Alla p.605. fine. Ma quando anche si supponga lo spirito,
assolutamente semplice e senza parti, non segue ch’egli non possa perire.
Conosciamo noi la natura di un tal essere cosiffatto, per poter pronunziare
s’egli è immortale o mortale? Non c’è che una maniera di perire, cioè il
disciogliersi? Nella materia non ce n’è altra, e però noi non conosciamo se non
questa maniera; ma parimente non conosciamo altra maniera d’essere che quella
della materia. Se una cosa può essere in maniera a noi del tutto [630]ignota e inconcepibile, anche
può perire in maniera del tutto ignota e inconcepibile all’uomo. Dico può
perire, non dico perisce, perchè non posso, come non si può dire umanamente il
contrario, non perisce, ovvero, non può perire perchè la materia perisce in
altro modo, ed ella non può perire come la materia. Dico può perire, perchè non
è più difficile nè inverisimile una tal maniera di perire, che una tal maniera
di essere; (una maniera, dico, inconcepibile all’uomo) una tal morte, che una
tale esistenza. Tutte due sono ugualmente fuori della nostra portata, la quale
non si estende una mezza linea al di là della materia.
Vo anche più avanti, e dico, che se la semplicità è
principio necessario d’immortalità, neanche la materia può perire. Se la
materia è composta, sarà composta di elementi che non sieno composti. Non cerco
ora se questi elementi sieno quelli de’ chimici, o altri più remoti e
primitivi; ma andiamo pur oltre quanto vogliamo, dovremo sempre arrivare e
fermarci in alcune sostanze veramente semplici, e che non abbiano in se quidquam admistum dispar [631]sui, atque dissimile.
Queste sostanze dunque, se non c’è altra maniera di perire, fuorchè il
risolversi, in che si risolveranno, o si possono risolvere? Dunque non potranno
perire. Direte, che anche queste, essendo pur sempre materia, hanno parti, e
quindi sono divisibili e risolvibili, e possono perire, ancorchè tutte le parti
sieno tra loro uguali, e di una stessa sostanza. Bene; ma queste parti come
possono perire? - Anch’esse avranno parti, finattanto che sono materia - Or
via, suddividiamo queste parti, quanto mai si voglia; se non si arriverà mai a
fare ch’elle non abbiano altre parti, e non sieno materia (come certo non si
arriverà); neanche si arriverà a fare che la materia perisca. Perchè questa
ancorchè ridotta a menomissime parti, una di queste minime particelle, è si può
dir tanto lontana dal nulla, quanto tutta la materia o qualunque altra cosa
esistente, cioè tra essa e il nulla, ci corre un divario, e uno spazio
infinito: chè dall’esistenza nel nulla, come dal nulla nell’esistenza, non si
può andar mica per gradi, ma solamente per salto, e salto infinito.
[632]Dunque in un essere semplicissimo e senza parti,
non c’è maggior principio nè ragione d’immortalità, di quello che sia nella
materia, e nell’essere il più composto possibile.
Ma se per principio d’immortalità in un ente semplice e
senza parti, intendono l’impossibilità di cangiar natura, e per perire non
intendono l’annullarsi, giacchè neanche la materia si può naturalmente
annullare, e tanta materia esiste oggi nè
più nè meno, quanta è mai esistita; ma intendono il risolversi nei suoi
elementi; dico io che quelle semplicissime sostanze delle quali la materia e
qualunque cosa composta, deve necessariamente costare, non possono neppur esse
risolversi, nè cangiar natura, ancorchè divise in quante parti, e quanto menome
si voglia. E la quantità di queste parti sarà sempre la stessa, e però di quelle
primitive sostanze, ancorchè materiali ancorchè divise quanto si voglia,
esisterà sempre la stessissima quantità, o divisa o congiunta che sia; e tutta
questa quantità, e perciò tutta quella sostanza sarà sempre della stessissima
natura. In maniera che anche per questa parte, una sostanza supposta
semplicissima e immateriale, non può contenere [633]maggiore immortalità, cioè
immutabilità e incorruttibilità che i principii della materia, i quali non sono
una supposizione, ma debbono necessariamente e realmente esistere.
(9. Feb. 1821.)
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