Stendhal
Le rouge et le noir
Paris, Larousse, s. d.
(
1831 )
Cap.
I e inizio del II, descrizione del paese di Verrières improntata al
realismo, non mancano sfumature di tono romantico : la scena
naturalistica delle montagne e della passeggiata costeggiata dai
platani.
Cap.
V : Julien è un cultore del mito di Napoleone. Legge Rousseau ( Les
confessions ) e il Mémorial
de Sainte Hélène. E' un
romantico dall'immaginazione fervida ed esaltata, soprattutto è un
ambizioso che si propone, come Bonaparte, di ascendere da una
condizione oscura alla celebrità grazie al proprio ingegno. Ricorda
il personaggio di Raskòlnikov del Delitto e castigo
( 1866 ) di Dostoevskij, a cui somiglia anche nell'aspetto, anche se
più piccolo di statura, è infatti pallido, dagli occhi
febbricitanti, ha i capelli castano scuro, il suo sguardo talvolta
esprime ferocia. Inoltre anche Raskòlnikov è infatuato di
Napoleone, tanto che concepisce tutto il suo piano delittuoso sulla
base di una sua teoria del superuomo, di cui appunto il Bonaparte
costituisce un modello. A tal proposito vedi Leopardi, Pensieri,
LXXIV : “ Spesso, come nelle donne, l'amore verso questi tali è
maggiore per conto ed in proporzione del disprezzo che essi mostrano,
dei mali trattamenti che fanno, e dello stesso timore che ispirano
agli uomini. Così Napoleone fu amatissimo dalla Francia, ed oggetto,
per dir così, di culto ai soldati, che egli chiamò carne da
cannone, e trattò come tali. … Anche una sorta di brutalità e di
stravaganza piace non poco in questi tali, come alle donne negli
amanti. … “ pag. 325 ( ed. Meridiani, Mondadori ).
Pag.
33, segni premonitori della fine cruenta di Julien : le finestre
della chiesa coperte di drappi color crèmisi, l'annuncio della morte
di un certo Louis Jeurel ( anagramma del suo ) e l'acqua sparsa sul
pavimento dall'acquasantiera, che appare color del sangue per il
riflesso provocato dalle tende rosse alle finestre. Così viene di
fatto annunciata la tragedia.
Pag.
47, sadismo di Julien ( atteggiamento mentale simile in Flaubert ) :
conversa con madame de Renal per la prima volta liberamente e parla “
d'opérations chirurgicales; elle palit et le pria de cesser “.
Pag.
48, condanna dell'ipocrisia clericale e della società
postnapoleonica ( su Napoleone vedi Nietzsche, Genealogia della
morale, pag. 602, vol II, Newton ).
Il
Pensiero n. LXXV ( pag. 325 ) di Leopardi a proposito delle donne e
del mondo ( “ E il mondo è, come le donne, di chi lo seduce, gode
di lui, e lo calpesta. “ ) rivela una misoginia assai simile a
quella di Nietzsche ( Così parlò Zarathustra, “ Di
donnicciuole vecchie e giovani “ : Vai dalle donne ? Non
dimenticare la frusta ! “ ).
Pag.
54 : sensazione di piena libertà di Julien a contatto della natura.
Ingenuità d'animo. Sentimento del sublime : grandi precipizi, rocce
tagliate a picco sovrastanti il fiume. In fondo alla pagina : “
Certaines choses que Napoléon dit des femmes … “ vedi i Pensieri
di Leopardi citati in precedenza. E' costante l'ossessione per l'eroe
Napoleone.
Vedi
nel frontespizio del capitolo VIII la citazione ( queste citazioni
ricorrono in più capitoli ) dal Don Juan di Byron.
Leopardi,
Pensiero LXXXII : superiorità dell'uomo d'azione e quindi esperto
del mondo sugli altri che bambineggiano. L'uomo d'azione è “ …
forse non più felice, ma per dir così, più potente di prima, cioè
più atto a far uso di sé e degli altri. “ Richiama alla mente la
concezione nietzscheana della volontà di potenza. Ma chi è il
modello di riferimento ? Non potrebbe essere l'uomo d'azione per
eccellenza, cioè Napoleone ?
