sabato 19 marzo 2016

La sirena

E' dolce il tuo sorriso
sull'amabile viso,
di ragazza fiorente
un respiro nascente,
come lume d'aurora
sopra il mare s'irrora,
freme il flutto domato
all'incanto del fiato.
La mia ombra t'è accanto,
il mio unico vanto,
quale raggio lunare
nella valle dispare.
Seducente chiarore
d'invincibile ardore,
o bellezza infinita
che diffondi la vita,
te potessi cantare
quasi brezza sul mare,
e tuo proprio strumento
risuonare nel vento.
Echeggiare lontano
in un murmure arcano,
e blandire una rada
d'una oscura contrada,
ove giace fra spini
della terra ai confini.
E sia voce che effonda
uno spiro sull'onda
e nel fiotto d'argento
l'occhio sorga già spento,
e vi brilli l'amore
nel risorto calore.
Già nel bosco destato
regna il popolo alato
e una musica viva
si propaga alla riva.
E la selva s'appresta
per la dolce tua festa,
o creatura radiosa,
di baciarti bramosa.
Trema il ramo nell'aria,
come all'iride varia
del tuo sguardo si sveli
un fiorire di steli.
O tu grazia sperata
d'una vita sognata,
o sorriso immaturo
d'un ignoto futuro,
il mio volto ti vede
quando meno ti crede.
Tu ritorni eternata
dalla mente formata,
tu mia gioia e dolore
nel trionfante splendore.
Nel mattino respira
ed il mare ti ammira,
da montagne virenti
stormi esultano ardenti,
ferve al lido il corsiero
percotendolo fiero.
L'onda viva s'immilla
sullo scoglio che brilla,
quasi biondi capelli
smuove l'alghe ribelli.
Nel fluttuante baleno
gioca il giorno sereno,
gioca in alto il gabbiano
circondandolo piano.
Tu, mia bella, sorridi
ed al sole ti affidi,
che fra nuvole ambrate
le procelle ha frenate
e i suoi raggi focosi
dagli inniti insidiosi.
Tu, mia bella, sorridi
verso i tremuli lidi
nell'albano velame
sovra creste di rame,
che s'impennano algenti
sotto i garruli venti.
Nei tuoi occhi l'azzurro
si rispecchia al sussurro
dell'aeree pianure,
e sinuose e sicure
dive sorgono e maghe
e sirene mai paghe
per audaci vaganti
di malie e d'incanti.
O richiamo d'ignoti
oceanici vuoti,
d'orizzonti inviolati
e di sogni mai nati,
tu inaudita chimera
d'ogni sorte che spera,
di caotica unione
immortale visione,
i tuoi lumi profondi
sugli sterili mondi.
Nei tuoi vortici immensi
all'ebbrezza dei sensi
levi amante fatale
l'invasato mortale.
Come all'alto canora
ne rispecchi sonora
gli inviolati pensieri
che per l'acque tu avveri,
brucia il raggio e scintilla
nella nera pupilla
ed incide segreti
coi bagliori più lieti.
Il tuo dorso turchino
nel biancore marino,
fra la spuma crescente,
è la forte corrente
che cattura rinati
nei tramonti dorati.

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