Henry
James, L'ereditiera ( Washington Square ), Milano, Baldini e
Castoldi, s. d.
Considerato
tra i minori romanzi di James, brilla però per il tono ironico con
cui viene dipinta la vita reale che si rivela nel suo inevitabile
squallore.
Il
soggetto è noto e ha avuto numerose trasposizioni cinematografiche.
Il personaggio di Caterina nella sua urtante modestia è però
ambiguo, la sua timidezza non ci rivela tutto di lei, forse in lei si
nasconde un mondo … ma così è la vita, inevitabilmente ambigua e
reticente.
E
ambiguo è anche il personaggio di Morris Townsend. Nella lettura dei
primi capitoli sembrerebbe esser di fronte alla solita vicenda di un
matrimonio impedito ( cfr. Walter Scott, La sposa di Lammermoor
) ma qui l'innamorato non ha le caratteristiche dell'eroe puro ed
innocente, sibbene quelle d'un affascinante giovanotto che si
innamora di una giovane donna della cui inferiorità fisica e
intellettuale è ben consapevole. Vuole dunque i suoi soldi, dal
momento che è uno squattrinato e lei una ricca ereditiera ?
La
conclusione è scontata nella sua logica del tutto disincantata : sì,
si tratta di un cacciatore di dote e il padre tiranno aveva ragione,
ma la sensibilità squisita e l'intelligenza misconosciuta di
Caterina sono state sconvolte dal destino avverso, che le ha fatto
incontrare nella vita come i peggiori nemici i soli uomini che ha
amato, cioè suo padre e il fidanzato del suo cuore.
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