domenica 10 dicembre 2023

Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge

 


Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge (1910), Milano, Adelphi, 2020


P. 14-18, la morte del ciambellano Brigge. Rilke personifica gli oggetti della casa, dà sentimento a tutto e naturalmente agli animali. Rende viva la morte.

P. 24-33. Infatti in un ricordo d'infanzia rivive l'emozione subita alla vista d'un fantasma, nell'antica dimora del nonno materno. La rievocazione è surreale e dominata dal tema della morte.

P. 43, vede il suo doppio. Estraniamento psichico, cfr. Il sosia di Dostoevskij. Segue una serie di impressioni senza capo né coda di tipo surrealista, a volte cervellotiche, e ciò, secondo me, costituisce il principale limite di questa prosa.

P. 70, il racconto del cane e dello spettro di Ingeborg è assai suggestivo, come già nel racconto della vita di famiglia in casa del nonno. In questi episodi Rilke dà la miglior prova di sé.

P. 74, l'episodio della mano sotto il tavolo conferma l'atmosfera surreale. La mano infatti non è unita ad alcun corpo.

P. 76, il rapporto del protagonista narratore con la madre è molto simile a quello di Proust (personaggio) in Dalla parte di Swann (Du côté de chez Swann).

P. 117-122, le pagine sulla morte del padre e di Cristiano IV sono estremamente suggestive e intense. Rilke sa comunicare sentimenti d'una profondità che colpisce al cuore.

P. 152, l'amore adolescenziale per Abelone, ineffabile e irraggiungibile.

Nelle pagine seguenti la narrazione si fa sempre più surreale ed ermetica, come a proposito di un re di Francia. Tempo e spazio sembrano aboliti e il lettore subisce una sorta di smarrimento.

P. 178, interpretazione dell'amore di Saffo. Si sente qui l'amante della Lou Salomé.

P. 182, il canto di Abelone, anche qui una celebrazione dell'eterno femminino, del potere divino della grazia e della bellezza.

P. 184, l'ultimo brano del figliol prodigo sembra l'esternazione della propria inconfessata solitudine.

Lo stile dell'opera è quanto mai allusivo, si tratta decisamente di una prosa “simbolista”.


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