sabato 9 aprile 2016

L'amore lontano

Del lago soffia sulle onde il vento
e si sperde vago
delle rive tra i rami
di echi risonanti notturni
delle acque sovra il buio,
dove trascende solitario il canto,
e si desta e freme la terra
all'alba fra i monti a quel canto
oscuri, viva sorgiva
d'un mattino alato,
che dal nido suo si parte.
Invade la valle un respiro
e per le selve
e per le cime
su tra gli abeti bruni,
ondosi sopra l'erte
rubide rupi al nato giorno.
Dei larici tra i rami
soffia il vento,
alti nella profonda selva,
si destano i fiori
rugiadosi dal velo e fulvi
danzano scoiattoli tra le fronde.
Come ebra alita sull'erbe,
sulle onde una musica fluisce del lago
e lieve melodia
fra canori echi
di branca in branca
sino alle rocce
rapita, ove sovrasta
il tacito rapace.
Soave, ineffabile, misteriosa
e malinconica musica
si propaga per la valle presaga.
D'ignote armonie dei torrenti
empie le conche vuote,
avide fra scogli bramosi
di note nuove
delle nubi celesti.
Dolce attesa sorge,
cresce dei tronchi nel cuore.
Dolce attesa screpola scorze
e foglie agita nel brivido,
tremano nell'ansimo,
tra il popolo centenario nuova
linfa serpeggia e il mormorare
più forte sale, simile
a ingenuo canto,
frondute lunghe braccia
nel pegno s'incrociano d'amore.
Respira, e il vento avvolge la foresta
e i vividi rami e luminoso
s'impregna dell'aroma,
all'enfiare d'inesausta
tuba canoro
come coda di cometa,
che nel vasto si stende
delle stelle silenzioso spazio.
Trema la selva
al mistero meravigliata e muta,
là nel cielo
un grande lume,
rosso braciere,
nunzio di speranza,
quale radioso viso
di lei si specchia
sull'acque lievemente mosse,
d'una vita immortale
occhi azzurri
nel silente meriggio.
Un'onda s'effonde
lentamente iridata,
in un florido manto
sorgono raggi dalle crespe acque
e dai molli prati
alle rive. E rivive
anche in me l'immortale
sorte dell'uomo mortale
e a contemplare mi volgo
l'altra riva del scintillante
grembo. Un bagliore,
riflesso del candido spiro
del giorno, ora mi volge
un saluto, cenno
d'amato consenso,
come bianco cigno
sull'acque fluita radianti
con i dardi del sole.
Da quali regni remoti
muovi alla desolata sponda,
o bramato sogno ? Gli occhi,
di lacrime un velo, appena ti scorgono
e il timore, che la mano
mia vana un'ombra abbracci,
m'opprime. Ma qui attendo,
sulla riva, e il volto fermo
al tuo fulgore,
che sopra l'acque brilla trepide
e invincibile corona
l'eterno sorriso.

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