Pag.
64 : iconografia dell'eroe romantico : Julien in alto sulla rupe
osserva i boschi sotto di lui e il volo dello sparviero nel cielo
limpido, naturalmente pensa a Napoleone, di cui l'uccello, come
l'aquila, è un simbolo. Tutta la scena richiama l'idea della Volontà
di potenza nietzscheana ( si pensi anche al celebre quadro “
Viandante sul mare di nebbia “ di Friedrich ).
Per
quanto possa apparire anacronistico o fuori luogo, il disprezzo per
la ricchezza e la borghesia è manifesto nel pensiero aristocratico
degli storici antichi, vedi Tito Livio, Ab urbe condita, III,
26, che riferendo il celeberrimo episodio di Cincinnato, afferma : “
Operae pretium est audire qui omnia prae divitiis humana spernunt
neque honori magno locum neque virtuti putant esse, nisi ubi effuse
affluant opes. “ E' incredibile come tutto il meccanismo delle
lotte sociali si rispecchi in Tito Livio.
Cap.
XI, pag. 67 : dopo la conquista di madame de Renal, Julien pensa alle
vittorie di Napoleone e alla propria , sino quasi a identificarsi col
Buonaparte. Questa megalomania è tipicamente romantica e avvicina
curiosamente il tipo romantico a Nietzsche che, come dimostra
Verrecchia, era megalomane in modo patologico.
Cap.
XII ( “ Un voyage “ ) pag. 71 : l'attraversamento del bosco sino
alla grande montagna sopra Vergy, il rifugio nella grotta,
l'esaltazione di Julien innanzi al sentimento della libertà, tutto
questo prelude all'esaltazione romantica di Nietzsche quale si
ritrova nel suo Così parlò Zarathustra. Questo spiega perché
i lettori del “ filosofo “ tedesco siano stati così ammaliati.
Nietzsche, infatti, è decisamente un puro romantico ( genio e follia
) che ha sintetizzato nella propria vita la forza passionale,
irrazionale e superomistica propria della tradizione letteraria
precedente oltre alla morbosità contemporanea ( Baudelaire, Flaubert
). Non dimentichiamo Swinburne, e la Tentation de Saint Antoine
di Flaubert.
Pag.
72, notare due parole : “ folie “ e “ Bonaparte “, si pone
sempre in evidenza la megalomania o il culto dell'eroe vittorioso
tipico del protagonista. Anche Raskòlnikov ha le stesse idee, vuol
farsi una fortuna col denaro della vecchia usuraia per aver successo
nella società o mostrare le sue eccezionali facoltà.
Julien
è un ribelle in un'epoca di reazionari bigotti e di “ filistei “,
si veda il pensiero CIV di Leopardi a proposito dell'educazione al
suo tempo impartita ai giovani, essa è definita : “ … un formale
tradimento ordinato dalla debolezza contro la forza, dalla vecchiezza
contro la gioventù. “ La cultura del tempo è “ malefica “ e “
intende al profitto del cultore con rovina della pianta “. In
questi intellettuali si agita un moto di ribellione, più che
giustificata, ora contro l'età opprimente della Restaurazione, ora (
Nietzsche ) contro lo scientismo accademico e la sicumera
positivistica che riduce lo studioso ad una macchina da studio. Il
Nietzsche, per quanto lo si dica pazzo, ha se non altro avuto il
merito di introdurre la passione ( anche morbosa ! ) nei suoi studi (
La nascita della tragedia ) che attirano il lettore ancora
oggi, altrimenti sarebbe stato un arido espositore di dati o di
illazioni e di lui oggi non parlerebbe più nessuno.
Cap.
XVII, pag. 87 : di nuovo il mito di Napoleone, ritenuto “ l'homme
envoyé de Dieu pour les jeunes Français ! “ Le considerazioni di
Julien sono quelle di un piccolo borghese ambizioso.
Cap.
