Schelling,
Sistema dell'idealismo trascendentale, Bari, Laterza, 1990
(
1800 )
Vedi
pag. 288 e seguenti sul prodotto artistico e sul genio,
importanza dell'attività inconscia nell'arte, tendenza
irresistibile alla produzione artistica. Egli vede nel prodotto
artistico il risolversi della contraddizione tra attività conscia e
attività inconscia, tra libertà e necessità, tra libero operare e
fato.
Pag.
290 e sgg. : definizioni di arte e genio, l'opera d'arte come
risultato di arte e poesia ( arte = elemento conscio, poesia =
elemento inconscio ).
Pag.
294, influsso di Winckelmann : “ calma e serena grandezza “.
Definizione
di bellezza e sublimità che essenzialmente coincidono.
Pag.
295, definizione di bellezza naturale. Ne segue quel principio che
troviamo abbracciato dai poeti romantici e decadenti : la natura
imita l'arte, non l'arte la natura.
Pag.
301 : “ … l'arte è per il filosofo quanto vi ha di più alto,
perché essa gli apre quasi il santuario, dove in eterna ed
originaria unione arde come in una fiamma quello che nella natura e
nella storia è separato, … “
“ Ciò
che noi chiamiamo natura, è un poema, chiuso in caratteri misteriosi
e mirabili. “
A
questo proposito vedi Novalis, I discepoli di Sais, 1799. Nei
passi seguenti si nota l'ispirazione vagamente platonica dello
Schelling.
Vedi
Marcel Brion, Pittura romantica, Bergamo, Istituto italiano
d'arti grafiche,1968, pag. 215 a proposito di Otto Runge, che ebbe
una corrispondenza con Schelling sull'argomento del significato
simbolico – mistico dei colori.
Schopenhauer,
Il mondo come volontà e rappresentazione, 1819
ed.
Bari, Laterza, 1991.
Libro
III, 36 : “ Ma qual maniera di conoscenza studia ciò che stando
fuori e indipendente da ogni relazione è in verità la sola cosa
essenziale del mondo, la vera sostanza dei suoi fenomeni, a nessun
mutamento soggetta e quindi in ogni tempo con pari verità conosciuta
– in una parola, le idee, che sono l'immediata e adeguata oggettità
della cosa in sé, della volontà ? E' l'arte, l'opera del genio.
Ella riproduce le eterne idee afferrate mediante pura contemplazione,
l'essenziale e il permanente in tutti i fenomeni del mondo; ed a
seconda della materia in cui riproduce, è arte plastica, poesia o
musica. Sua unica origine è la conoscenza delle idee; suo unico fine
la comunicazione di questa conoscenza. “
Vol.
II, pag. 282 : “ Se ci veniamo a smarrire nel considerar l'infinita
grandezza del mondo nello spazio e nel tempo, ripensando ai secoli
passati ed ai futuri – o anche, se il cielo notturno veracemente
pone davanti al nostro occhio innumerabili mondi - , vediamo noi
stessi ridotti a un nulla, ci sentiamo, in quanto individui, in
quanto corpi animati, in quanto effimere manifestazioni di volontà,
come una goccia nell'oceano svanire, scioglierci nel nulla. Ma in
pari tempo, contro codesto fantasma della nostra propria nullità,
contro codesta menzognera impossibilità si leva l'immediata
conscienza, che tutti quei mondi solamente nella nostra
rappresentazione esistono, solamente quali modificazioni dell'eterno
soggetto del puro conoscere – soggetto che riconosciamo in noi
stessi non appena dimentichiamo l'individualità, e che è il
necessario sostegno, la condizione di tutti i mondi e di tutti i
tempi. La grandezza del mondo, che prima c'inquietava, sta ora in noi
: la nostra dipendenza da lei viene soppressa mediante la sua
dipendenza da noi. Ma tutto ciò non si presenta subito alla
riflessione; invece, si mostra come la coscienza appena sentita
d'essere, in un senso qualsivoglia ( il quale dalla filosofia sarà
chiarito ), tutt'uno col mondo, e quindi nella sua smisurata
grandezza non già schiacciati, bensì innalzati. E' la conscienza
sentita di ciò, che le Upanishad dei Veda esprimono ripetute volte
in così vari modi, specialmente nella già citata sentenza : “ Hae
omnes creaturae in totum ego sum, et praeter me aliud ens non est “
( Oupnek'hat, vol. I, p. 122 ). E' innalzamento sul proprio
individuo, sentimento del sublime. “