domenica 24 aprile 2022

In viaggio

 

Nei giardini di Boboli, sopra la fontana del Nettuno, laddove c'è il labirinto di basse siepi, salirono, lui e le due donne.

E qui in vista della campagna, degli ulivi e delle ville e castelli, appoggiati alla balaustra discorrevano.

L'ansia della primavera alitava loro sul viso, l'ora del mezzogiorno abbassava le palpebre in un principio di sopore.

Come due sorelle, poggiati i gomiti sulla sponda di pietra, erano immerse nel sole. Le loro parole aleggiavano come colombe lentamente armoniose.

Presto le loro forme dorate nel sole si sarebbero calate sotto le volte di San Miniato e smarrite quasi nel buio della chiesa. Allora le avrebbe cercate con ansia più forte.

E scesero dunque tra il verde perenne degli allori, appena trattati dalle cesoie dei giardinieri. Si udiva il rumore dei passi sul selciato. Allora presero a parlare ancora un poco, prima di dividersi dopo la fontana del Nettuno. Nel grande teatro all'aperto, in fondo alla scalinata, dinanzi al palazzo Pitti, li attendevano gli altri compagni.

Ed egli si volse verso il sole, e a ricordare il passato, quando molti anni prima aveva attraversato quel giardino, avvolto dalla brama d'amore per una dolce fanciulla bionda come Simonetta che nasce dall'acque salse nella fantasia di Botticelli.

Era quella stessa Venere che ora lo invaghiva d'una delle due donne, colei che sembrava nuovamente incarnarne l'essenza.


Era ormai notte quando si diressero all'Ospedale degli Innocenti. Dinanzi alla porta sotto la volta affrescata egli provò a confessarle il suo amore, ma ella lo zittì subito. Non poteva, non voleva. Era già impegnata da molto tempo. Intanto la compagnia si sciolse e ognuno se ne tornò al proprio albergo. Così fu costretto a ritirarsi, suo malgrado e con il cuore in subbuglio.

Ma vide nella penombra allontanarsi due fanciulle della compagnia e ad esse si unì piacevolmente parlando degli avvenimenti della giornata. Era bello parlare con loro, erano ingenue e fresche come un gioioso mattino di primavera. Gli sembrava di essere nella piccola banda delle fanciulle di Proust, e come lui si beava della loro vista, delle loro parole, della vivacità che le animava e che avrebbe voluto condividere appieno. Ma si rendeva conto della distanza degli anni, nonostante il suo corpo fosse ancora giovane e forte, ahimé una distanza incolmabile e che avvicinava sempre più alla tomba.

Per questo egli era avido della loro presenza e apprezzava le loro vite molto più di quanto esse potessero sentirsi vivere. Con loro, insomma, anche lui sembrava voler recuperare il tempo perduto.






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