XVIII, pag. 93. Julien a cavallo, vestito da guardia d'onore per il
passaggio d'un re straniero, si comporta come un giovane eroe (
naturalmente pensa a Napoleone ) e un dandy ( “ Il voyait dans les
yeux des femmes qu'il était question de lui. “ ) L'incontro con il
giovane vescovo d'Agde sottolinea la morale del dandy, il vescovo
prova e riprova ogni mossa davanti allo specchio e si preoccupa della
sua mitra ammaccata come un indossatore prima della sfilata di moda.
E' questo culto delle nuances che abbaglia Julien.
Cap.
XXII, pag. 124-125. Invitato a un pranzo da Valenod, Julien dietro la
maschera dell'ipocrisia nasconde i propri sentimenti di disprezzo nei
confronti della viltà borghese, avida di denaro e volta allo
sfruttamento del prossimo, Napoleone fece fortuna grazie al valore
militare, non strozzando i poveri.
Cap.
XXII ( pag. 131 ) allusioni all'avidità del clero. In questo
Stendhal appare un degno seguace di Voltaire ( vedi Dizionario
filosofico ).
Cap.
XXV : tutto l'episodio dell'entrata a Besançon è di un realismo
straordinario. L'ingresso in seminario è accompagnato da un sentore
di cimitero e di avversione alla vita che caratterizza l'ambiente e i
suoi abitanti, i due preti che quivi incontra hanno in effetti un
aspetto odioso.
Cap.
XXVI, pag. 155-157. Giudizio fortemente negativo dell'autore nei
riguardi del clero e della religione. Dei preti sottolinea
l'ipocrisia, l'ignoranza e l'avidità.
Vol.
II, “ Les plaisirs de la campagne “ ( pag. 10 ) : solito
rimpianto per Napoleone : “ … jamais la France n'a été si haut
dans l'estime des peuples que pendant les treize ans qu'il a régné.
Alors il y avait de la grandeur dans tout ce qu'on faisait. “ Chi
parla è un compagno di viaggio di Julien verso Parigi, un certo
Falcoz che conversa con l'amico Saint-Giraud.
Pag.
11, Julien è dotato d'un animo sentimentale ( un'anima come quella
di J. è seguita da tali ricordi per tutta una vita ).
Vol.
II, pag. 30, cap. IV, “ L'hotel de La Mole “. Al ricevimento nel
palazzo del marchese de La Mole è invitato un personaggio, il conte
Chalvet, citato nel Mémorial de Sainte Hélène, opera
prediletta da tutti gli ammiratori di Napoleone ( anche D'Annunzio ).
L'espressione seguente del conte Chalvet : “ En ce cas mon opinion
serait mon tyran “, e il suo atteggiamento cinico fanno pensare a
certe affermazioni di Nietzsche in Umano, troppo umano, pag.
676, aforisma 483 della “ Parte nona. L'uomo solo con se stesso “
: “ Le convinzioni sono nemiche della verità più pericolose delle
menzogne “.
L'autore
mostra di stimare i giansenisti, pag. 35, vol. II, cap. V. Vedi in
particolare la considerazione da parte di Julien di un certo conte
Altamira, liberale esule condannato a morte nel suo paese e cattolico
giansenista. Pagg. 41-42, cap. VI : episodio del duello col futuro
amico, il cavaliere de Beauvoisis. In seguito a questo episodio si
divulga la falsa notizia che Julien sia il figlio naturale di un
nobile della Franca Contea, amico di M. de La Mole. Notare che
Stendhal sembra avere una “ predilezione “ per i figli naturali,
perché anche riguardo a Fabrizio del Dongo sorge sin dall'inizio del
romanzo il sospetto ch'egli sia figlio naturale di un generale
francese ( v. La certosa di Parma ).
Pag.
46 ( cap. VII ). Julien è stato inviato per affari a Londra dal
marchese de La Mole, di cui è segretario. Qui incontra dei nobili
russi che lo ammirano molto per il suo atteggiamento da vero dandy :
“ faites toujours le contraire de ce qu'on attend de vous. Voilà,
d'honneur, la seule religion de l'époque … “
Cap.
