L’invenzione e l’uso delle armi
da fuoco, ha combinato perfettamente colla tendenza presa dal mondo
in ordine a qualunque cosa, e derivata naturalmente dalla
preponderanza della ragione e dell’arte, colla tendenza, dico, di
uguagliar tutto. Così le armi da fuoco, hanno uguagliato il forte al
debole, il grande al piccolo, il valoroso al vile, l’esercitato
all’inesperto, i modi di combattere delle varie nazioni: e la
guerra ancor essa ha preso un equilibrio, un’uguaglianza che
sembrava contraria direttamente alla sua natura. E l’artifizio,
sottentrando alla virtù, [660] ed agguagliandola, e anche
superandola, e rendendola inutile, ha pareggiato gl’individui,
tolta la varietà, spento quindi anche nella guerra, l’entusiasmo
quasi del tutto, spenta l’emulazione, e toltale la materia, spento
l’eroismo, giacchè tanto vale un soldato eroe, quanto un Martano,
o se anche non l’ha spento, l’ha confuso colla viltà, e reso
indistinguibile, e quindi senza eccitamento e senza premio: in fine
ha contribuito sommamente anche per questa parte a mortificare il
mondo e la vita. Tanto è vero che il bello, il grande, il vario,
non si trova se non che nella natura, e si perde subito appena si
esce da lei, appena sottentrano l’arte e la ragione, in qualunque
cosa.
(14 Feb. 1821.)
Nessun commento:
Posta un commento