venerdì 8 dicembre 2023

Tzvetan Todorov, La letteratura fantastica




Tzvetan Todorov, La letteratura fantastica, Milano, Garzanti, 2022



P. 11, evidente impostazione di origine linguistica nella trattazione. Influsso dello strutturalismo (quindi “positivismo”).

P. 18, le considerazioni teoriche di Frye hanno del ridicolo (come quasi tutte le teorie !) e Todorov (forse) ne coglie l'assurdità con velata ironia.

P. 24, il solito e assurdo predominio dell'astratto sul concreto. Subordinare un fatto storico a una classificazione è una presunzione.

P. 25, approvo queste affermazioni di Todorov. La vera critica è prima di tutto letteratura e di per sé non è essenziale all'intendimento delle altre opere letterarie.

P. 36, le considerazioni di Todorov rivelano una riflessione puramente formale sul testo, senza coglierne il valore artistico e il contenuto. Quanto è più acuto e profondo il Praz, anche solo con il suo metodo comparatistico e qualche notazione psicologica e molto personale !

P. 40, Aurélia di G. de Nerval, esempio di racconto fantastico incentrato sulla follia del protagonista.

P. 40-43, sul contenuto visionario di Aurélia.

P. 45, definizioni di strano e meraviglioso, distinto dal fantastico.

P. 65, le immagini poetiche non si riferiscono alla realtà, tante grazie, ci voleva Todorov per capirlo ! Questi formalisti dicono delle ovvietà in un linguaggio complicato e tecnico, mostrando anche poca intelligenza.

P. 72, in realtà le considerazioni fatte da Todorov sono di per sé inutili, ma servono d'introduzione alla presentazione di racconti e romanzi.

P. 78, mi piace l'accenno all'interpretazione senza fine da parte dei lettori.

P. 90, quando Todorov deduce dai dati di fatto in letteratura il suo metodo si avvicina a quello di Aristotele (Retorica) e si fa senza dubbio più convincente che nel precedente svolgimento quasi dogmatico (asserzione > esempio, qui, invece, esempio > asserzione).

P. 92, anche se non ne rifiuta il metodo, sembra prendere le distanze dai formalisti. Mantiene un atteggiamento relativamente indipendente.

P. 98, l'opera letteraria suscettibile di un numero infinito di interpretazioni. Sono d'accordo. Anche l'interpretazione dovrebbe essere un'opera letteraria.

P. 102, 103, le affermazioni contrarie alla critica tematica (sostanzialmente una parafrasi del testo) sono condivisibili. Ma rimane in Todorov quella necessità di astrazione che è tanto poco pertinente quanto quella di un concreto speculare. In medio stat virtus.

Cap. 7, “I temi dell'Io”. Considerazioni lapalissiane sul fantastico. Se non parlasse di altri libri questo sarebbe un brutto libro, concepito male e scritto peggio.

P. 141 (ma in genere tutto il cap. 8) che senso hanno queste osservazioni sulla relazione amore-perversione-morte-diavolo se non se ne prova a dare una ragione ? Senza dubbio Jung avrebbe fatto di meglio.

P. 155, dice che si è limitato a segnalare la presenza di determinati temi, senza volerli approfondire, tante grazie, me ne sono accorto !

P. 146, che la critica non possa essere obiettiva sono perfettamente d'accordo.

P. 152, la trattazione è suggestiva, ma non ha finora affermato di volerla affrontare limitandosi alla formalità del genere ? Ora ricorre addirittura a Freud !

P. 164, riguardo alla necrofilia l'anamnesi del desiderio in Gautier e in Bataille è fuorviante. In Gautier la necrofilia è un semplice contorno “sensuale” che aumenta il senso del proibito, in Bataille è il soggetto stesso del racconto. Si tratta di cose completamente diverse. Ne segue una diagnosi errata. Ibidem : che la psicoanalisi abbia reso inutile la letteratura fantastica è un'idiozia.

P. 170, 171, sulla funzione del fantastico il discorso, presuntuosamente di tono “filosofico”, è naturalmente poco chiaro.

P. 176, condivido il giudizio a proposito della logica onirica di Kafka.

P. 177, il giudizio riportato di Sartre, secondo il quale il fantastico in Kafka è diventato la regola o la realtà, è perfettamente azzeccato. 

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