VIII ( “ Quelle est la décoration qui distingue ? ). La
descrizione del ballo pone in primo piano Mathilde de La Mole. La
fanciulla è attratta dall'unica cosa che non si può comprare : la
condanna a morte. Profondamente annoiata dalla società dell'epoca,
ella scorge nello scandalo e nella violazione delle regole l'unica
via di fuga dall'ennui. In questo senso Julien le appare come un
anticonformista e rimane ammirata e sedotta.
Cap.
IX ( “ Le bal “ ), Mathilde cerca di riconoscere in Julien i
tratti che esprimono quelle alte qualità che possono valere la
condanna a morte. Inconsapevolmente ella indovina il destino di
Julien, come una Cassandra.
Pag.
66 “ La reine Marguerite “. NB si narra la storia di Boniface de
La Mole che ebbe la testa troncata dal boia segretamente destinata
alla cura funebre della sua amante la regina Margherita di Navarra (
a tal proposito leggere di A. Dumas, La regina Margot ).
Pag.
68 : “ L'histoire de leurs aieux les élève au-dessus des
sentiments vulgaires, … “ etc. Considerazioni molto appropriate
sulla condizione psicologica dei meno abbienti, che giocoforza è
meschina.
Pag.
72 ( “ L'empire d'une jeune fille “ ). Letture di Mathilde :
Manon Lescaut, la Nouvelle Héloise, le Lettres
d'une Religieuse portugaise.
Pag.
83, “ Un complot “. La frase “... chacun pour soi, dans ce
désert d'égoisme qu'on appelle la vie. “ denota una concezione
dell'esistenza profondamente pessimistica, nonché il motivo della
solitudine dell'individuo e della incomunicabilità umana presente in
tante opere di scrittori successivi.
Pag.
85. Frase che delinea la fisionomia del ribelle : “ C'était
l'homme malheureux en guerre avec toute la societé. “
Cap.
XVI, pag. 99. Dopo l'incontro segreto nella camera di Mathilde,
Julien si reca a cavallo nelle foreste solitarie intorno a Parigi.
Quivi medita sulla sua recente impresa amorosa. La meditazione
solitaria alla ricerca dei propri veri sentimenti oltre che del
proprio sé ricorda Rousseau.
Pag.
100, cap. XVII ( “ Une vieille épée “ ). Anche mademoiselle de
La Mole ha un carattere eroico : “ Le courage était la première
qualité de son caractère. Dieu ne pouvait lui donner quelque
agitation et la guérir d'un fonds d'ennui sans cesse renaissant, que
l'idée qu'elle jouait à croix ou pile son existence entière. “
Pag.
107, cap. XVIII, da sottolineare la frase : “ … mais un des
caractères du génie est de ne pas trainer sa pensée dans l'ornière
tracée par le vulgaire. “
I
cap. XXII e XXIII mostrano chiaramente l'anticlericalismo
dell'autore, d'altronde, penso, pienamente giustificato. La
controrivoluzione in Vandea sarebbe stata dovuta all'oro di S.
Pietro.
Pag.
147 ( cap. XXVI “ L'Amour moral “ ) citazione dal Don Juan
di Byron.
Pag.
149. L'eroismo romantico ha un fondamento sostanzialmente ascetico :
“ Si, coprire di ridicolo questo essere così odioso, che si chiama
Io, mi divertirà. Se me ne credessi capace, commetterei qualche
crimine per distrarmi. “
Cap.
XXXV, “ Un orage “. Julien si convince di essere in realtà
figlio di un nobile rifugiatosi sulle montagne di Verrières e non
figlio del carpentiere Sorel. Soltanto questo potrebbe giustificare
il profondo odio verso suo padre ( vedi anche cap. VI, vol. II, pagg.
41-42, dove si anticipa questa credenza che Julien sia un figlio
naturale ).
Pag.
184. Prima di sparare a madame de Renal, nella chiesa nuova del
villaggio appaiono nuovamente i drappi rossi ( crèmisi ), simbolo di
sangue e di morte già incontrato all'inizio del romanzo ( vol. I,
pag. 33 ).
Pag.
