L’antica
selva era un colonnato di fusti imponenti che s’allontanava sulle
colline d’ogni intorno, argentino, risaltando sul morbido tappeto
di foglie, rossiccio come il manto della volpe. Mentre camminava, i
piedi muovevano le foglie aride con un fruscio ininterrotto,
echeggiante nel silenzio della navata arborea.
Il
sole faceva capolino di tra le braccia imponenti tese al cielo e
tremolanti nell’ansito del vento. Era il sole d’un tempo ?
Sarebbe lo stesso sole dei giorni futuri ? Cosa voleva dirgli
quell’occhio di fuoco ch’egli non aveva ancora compreso e forse
non avrebbe compreso mai durante la vita ? Eppure in alto
vorticosamente lo sguardo era trascinato da una forza misteriosa,
possente, inaccessibile e nel contempo presente nell’animo, siccome
fosse radicata quasi vetusta radice d’albero secolare entro e sovra
la terra rocciosa.
Entro
e sovra la terra rocciosa s’effondeva e s’inabissava la luce
accecante dell’immenso rogo celeste che, creduto già un dio,
s’assideva, inavvicinabile e terribile e pur benefico, al centro
delle orbite dei pianeti. E di quella luce indispensabile la madre
terra viveva, e gli uomini si chiedevano per quale volere avesse mai
vinto le tenebre e a che scopo s’irradiasse per lo sconfinato
spazio, così prodigamente ?
Era
il desiderio della vita che lo attirava nel solco del sentiero
arborato dove la luce occhieggiava giocando con le foglie ridenti
carezzate dal venticello, e, discendendo per i rami e i fusti,
macchiettava il soffice tappeto crepitante ? Ormai non aveva più
dubbi, egli era il suo destino, egli era quelle foglie secche che
calpestava noncurante, egli era quella luce che lo attirava, e,
inevitabilmente, con stupore, riconosceva d’essere pure quel sole e
quel fuoco, cui non si sarebbe mai potuto avvicinare senza esserne
annientato.
La
luce si posava sulle morbide fronde, intorno. Il vento le
attraversava voluttuosamente, come una musica.
Ma
lontano, sul mare si vedevano le onde incresparsi schiumanti, agitate
dall’impeto di venti violenti e contrari che trascinavano con sé
una estesa cortina di nubi, quasi un gregge incalzato dai cani che
procede senza volontà propria.
Oscuro
s’ammassava lungo l’orizzonte il cordone di nuvole e lentamente
avanzava sul mare tumultuante e livido, dove non più i raggi
regnavano ma come l’ombra di tristi pensieri.
Egli
contemplava dall’alto della montagna per un’apertura fra i fusti
ancora indorati, postosi sopra una roccia sporgente.
A
destra e a sinistra declinavano i fianchi del monte e si fondevano in
colline e in case bianche. Il vento recava un’illusione di brezza
marina, ed egli aspirava pienamente l’aria fresca. Stava così,
rivolto verso il turbine sovrastante le acque violacee, il cumulo di
nembi cinto di foschi fuochi.
Il
sole, innanzi alla minaccia, pareva fuggire nascondendosi nella
dimora d’occidente, ma la sua fiamma viva abbracciava la montagna.
Mentre
il vento lo colpiva in volto osservava estatico il fremere delle
fronde rabbrividenti in un unico grido, e più lontano udiva l’eco
del mare mormorante pervaso d’impeti criniti e di furiosi galoppi.
E
avvolto dal vento, in alto, sulla vetta del monte, s’abbandonò, si
lanciò nell’abbraccio del soffio marino, nell’estasi del sole
ardente. Immenso il disco del sole lo accolse e il suo corpo fu
consunto in un attimo, trasumanò, e la sua immagine sfolgorò in un
alone di luce.
Così
gli parve. Oh, se fosse accaduto! Ma certo ora il suo cuore palpitava
di vita nuova, il sangue purificato scorreva.
Non
più allora avvertì i raggi che lo colpivano, lo scaldavano, lo
attraversavano, ma sentì chiaramente ed inspiegabilmente essere egli
stesso quella luce che l’avvolgeva, che si effondeva generosamente
sulla terra, che colmava le valli, che indorava le vette e che si
diramava per il mare dell’universo.
Non
più percepiva i limiti del corpo, non aveva più il corpo, era
libero da se stesso, era in quell’attimo la stessa misteriosa,
ineffabile essenza del mondo, la Vita universale, infinita.
Oh,
fuggire, fuggire, via per sempre dal mondo, via da se stesso, non
essere più, finalmente dissolversi nell’eterno fluire del Tutto
!
Si
mise a correre, impetuosamente, non sapeva dove, non voleva sapere.
Corse
fino a che il respiro divenne affannoso. Fu costretto a sostare.
Riprese lentamente a vagare per il bosco, simile a un’ombra
errante.
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