocchi e come bianchi!
Han da ’l respiro un dolce moto i fianchi
e il petto ad ogni brivido s’aderge.
O Madonna Isaotta, è dura cosa
ir le beltà non viste imaginando.
A voi conviene omai d’esser pietosa
poi che da tempo in van prego e dimando.
La bocca picciolella ed aulorosa,
la gola fresca e bianca in fine quando
concederete a ’l bacio disiato?
O Madonna Isaotta, il sole è nato
vermiglio in cima a ’l bel colle d’Orlando. -
vermiglio in cima a ’l bel colle d’Orlando:
ei su’ vostri balconi ha ravvivato
le rose che morìan trascolorando.
Sorga da l’ampio letto di broccato
or la vostra beltà lume raggiando.
O Madonna Isaotta, il sol che v’ama
con un lucido cantico vi chiama;
e gridano i paoni a quando a quando.
Udite voi salir nostre preghiere
o ancor vi tiene il Sonno in tra le braccia?
Dolce sarebbe a’ nostri occhi vedere
i primi raggi su la vostra faccia
ove il trapunto lin de l’origliere
ne la notte lasciò sua rosea traccia.
Palpita il vostro sen con più veloce
ansia a’ richiami de la nostra voce
mentre la fante il busto alto v’allaccia?
"Levasi a lo mattin la donna mia
ch’è vie più chiara che l’alba del giorno,
e vestesi di seta Caturìa,
la qual fu lavorata in gran soggiorno
a la nobile guisa di Surìa",
canta l’Antico ne ’l poema adorno.
"Il su’ colore è fior di fina grana,
ed è ornato a la guisa indiana;
tinsesi per un mastro in Romanìa."
Levasi da ’l gran letto in su l’aurora
la mia donna; e la sua forma ninfale
tra le diffuse chiome a l’aria odora
e a ’l sol risplende più bianca de ’l sale.
Tutta di gocce tremule s’irrora
ne ’l lavacro di marmo orientale.
Miran le statue a torno quella pura
forma e tessuta ad arte in su le mura
ride la greca favola d’Onfale.
Ridono i fatti di Venere dia
su ’l cofano di cedro, alto lavoro
d’artefici maestri di tarsìa,
che sta ne ’l mezzo d’un bacile d’oro;
ove con signorile atto la mia
donna gitta incurante il suo tesoro
di smeraldi, rubini e perle buone
che piovon come per incantagione
sovra il metallo nitido e sonoro.
Ella, composta in vago atteggiamento,
a mezzo della rara conca emerge;
e la fante con anfore d’argento
pianamento d’ambrate acque l’asperge.
A ’l diletto ella freme, e con un lento
gesto la chioma rorida si terge.
Come tondi i ginocchi e come bianchi!
Han da ’l respiro un dolce moto i fianchi
e il petto ad ogni brivido s’aderge.
O Madonna Isaotta, è dura cosa
ir le beltà non viste imaginando.
A voi conviene omai d’esser pietosa
poi che da tempo in van prego e dimando.
La bocca picciolella ed aulorosa,
la gola fresca e bianca in fine quando
concederete a ’l bacio disiato?
O Madonna Isaotta, il sole è nato
vermiglio in cima a ’l bel colle d’Orlando. -
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