188. Pensieri di Julien in carcere. Alla notizia che madame de Renal
è sopravvissuta all'attentato, Julien ritrova la fede. “ In quel
momento supremo era credente. Che importa delle ipocrisie dei preti ?
Possono sottrarre qualcosa alla verità e alla sublimità dell'idea
di Dio ? “ Qui si nota l'influsso del deismo sull'autore ( basta
pensare a Voltaire ). I pensieri di Julien in carcere sono veramente
la sintesi della vita umana e dei rimpianti o rimorsi degli uomini
nella solitudine.
Pag.
193. In prigione, dopo la visita dell'abate Chélan e dell'amico
Fouqué, Julien prova orrore al pensiero d'una possibile visita di
suo padre. Julien lo odia profondamente, ed è questo un sentimento
proprio dell'autore che in Julien trasfonde un po' di se stesso.
Pag.
194, cap. 38. Mathilde in visita a Julien nel carcere vede in lui un
eroe : “ Boniface de La Mole lui semblait ressuscité, mais plus
héroique “, ella vive sempre nel suo sogno d'amore romantico.
Cap.
XL, pag. 202: misoginia dell'eroe romantico. Quando è solo nel
carcere Julien pensa : “ Dans le fait, je suis plus heureux seul
que quand cette fille si belle ( Mathilde ) partage ma solitude … “
Cap.
XL, pag. 203. Egotismo dell'eroe romantico ( e del superuomo ) : “
Lasciatemi la mia vita ideale. I vostri piccoli fastidi, i vostri
dettagli della vita reale, più o meno urtanti per me, mi
trascinerebbero giù dal cielo. Si muore come si può; quanto a me
non voglio pensare alla morte che a mio modo. Che m'importa degli
altri ! Le mie relazioni con gli altri saranno troncate bruscamente.
Di grazia, non mi parlate più di quelle persone … “
Cap.
XLII ( pag. 211 ). Considerazioni di Julien sulla religione. Tutto
sommato appare un romantico, crede in un Dio del sentimento e
dell'amore, il Dio di Fénelon. A proposito del Dio della Bibbia dice
: “ Non l'ho mai amato non ho mai neppure voluto credere che lo si
amasse sinceramente. E' senza pietà ( E si ricordò numerosi
passaggi della Bibbia ). “ Più avanti la sua affermazione rammenta
Dostoevskij. Il personaggio di Raskòlnikov sembra in gran parte
modellato su questo Julien. Julien infatti dice a se stesso : “
Veramente l'uomo ha due esseri dentro di sé. “ Il protagonista di
Delitto e castigo è assillato dalla volontà d'espiare il
proprio crimine esattamente come Julien e come per Julien la
motivazione del proprio delitto è l'ambizione.
Cap.
XLIII ( pag. 215 ). Reminiscenza del “ Belfagor “ di Machiavelli
? O forse di un autore medievale ?
Pag.
222, cap. XLIV. Socialismo giacobino di Julien : gli uomini dei
salotti non si alzano mai al mattino col pensiero fisso di come
riuscire a sopravvivere senza morire di fame.
Pag.
223 ( XLIV ). Se Julien ritrovasse la fede potrebbe credere soltanto
nel Dio di Voltaire ( vedi Dizionario filosofico del Voltaire,
sue aspre critiche alla Bibbia ).
Pag.
229. Ultimo cap. (XLV ). Mathilde bacia sulla fronte la testa di
Julien decapitato. Sua somiglianza con l'atteggiamento di Salomé
nella Salomé di O. Wilde ( o nell'Erodiade del
Flaubert ). Siamo in presenza della donna fatale del Romanticismo.
N.
72 dello Zibaldone di G. Leopardi : “ Anche il delitto bene
spesso è un eroismo “, queste considerazioni si addicono proprio
al delitto di J. Sorel nei confronti di madame de Renal. N. 262 : la
teoria del superuomo è solo in apparenza di Nietzsche, qui Leopardi
mostra un atteggiamento di assoluta predilezione nei confronti delle
società formate da individui forti sia nel carattere che nel corpo .
NB “ uomini vigorosi e atti alla guerra “ : dunque la guerra
assume un valore positivo.
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